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IL PANE DELL'ANIMA SECONDO CORSO DI MASSIME SCRITTURALI ESPOSTE NELLE SPIEGAZIONI EVANGELICHE Evangelio della domenica quinta dopo Pasqua Il cristiano sapiente |
Evangelio della domenica quinta
1. [208]Noi ci inchiniamo al passaggio dei nostri cari genitori e diciamo: "Voi ci avete data la vita". Ci inchiniamo al passaggio dei nostri maestri e diciamo: "A voi debbo il ben della mia mente". Fa piacere un uomo robusto di forze ed elegante nella forma, ma fa maggior gusto il cristiano gagliardo nella mente e saggio nei consigli. Vale molto più un uomo sapiente che un uomo ricco. Trovatisi il ricco ed il sapiente in mezzo alle onde marine, fecero naufragio e si ridussero poi a scampar la vita sul nudo scoglio. Ora il saggio trovò subito di espandere fra gli isolani intorno raggi del suo vasto sapere e trovò encomio, benedizione e aiuto. Il ricco in perdere tra i flutti i suoi tesori in oro perdette il tutto che possedeva. Meglio dunque esser provvisto nei beni dell'anima che in quelli del corpo.
Il divin Salvatore parlava a' suoi discepoli così: "Ogniqualvolta abbisogniate cosa da alto, pregate il mio eterno Padre [209]in nome mio, che egli vi darà. Finora non avete chiesto cosa di sorta. Domandate e vi sarà dato con abbondanza"95. Il Signore sovrat<t>utto concede le sue grazie in favore per l'anima. Rispose egli a Salomone: "Perché tu mi hai chiesto la sapienza e non cose di materia terrestre, per questo io ti vo' fare sapientissimo fra tutti e insieme ti vo' fare fra tutti il più ricco"96. Dice il Signore medesimo nel libro della Sapienza: "Se alcuno di voi abbisogna di sapienza, la domandi a Dio, il quale dona a tutti con abbondanza, senza rimprovero, e gli sarà dato. Domandi poi con fede senza esitare"97.
- 515 - Ed ora che dirovvi io dunque? Io non so se pregando Dio ciascun di voi possa ottenere di addivenire ricco per tutta la vita e di non ammalare per un pezzo. Vi so confermare che certamente Dio vi concede sapienza per vivere santamente infra gli uomini, se voi gliela domandate. Facciamoci a considerare questa promessa di ineffabile consolazione.
2. Uno ci dispiega innanzi i volumi dei Padri e dei dottori santi, Grisostomo, Girolamo, Agostino, Ambrogio, Tomaso, Bonaventura.[210] Apriamo<li>. È una luce di sapienza che abbaglia. È un torrente di dottrina che trascina. È un fiume maestoso di eloquenza che trasporta. Noi ci accingiamo per imitarne una pagina, ma la mente si stanca prima di ritrovare il pensiero, la mano ricade prima di avere vergata una parola. Ci passano dinanzi i personaggi illustri di sapienza moderna, il cardinale Mai, che in genere di antichità ne raccolse egli solo più che non tutti i dotti del suo secolo. Ci viene innanzi un cardinale Mezzofanti, che con ispeditezza discorre i linguaggi delle nazioni del mondo con i dialetti propri delle provincie in ogni regno.
Queste figure di sapienza ci fanno restar attoniti. Noi ci facciamo a domandare gli uni agli altri: come può la mente d'uomo estendersi a sì gran mondo di cognizioni? E invidiando la loro sorte, ci facciamo a pregar Dio. Ma chi l'ignora che nel mondo sono in maggior numero gli augelletti dell'aria che le aquile nel mezzo del firmamento? Eppure se ci rapiscono le aquile con l'ampiezza del loro volo, ci ricreano non poco gli augelletti che saltano di ramo in ramo, che riempiono l'aria con dolci gorgheggi.
Che significa [211]ciò?... Vuol dire che nell'universo scherzano con opportunità le aquile e si dilettano con egual piacere o gli augelli o gli insetti che manifestano l'armonia del creato. E noi, se domandiamo a Dio di crescere alla sapienza come le aquile dei dottori massimi, non sarà guari probabile che siamo di subito ascoltati. Ma se domandiamo sommessamente di essere a guisa di allodolette pronti a volar dovechessia, a guisa di usignuoli disposti a cantare in ogni boschetto le lodi del santo voler di Dio, questo vi assicuro che l'otterremo tutti, perché Dio n'ha impegnato in ciò la sua parola. Se alcuno ha
- 516 -bisogno di sapienza venga <a> domandarla dal cielo, che gli sarà data.
3. Dice il Signore che in concedere favori egli non rimprovera. Consideriamo qui differenza altissima che è fra la bontà di Dio e la scarsa misura di bontà degli uomini. Questi, mentre sono tardi in concedere, non hanno poi confine in richiedere che voi protestiate le vostre obbligazioni, che compensiate con mille servigi le beneficenze ricevute.
In quella vece Iddio concede e non rimprovera. Anzi, quasi gli dolga che noi ricevendo [212]abbiamo a dolerci di non sapergli corrispondere degnamente, il Signore accorda senza che noi ci avvediamo. Accade che una nebbia di oscurità ottenebri il nostro intelletto, allora ci facciamo a pensare a Dio ed ecco che senza avvederci ci soccorre l'arrivo di una luce propizia che internamente ci illumina. Spesso la voce di un amico, la massima di una predica, la vista98 di una chiesa, il suono di una campana ci ridestano salutari pensieri e ci conducono a incamminarci per lo sentiero della virtù.
Tomaso il dottore, per discernere i più alti misteri di sapienza, aveva formato il patto con il Signore di pregare qualche dì e di aggiungervi la mortificazione di un digiuno. Gregorio il Grande aveva per patto con il Signore di pregar Dio, di scrivere per la gloria del suo nome e questo gli bastava perché lo Spirito Santo scendesse ancora visibilmente ad inspirarlo in forma di colomba. Come è generoso il Signore in concedere! Ed or fia possibile che noi non moviamo per ciò alta allegrezza nei cuori nostri?
4. Ma adoperiamo ancora da parte nostra tutto lo sforzo che ci è possibile. Gesù Cristo è venuto ed ha parlato: crediamogli. [213]Ha detto: "Io vi sono padre e voi mi siete figli99; può egli un padre non esaudire i gemiti dei figli suoi?". Quest'è il discorso che di continuo tiene ancora il Signore. Crediamogli, crediamogli!
Dice il Signore per bocca dello apostolo san Giacomo che
- 517 -il cristiano il quale crede ottiene da Dio il potere di trasferire da luogo a luogo i monti100. Gregorio vescovo di Neocesarea, quando reputavalo opportuno per la gloria di Dio, pregavane il Signore e tosto otteneva che i fiumi non straripassero, che gli stagni asciugassero, che i monti si ponessero a sedere più in là per dar luogo alla costruzione di una casa a Gesù nel Santissimo Sacramento dello altare. Alfonso de' Liguori era solito dire: "Io non so d'avere chiesta grazia a Gesù nel Santissimo Sacramento e non essere stato esaudito". Sicché di costume veniva alla chiesa; quando poi era sollecitato <a> partirsene, s'accostava a Gesù presso al suo trono d'amore e battendo con l'indice alla porticina del santo tabernacolo, diceva: "Signore, siamo intesi. Io ho troppo bisogno che mi esaudiate. Provate ancora una volta di essere voi Iddio delle misericordie".
5. [214]Intanto scacciamo fuori ogni timore. Otterremo sicuramente, non per merito nostro veruno, ma per i meriti di Gesù Cristo, che da padre e da salvatore amante ci ha promesso <di> esaudirci. Fuori, dico, ogni timore dal cuore. Un figlio che in domandare al padre mostra diffidenza, non gli rende al genitore vera soddisfazione. Che può guadagnarsi in affetto dal maestro quello scolaro che non gli mostra stima? Che aiuto può ripromettersi quel navigante che al pilota mostra fede dubbia? Sicché se non vi aggrada perder tutto, quando voi venite a supplicare porgetene istanza al Signore, ma senza titubare. Finalmente Dio non è come gli uomini, o impotente o male volente. Egli è l'Altissimo ed è signore della bontà, sovrano di sapienza. Intende i nostri bisogni, vi può provvedere e desidera istantemente di porvi riparo.
È così bella la sapienza del cristiano. Domandiamola a Dio con fede. Quando in ogni giorno otterremo di essere illuminati sul da farsi per la sua gloria, in quel giorno e per tutta la vita allora possiamo starne sicuri. Abbiamo un tesoro di paradiso contro al quale non è possibile che si affacci un'ombra
- 518 -di spavento, la figura [215]della ignoranza che danna o la presenza di tenebre che fanno precipitare.
1. Il cristiano più che altro dono deve bramar quello di sapienza.
2. Proporzionata e necessaria allo stato suo.
3. In concedere dono cosiffatto Dio usa con allegrezza e non rimprovera.
4. Dobbiamo però noi supplicare con fede.
5. E metter fuori il timore di non essere ascoltati.