Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Il pane dell'anima (II corso)
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IL PANE DELL'ANIMA SECONDO CORSO DI MASSIME SCRITTURALI ESPOSTE NELLE SPIEGAZIONI EVANGELICHE

Evangelio della domenica vigesima terza dopo Pentecoste Una casa per un pezzo

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Evangelio della domenica vigesima terza

dopo Pentecoste

Una casa per un pezzo

  1. [367]Racconta la cronaca che si trovò già un pio romita il quale si trasse lungi dal suo paese e venne al deserto a far penitenza. Qui si allogò <in> un'abitazione entro la spaccatura di una grotta, dove passava i lunghi anni in ogni genere di austerità. Accadde che un giorno gli apparisse un angelo che gli disse: "Compagno mio buono, ti saluto e ti riferisco poi a nome di Dio lieta notizia. Tu a guisa dei padri antichi vivrai ancora su questa terra almeno quattrocento anni di vita. Se ti aggrada, puoi con le tue mani edificarti un soggiorno meno disagiato di questo crepaccio di monte". Sorrise il buon romita e rispose: "Una casa per quattrocento anni non è abitazione che duri un pezzo. Io non vo' perder tempo, per edificarmi altra casa che deve durare per un tempo assai più lungo".

  Il Vangelo179 di questo ci ricorda una donna che già a motivo di una malattia pessima temeva <di> morire e pregò il Salvatore [368]ad usarle pietà. Leggiamo di un nobile patrizio

- 603 -che vide entrare in casa il monarca degli spaventi, la morte, e che le strappò una figlia. Anche questi raccomandavasi al divin Salvatore. Ambedue furono ascoltati per quel , ma la morte non risparmiò per un secolo quelle case.

  Quaggiù non abbiamo dimora permanente. La nostra casa per un pezzo è l'eternità. Quella è casa che dura eternamente. Noi ci incamminiamo di continuo verso a quella. Scrive l'Ecclesiastico: "Andrà l'uomo nella casa della sua eternità"180. Entriamo in ispirito in questa casa e preghiamo Dio che ci faccia ben discernere una casa di beatitudine perenne.

  2. Si trovò un ricco padrone il quale si edificò una casa e comoda e ampia e ricca quant'altra mai. Di poi invitò un amico perché se ne rallegrasse seco lui. Ma questi si corrucciò in viso e mostrò mal talento e disse all'amico: "Ti compatisco, ti compatisco; hai poste troppe attenzioni per costruire questa casa, ma intanto vi scorgo un fatto che mi fa stupire e mi fa dolere". "Che è dunque?", soggiunse l'amico. E quegli: "Non lo scorgi tu medesimo? Hai edificato nel mezzo della tua abitazione [369]una porta, ed è per questa che n'uscirai morto. Anzi, non sarai nemmen tu che n'esci. Saranno i tuoi che ti trasportano fuori, a ciò che non li ammorbi col puzzo del tuo cadavere. E come ne sarai uscito, non vi entrerai mai più per sedere a mensa, mai più per contare i tuoi tesori, mai più entrerai per visitare servi e parenti. La tua casa sarà il cimitero. Questa sarà casa per un pezzo. N'uscirai sol quando verrà la fin del mondo e che tutte le cose saranno scomposte dalla universale rovina che allora accadrà".

  Fratelli miei, vi par che questo sia vero? Ma se è vero, perché pensiamo tanto ad una casa che ci deve ricettare per pochi giorni e non pensiamo ad una abitazione che deve durare per sempre?

  3. Benché ho detto impropriamente che il cimitero è la nostra casa perenne. Al cimitero vi va il corpo. L'anima è presentata dinanzi al tribunal del Signore e subito le è destinata una di queste due abitazioni, il paradiso cioè, ovvero l'inferno.- 604 - Cielo, che abitazioni differenti! E quelle saranno poi abitazioni eterne nel più stretto senso.

  Francesco d'Assisi venne [370]sopra un dirupo del monte Alvernia e guardava con un occhio al cielo e con l'altro allo abisso d'inferno e intanto sospirava: "Meschinello me, il quale sono sospeso fra queste due abitazioni e non so ancora quale sarà per toccarmi!". Tremava il serafico d'Assisi, lui che era angelo in carne, e noi ce ne stiamo sicuri?

  4. Verissimo è che nessun si danna, se non lo voglia di sua spontanea volontà, ma la cecità e la malizia dei cristiani è sì grande! Chi lo crederebbe? Ha molti che adoperano sforzi incredibili per dannarsi. Così fanno tutti quelli che per aversi in casa un pugno d'oro dippiù adoperano tanti raggiri. Così fanno quelli che per sfogare un capriccio o di senso o di vendetta studiano tante arti maligne. Così fanno quelli che per assicurarsi quel posto di onore sacrificano la coscienza e la religione santissima.

  Quanti sforzi per dannarsi, quanti stenti a fine di precipitare allo inferno! Che vi pare, non è forse ciò vero? Ah, se molti di loro adoperassero per Iddio la metà degli stenti che usano per servire a Satanasso! Ma che volete? Molti si trova che si vogliono dannare. Vogliono dannarsi ad [371]ogni costo. Anzi ha questo di peggio, che mentre si incamminano , se ne ridono con beffe e vi rispondono: "Se mi ho a dannare, faccia Dio, faccia Dio!". Se un si danna, il Signore non farà se non quello che l'iniquo volle fare.

  5. Ma noi abbiamo mai pensato che voglia dire essere dannato per sempre? Immaginiamo che un infelicissimo sia caduto ed or che trovisi a tormentare sopra una massa di ferro infuocata, larga, alta e gigantesca come la montagna più alta di questa terra. Ed or fingete che un angelo compaia quando il meschino emette gemiti più affannosi e che dica: "Uscirai di qui, ma sai quando?... Quando sien passati cento anni o cento secoli o cento mila secoli? È poco, è poco. N'uscirai quando spargendo una lagrima in ogni anno, questa avrà estinto quelle fiamme intorno e poi che scavando mano a mano nella massa di ferro sia giunta a perforarla dal vertice al fondo!". "Orrore, orrore e disperazione!", griderebbe il dannato- 605 - in sulle prime, ma poi riflettendo che finalmente verrebbe un di salute, farebbe festa meglio che non possa muoverla un sovrano decaduto che riceva la notizia d'aver ricuperato la vita e il [372]trono.

  Ma ahimè, che nemmeno un conforto così meschino si può assegnare a quei sciagurati! È scritto che abbiano a tormentare fino in sempiterno, che vuol dire per sempre. Potessero almeno lusingarsi con un filo di speranza. Ma non l'avranno nemmen quella. Allo ingresso dello abisso è scritto: Casa eterna della disperazione!

  6. Intanto in alto è aperto un ingresso, e lietissimo. Sopra è scritto: Casa di beatitudine eterna! Fortunati quelli che entrano. Non ne usciranno in eterno mai. Iddio li ammette alla sua vision beatifica e li conforta con dire: "Io, io stesso sarò la consolazione vostra". L'anima beata guarda e vede schierarsele intorno i santi del paradiso che intuonano: "Viva il nostro Re sempiterno!". E gli angeli che con giubilo sempre nuovo cantano: "Alleluia! Alleluia!". Lassù non è più misurato il tempo. Non si succedono le notti ai giorni, i giorni alle notti181, le stagioni alle stagioni e gli anni agli anni. Lassù il giorno è sempre luminoso, le stagioni di una state perenne e gli anni si confondono colla eternità di Dio infinito. Sclameranno le anime: "Siamo beati e lo saremo per sempre! Gran Dio! [373]Abbiamo tollerato sulla terra venti o quaranta anni di stento ed ora abbiamo una eternità di contento perenne. Passeranno quaranta secoli e poi quaranta mila e poi quaranta milioni di secoli e noi incomincieremo sempre daccapo la beatitudine nostra". Mirabile contento! In terra una canzone benché allegra dopo tre ore comincia <a> stancare. Una mensa benché squisita ed una conversazione benché desiderata dopo qualche tempo finisce con annoiare. Ma in paradiso quanto più si gode, più si prende lena a godere. Lassù la gioia è di un trionfo sempre nuovo, perché chi accompagna è la maestà infinita di Dio altissimo.

  Ed or che dite, o fratelli? Vi par che non sia molto meglio

- 606 -eleggere per nostra abitazione perenne questa gioconda del paradiso?

  7. Bernardo aveva lasciato la casa paterna per ritirarsi in un chiostro divoto. Vennero i cinque fratelli per dissuadernelo, ma egli rispose: "Non sia mai che io ritorni al secolo, dove sono pericoli maggiori. Mi pare che, dimorando in questa cara solitudine, Iddio pietoso riceverà lo spirito mio ed egli che dalla mia cella mi [374]chiamerà al suo paradiso". Ascoltarono quelli e d'un tratto, a guisa di inspirati, sclamarono: "Saggio è il tuo consiglio, o Bernardo. Ebbene, se ci permetti noi ti accompagneremo nel chiostro". Intanto vennero per rassegnare le sostanze della casa al minor fratello, ma questi facendo valere con più forza le sue ragioni sclamava: "Non sia mai vero che, intanto che voi vi eleggete un cammino sicuro per il cielo, lasciate me solo e ramingo in questa terra. Io voglio venire con voi". Tutti si raccolsero dunque al cenobio e lo fecero echeggiare finché vissero con il giubilo delle loro voci, infino a che salirono al cielo per associare i propri cantici agli inni angelici.

  Fratelli miei, eterna è l'anima nostra perché è immortale, eterno è il paradiso perché è la casa del Signore. In alto i cuori nostri! La nostra abitazione non è quaggiù. Essa è nel paradiso. Quella e non altra è casa che ci farà lieti per tutta la eternità.

Riflessi

  1. Una casa per un pezzo è quella della eternità.

  2. [375]Dalla casa al cimitero in questo mondo.

  3. Dalla casa all'eternità nell'altra vita.

  4. Dalla casa all'inferno.

  5. All'inferno per sempre.

  6.  Dalla casa al paradiso per sempre.

  7.   Al paradiso, al paradiso!





p. 602
179 Cfr. Mt 9, 18-26.



p. 603
180 Qo 12, 5.



p. 605
181 Nell'originale: ai giorni le notti.



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