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IL PANE DELL'ANIMA TERZO CORSO DI MASSIME SCRITTURALI ESPOSTE NELLE SPIEGAZIONI EVANGELICHE Evangelio della domenica di Sessagesima Rimedio per non morire |
Evangelio della domenica di Sessagesima
1. [87]Gli uomini del secolo dicono che hanno trovato rimedi per tutti i mali, ma confessano di non aver trovato rimedio veruno contro al mal della morte. Questa s'avanza anche più furiosa e fa strage anche più assidua. Invece il Signore del cielo ci addita un rimedio atto per non morire mai. È Dio che ce ne assicura, non ne potete dubitare. Questo riparo consiste tutto nello ascoltare e nel seguire poi con fedeltà la santa parola del Signore. A mezzo di san Giovanni parla Gesù Cristo espressamente così: "Ve lo dico in verità, in verità: se alcuno osserverà il discorso mio, non vedrà la morte
- 661 -in eterno"48. Avete inteso? È Gesù, sapienza dell'Eterno, che parla e che giura <di> dire il vero.
Lo stesso divin Salvatore nello Evangelio di questo giorno continua <a> parlare così: "Un seminatore uscì per seminare il suo grano, e nel seminarlo parte cadde lungo la strada e fu calpestato e lo mangiarono [88]gli uccelli dell'aria; parte cadde sopra un terreno sassoso, crebbe e appena germogliato seccò per mancanza di umore; parte cadde fra le spine e le spine che insieme nacquero lo soffocarono; parte finalmente fu gettato in buon terreno e diede frutto centuplicato". Spiegò poi la parabola e disse: "La semenza è la parola di Dio. Quelli che sono lungo la strada sono coloro che ascoltano, ma vien poscia il demonio e strappa loro dal cuore la parola udita, perché non si salvino col credere. La parte caduta nel terreno sassoso raffigurava quelli che, udita la divina parola, la accolgono con piacere, ma non hanno radici, credono per qualche tempo, ma al sopraggiungere della tentazione rinnegano la loro fede. Quella che cadde fra le spine dinota coloro che udirono la divina parola, ma lasciarono che venisse poi in loro soffocata dalle cure soverchie, dalle ricchezze e dai piaceri della vita, onde non produsse alcun frutto. Finalmente quella che cadde nel buon terreno significa quelli che, avendo ascoltato la divina parola con cuor docile ed ottimo, la custodiscono e la fanno fruttificare mediante la pazienza"49.
[89]Questo frutto della parola del Signore è simile al frutto dell'albero della vita nel paradiso terrestre. Chi ne mangia non morrà in eterno. Vediamo di subito questa verità perché invero è consolantissima.
2. Su per uno stesso monte, in tempo di estate, ascendono due persone diverse d'indole: un pastorello ignorante ed un semplicista, ossia botanico erudito. Ed or voi scorgete che il pastore e con il baston e con piedi suoi calpesta egualmente tutte l'erbette, perché non sa distinguere le une dalle altre. Invece il botanico si ferma di tempo in tempo, stupito sui due
- 662 -piè ad ammirare, e poi si piega con gioia a raccogliere quest'erba e quell'altra e ne fa un mazzolino eletto e poi un fascio caro e lo trasporta poi al suo studio per valersene in usi di suo gran prò.
Figuratevi ora che intorno alla parola del Signore s'avvicendino persone di due specie differenti. Ha di quelli che non distinguono i detti del Vangelo dai detti di un filosofo qualsiasi e che tanto leggono i libri scritturali come i volumi di storia e di scienza di uno scrittor qualsiasi. Questi o sono ignoranti o sono cattivi. Più probabilmente sono cattivi cristiani, o per lo meno indifferenti,[90] i quali confondono gli interessi del cielo con le cose misere di questa terra. Ha poi dei cristiani, e sono per la misericordia di Dio ancor molti, i quali distinguono con accuratezza ogni massima celeste, la meditano, la conservano nel loro cuore e l'hanno cara più che qualsiasi tesoro di questa terra.
Fratelli, a quali apparteniamo noi? Riflettiamovi seriamente, perché è detto che la parola di Dio è germe di vita eterna. Come potrebbe pretendere di non morire mai chi poi non fosse disposto ad assumerne l'unico rimedio a ciò necessario?
3. Intanto è verissimo che chi ascolta la parola del Signore non morrà in eterno. Non morrà nel corpo, non morrà nell'anima. Non nel corpo, perché quantunque il giusto stesso debba morire, tuttavia la sua non è morte, ma è un transito fortunato. Il corpo dimora per breve tempo nella sepoltura e poi sale glorioso al cielo. È morto anche Gesù Cristo, ma eccolo risorgere trionfante al terzo dì. Il contadino getta il suo grano a marcire nel terreno, ma non gli duole perché sa che in breve crescerà in spica dorata.
Chi muore è il corpo dei dannati. Questo [91]sarà sepolto un dì più sotto dalla sua fossa terrena, nello abisso d'inferno, e laggiù se non sarà morto, vivrà, ma sol per sentire tutte e per sempre le agonie della morte. L'anima del dannato soffre parimenti. Ma non è così del giusto. Questi mentre non muore nel corpo, tanto meno muore nell'anima. La divina parola è rimedio per non morire mai più.
Voi scorgete che uno muore o di malattia naturale ovvero
- 663 -di un assalto improvviso od anche per la caduta giù da un precipizio. L'anima può morire per mancanza di vita che le si porga ovvero per l'assalto di una tentazione od anche per un'aggressione diabolica. Ma chi ascolta la parola di Dio non è possibile che soffra un danno di sorta. L'anima sempre vive perché n'ha alimento continuo, né è possibile che cada o per tentazion di carne o per assalto d'inferno, perché subito nella divina parola trova di porsi in sicuro come entro ad una fortezza inespugnabile. Che rimane pertanto? Rimane che abbiamo a valerci di questo rimedio della divina parola. Chi ne usa, verissimo è che non morrà mai più.
4. Però badiamo bene. A fine che la [92]divina parola abbia ad operare in noi la vera vita, dobbiamo sapercene valere. E ce ne varremo bene se la divina parola la custodiremo con il cuore, con la bocca, con l'opere nostre. Anzitutto la divina parola dobbiamo custodirla con il cuore, con meditarla soventi volte e specialmente all'ora migliore del dì, che è quella del mattino. Poi dobbiamo amarla con l'affetto e ricordarla poi spesse volte fra il giorno. Questo forma il pio esercizio del ben meditare. E noi lo sappiamo da Gesù Cristo <che> chi medita le cose avvenire non peccherà mai più, non peccherà in eterno né in molto né in poco50.
E come nessuno può tener nascoso in cuore un tesoro di tanto prò senza comunicarlo, perché anche i fratelli se ne valgano, così ad ogni occorrenza dobbiamo parlare con trasporto della divina parola, ad ogni occorrenza dobbiamo poi anche con l'opera mostrare di eseguir volontieri quello che il Signore con il discorso suo insegna.
Che dite intanto? Io v'ho mostrato un rimedio per non morire mai, ed è rimedio assai certo. Valiamocene tutti, sappiamo valercene a modo.
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1. [93]Un rimedio per non morire.
2. Dagli ignoranti e dai cattivi si trascura, dagli altri poi si cerca con sollecitudine viva.
3. La divina parola fa vivere e nel corpo e nell'anima.
4. Ma bisogna amarla col cuore, professarla con la lingua, eseguirla con l'opere.