Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Il pane dell'anima (III corso)
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IL PANE DELL'ANIMA TERZO CORSO DI MASSIME SCRITTURALI ESPOSTE NELLE SPIEGAZIONI EVANGELICHE

Evangelio della domenica seconda di Quaresima Un premio fortunato

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Evangelio della domenica seconda

di Quaresima

Un premio fortunato

  1. [110]Si trovano non pochi fra i mondani che per giungere a un posto o di onore o di guadagno spendono tempo e pazientano in mezzo a stenti incredibili di fame, di sete, di tribolazioni e di pericoli. Fortunati poi dopo tanto faticare, se giungono ad ottener la protezione di un grande, ovvero a

- 674 -mettere il piè in un'aula o presso ai banchi di un ufficio. I più nondimeno o non vi arrivano o vi fanno capo ad ora assai tarda.

  Più fortunati sono i seguaci del divin Salvatore. Questi per quelle fatiche che sostengono per Iddio subito hanno consolazioni vive nello spirito e poi dinanzi a loro d'un tratto si spalancano le porte del paradiso. Allora un inviato celeste si fa a dire: "Ecco la mercede del vostro patire, venite fedeli del Signore!".

  "Voi siete quelli che l'avete durata meco nelle prove mie ed io -- dice Gesù Cristo -- dispongo a [111]voi il regno che dispose per me il Padre mio, perché mangiate e beviate alla mia mensa, nel regno mio" (San Luca 22)60. E nell'odierno Evangelo troviamo che il divin Salvatore rivolto agli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni disse loro: "È un pezzo che sostenete patimenti con me, or venite che vo' mostrarvi cosa di molta consolazione". Li condusse dunque al vertice del monte Tabor e si trasfigurò dinanzi a loro. Il volto di Gesù si fece raggiante come sole e le vestimenta sue si fecero bianche al pari della neve. Gli apostoli in fissare gli occhi a tanta bellezza parvero non stancarsi mai e già proponevano di rimaner per sempre, ma Gesù li accontentò con dire: "Il tempo per godere non è ancor giunto; questo che vi ho mostrato non è che un saggio del dippiù che vi dispongo e che vi sarà dato di poi nel mio paradiso"61.

  Sicché consoliamoci, o fratelli. Se abbiamo a tollerare qualche pena Iddio ce ne rimeriterà. "Così grande è il premio che aspetto, che ogni pena mi è diletto", così canta l'anima che sospira al paradiso. E noi sospiriamo pure verso a quello, perché certamente il regno celeste è premio fortunato. Quel [112]regno ci si darà quando avremo tollerato con costanza sino alla fine.

  2. Al paradiso! Al paradiso! Lassù è regno nel quale è convito assiduo. La tribolazione e il dolore non si faranno

- 675 -sentire più mai. Oh come si gode ad un convito eletto! Questa è la mensa nel regno del celeste nostro Padre. E non si dice già convito o mensa perché i beati non facciano altro che mangiare e che bere. Anzi, colassù né si mangia né si beve in eterno, perché non ha bisogno di sorta in ciò.

  Ma Gesù Cristo parlava ai suoi discepoli che ancora erano rozzi e male si intendevano delle cose spirituali. Diceva pertanto: "Come ad una mensa lieta si contenta l'appetito, si contentano gli occhi, si accontenta il gusto, e come il godimento passa fin nelle viscere, così nel regno del mio celeste Padre sarà sazio appieno l'appetito dell'uomo". Saran contenti gli occhi in guardare a Dio, contente le orecchie in udir le armonie angeliche, contento il tatto in gustare la presenza della beatifica visione. Saranno poi sazie le facoltà dello intelletto, della memoria, della volontà, perché in Dio avranno la fonte di ogni beatitudine. Sicché vi pare, o fratelli, che [113]convenga ormai aspirare, più che ad altro, a questo convito celestiale?

  3. Lassù staranno più vicini alla mensa di Dio quelli che più da vicino avranno seguito Gesù Cristo in questa terra. Gli apostoli sono stati i primi e più valorosi e questi si protesta il divin Salvatore che sederanno a mensa con lui. Poco stante aggiunge che sederanno ciascuno sopra un trono somigliante al proprio per giudicare le tribù d'Israello. Degni apostoli del Signore, voi che siete i principi nella corte celeste, intercedete per noi e aiutateci. Siateci benevoli quando con Gesù verrete per giudicare la terra. E noi incoraggiamoci a seguire il nostro divin Salvatore. Quanto più sosterremo in prova di fedeltà, tanto più vicini ci prenderà seco il Signore alla mensa nel paradiso.

  Il re Assuero, quando in Susa volle adunare quel gran convito in cui volle fossero presenti tutti, dal grande al piccolo, e che lo protrasse a più di un mese di godimento, allora dispose appunto che i primi del regno stessero pure dirimpetto alla faccia sua. [114]Gli altri grado a grado nel loro posto, ma tutti in godimento, tutti in allegria.

  Ed or quanto giubilo sarà il nostro in trovarsi alla mensa del paradiso, e con tanti quanti saranno gli uomini salvi sino

- 676 -alla fin del mondo? Io non ve lo so degnamente descrivere da questa bassa terra, perché appunto il giubilo di cui si tratta è esaltazione di paradiso.

  4. Ma so benissimo che questo godimento toccherà certamente a tutti noi, se avremo seguito Gesù; ci toccherà perché già è toccato agli apostoli.

  Considerateli meglio quegli eroi. Sonosi associati a Gesù Cristo. Per mettersi alla sequela sua hanno rinunciato a tutte le cose di terra. Hanno rinunciato perfino alla patria ed ai parenti. Ed hanno poi seguitato Gesù con fedeltà, quando come a lui, così a loro o toccava dormir per terra la notte, o di giorno patir di fame e stendere la mano e riceverne poi quando rimbrotti, quando persecuzioni manifeste. Seguirono Gesù ancora nelle circostanze più difficili in cui era calunniato come un bestemmiatore e come un rivoluzionario. Quando già gli mettevano le mani addosso [115]per ucciderlo, gli apostoli non fuggironsi ma rimasero costanti.

  Per tutto questo Gesù Cristo omai ha loro donato il regno che lo stesso eterno Padre diede a Gesù medesimo. Ha sol questa differenza, che Gesù, come Figlio naturale dell'Eterno, ricevette per natura il regno, gli altri lo ricevettero per grazia. Nel resto il regno è lo stesso. Si con lo stesso amore, con l'istessa altezza, con la medesima sostanzialità di beatitudine.

  E noi, poveri servitorelli, possiamo come gli apostoli acquistar quel regno! Anzi, Gesù Cristo intercede e dispone perché ci sia certamente accordato. La condizione è una sola: patire alquanto per Iddio quaggiù, a fine di essergli poi compagni nella gloria. Ah, sciocchi noi se potendo sedere a mensa con Dio in regnobeato trascurassimo di meritarci subito un bel posto di onore!

  5. Direte che gli apostoli anch'essi hanno abbandonato, benché per poco, il loro divin maestro. Ma appunto l'hanno abbandonato per un breve momento, e voi sapete che quando il distacco è sol di un istante, si considera come non avvenuto. Oltreché quando Gesù disse: "Voi sederete [116]con me a mensa nel mio regno", non ancora era avvenuta questa specie di infedeltà. La quale peraltro fu sol come lo

- 677 -sbrancarsi che fanno le pecore quando in un nembo impetuoso i tuoni fanno risuonare i monti, i lampi abbarbagliano la vista e che le folgori stramazzano. Cessato il temporale, le pecorelle odono ancor la voce del pastore e gli corron62 o incontro per lambirgli la mano quasi in atto di ringraziarlo che le abbia salvate63.

  Sicché confortatevi, o confratelli. Se mai, tolgalo però il cielo, in una bufera di tentazione voi aveste a cadere, risorgete poi tosto, se volete che Dio vi riabbracci. Ma si trovano cristiani che dopo confessati ricadono ancora in una colpa grave e vi dimorano per delle settimane e forse per lo spazio di mesi non pochi. Questi provano di curarsene troppo poco della grazia e del premio di Dio. Cosiffatti non si trovino mai infra noi! Sedere alla mensa con Gesù nel regno celeste è premio che si deve assicurare con tutte le forze dell'anima.

Riflessi

  1. Un premio fortunato.

  2. [117]È il convito nel regno del paradiso.

  3. Chi più avrà patito per Cristo, più godrà in quel regno beato.

  4. Gli apostoli in seguire Gesù furono i primi e più valorosi.

  5. O se lasciarono Gesù per un istante in atto di burrasca, ritornarono solleciti di poi.





p. 674
60 Lc 22, 28-30.



61 Cfr. Mt 17, 1-9.



p. 677
62 Nell'originale: le corrono.



63 Nell'originale: li abbia salvati.



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