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IL PANE DELL'ANIMA TERZO CORSO DI MASSIME SCRITTURALI ESPOSTE NELLE SPIEGAZIONI EVANGELICHE Evangelio della domenica terza di Quaresima Eccolo il Signore! |
Evangelio della domenica terza
di Quaresima
Eccolo il Signore!
1. [118]Si trovano delle anime pie le quali sono in qualche tribolazione e domandano ansiose: "Dov'è il Signore?". Anime giuste, che temete? Eccolo il Signore! È nel mezzo di voi. Si trovano anime peccatrici le quali si dolgono: "Il Signore dov'è?...". L'avete cacciato dalla sede del cuor vostro, ma egli vi circonda per veder se gli aprite l'ingresso del cuor vostro. Si fa intendere con voce amorevole. Eccolo il Signore! Vi aspetta per abbracciarvi.
L'odierno Evangelo ci presenta la figura di un peccator miserabile, ossesso dal demonio e sordo e muto. Infelicissimo, gridava per ottener pietà. Gesù Cristo, che intese, venne e scacciò da quel corpo Satanasso; di poi aperse le orecchie al meschinello e gli sciolse la lingua. Ma, il credereste?, le turbe che furono testimonio di questo doppio miracolo di grazia si posero a sus<s>urrare: "Quale meraviglia! Costui se scaccia Lucifero il fa in nome di Beelzebub [119]principe dei demoni"64.
Quale cecità! Orrore, orrore! Hanno nel loro mezzo il Salvatore e non se n'avvedono. E noi ce ne avvediamo più accortamente? Apriamo gli occhi della fede. Osserviamo tutti. Il Signore eccolo che si mostra, che tardiamo a raccomandarci cordialmente a lui?
2. Quell'agnello che saltella pel prato e poi che bela chiamando la madre, quello è animaluccio caro, ma ditegli che si tac<c>ia una volta. La mamma sua è là e guarda ogni passo dell'agnellino figlio. Agnelli del Signore, buoni seguaci di Gesù Cristo, voi vi divertite nel prato della pietà cristiana e discorrete ancora su e giù per il campo delle opere buone. Iddio vi benedica. Ma che è quello sclamar continuo: "Il
- 679 -Signor mio dov'è?". E intanto importunate confessori e infastidite amici e annoiate parenti. Tacete, che è il tempo. Non vedete che il Signore è nel mezzo nostro?
Direte che non lo sentite, che non lo scorgete? Ma è forse essere materiale Iddio da potersi intendere colla carne dei vostri occhi, colla carne delle vostre orecchie o del cuor vostro? Molte volte si fa intendere ancora così, e ciò avviene per quella connessione ammirabile che è tra il corpo e lo spirito.
[120]Ma se nol fa tosto, a che ve ne inquietate tanto? Non è già un bene che Dio abiti nel cuor vostro, benché sensibilmente non si faccia da voi intendere? Eccolo il Signore! Tacete giù. Il Signore è con voi!
3. Devono temere altri fuori che voi. Chi deve temere son quelli che non si intendono di Dio, ovvero che non se ne curano. Questi son davvero più colpevoli assai. In qualche modo partecipano della malizia che è propria degli ebrei.
Gesù Cristo si trovava nel mezzo della Giudea e manifestava la sua presenza con predicazione celeste, con miracoli sovran<n>aturali. Tuttavia quei del popolo o non se ne intendevano o non se ne curavano al punto che avete inteso. In quella che scaccia il demonio e che guarisce un sordo e muto <si ponevano a> gridare: "Costui opera in virtù del principe dei demoni!". Cosiffattamente quel popolo imbestialiva, che finalmente lo stesso divin Salvatore ebbe ad imprecargli: "Guai a te che mi scacci ignominiosamente dalla città tua!... Tu e i figli tuoi porterete il castigo del mio sangue che sparget". Terribile maledizione che da circa duemila anni pesa tuttavia in orribile guisa sul capo ai deicidi.
Ma veniamo a noi. Non è dubbio che [121]Iddio ancora nel mezzo del cuor nostro faccia intendere la potenza della sua voce e le industrie del suo pio affetto. Ma noi come l'ascoltiamo? Oh come siamo tardi con la mente a conoscere le vie del Signore! Come siamo tardi con il cuore a praticare i consigli delle divine inspirazioni! Invero abbiamo bisogno che Dio apra l'udito delle nostre orecchie, che il Signore apra la porta del cuor nostro!
4. Poniamo noi pure la nostra cooperazione e valiamoci
- 680 -in ciò dell'ali della fede. Valiamoci della scorta della stessa immaginativa. Vi espongo qui un confronto.
Supponete che la casa vostra sia la casa del re e che egli venga a risiedere. Chi nol sa che il re, dove abita, si scorge in persona, ossia in tutta la sua individualità? Intanto dalla camera in cui si trova, egli si trova presente anche a tutte le altre parti del suo regno, perché sa che cosa è in esso, dispone ciò che in esso è necessario e vi provvede con bontà magnifica.
Istessamente Iddio abita nel cuore del giusto. Vi abita entro meglio che il re nella casa, perché questi mentre è in una camera non può essere in altra, e quando è in casa non può egualmente trovarsi fuori. Invece [122]Dio è presente tutto a tutti i sensi del corpo nostro, presente tutto a tutte le facoltà dello spirito. Egli è presente a ciascun di ogni individuo del mondo ed a tutti gli uomini in generale, perché il Signore è l'onnipotente.
Che dite pertanto? Ebbene, riveriamo Iddio con gli atti della mente e ossequiamolo con gli affetti del cuore, e non gli procuriamo verun dispiacere di sorta. Che direste di colui che essendo stato degnato di una visita del monarca gli usasse poi più che una inciviltà benché leggera?... E noi, riflettendo che Dio è presente in mezzo al cuor nostro, guardiamoci dal commettere qualsiasi sorta di peccato o grave o leggero.
5. Piuttosto aderiamogli con tutti gli affetti del cuor nostro. Quando una maestà illustre del vescovo o del pontefice sia entrata in casa nostra, noi adoperiamo tutte le cure per tenerle degna compagnia. Pensate al tripudio con cui i buoni cattolici ricevevano nelle città o nelle case loro i pontefici tribolatissimi, che furono dapprima Pio vi e poi Pio vii. Non ponevano fine in mettersi ai loro piedi, in implorare la loro benedizione santa, in sclamare con accento di viva gioia plauso [123]e prosperità al Vicario del divin Salvatore. Orbene, chi abita nella casa del cuor nostro non è solamente una persona di questa terra, benché eccelsa in dignità. Vi abita Iddio che è la gloria del paradiso, Gesù Cristo che è la salvezza nostra. E poi imparerete <a> rispondere a quegli
- 681 -ingrati e incivili che dicono: "Il Signore basta salutarlo una volta nei dì festivi o ricordarsene al punto di morte". Sconoscentissimi cristiani! In cielo gli angeli non hanno posa a sclamare verso a Dio: "Alleluia, alleluia!". Noi dovressimo fare ancor più, perché siamo creature dal Signore anche più beneficate e perché poi abbiamo bisogno che Dio ci soccorra affatto. Sicché noi non dovressimo far altro che gridar misericordia a lui a tutte le ore del dì. Dovressimo non far altro che dire: "Benedetto, Signor nostro Iddio, siatelo in eterno e da tutti glorificato!", e così continuargli gli affetti continui di fede, di umiltà, di ringraziamento, quali solamente possono piacere alla maestà dell'Altissimo. Allora cesserà in voi quel rammarico che vi fa dire: "Dov'è Iddio?". Cesserà negli altri il disturbo di dovervi ricordare ad ogni ripresa: "Eccolo il Signore!".
1. [124]Eccolo il Signore!
2. È in mezzo al cuore dei giusti.
3. È presso ai peccatori per abbracciarli se il ricevono.
4. Eccolo il Signore!
5. Adoriamolo tutti.