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IL PANE DELL'ANIMA TERZO CORSO DI MASSIME SCRITTURALI ESPOSTE NELLE SPIEGAZIONI EVANGELICHE Evangelio della domenica sesta dopo Pentecoste Un medicamento salutare |
Evangelio della domenica sesta
1. [222]Ha su questa terra, e propriamente nel mezzo nostro, un mistero che a sì gran stento si può dai più intendere. È il mistero delle tribolazioni della vita. I pagani perfino ne rimasero scandolezzati e dissero: "Dio non è ingiusto in caricare l'uomo di tanti patimenti".
Fra i cristiani ha soprat<t>utto quelli che meno conoscono dei misteri della croce del Salvatore, e questi alla loro volta ripetono: "L'uomo perché assoggettarlo a tante tribolazioni?". Ma non si avvedono i meschinelli d'essere infermi e di abbisognare sopram<m>odo delle medesime. Medicina alle umane infermità sono le tribolazioni della vita. Quale medicamento e quanto opportuno!...
Leggiamo nel santo Evangelo che una turba di gente si faceva ad ascoltare il divin Salvatore. Premurosa quant'altra mai di non lasciar sfuggire una parabola dei discorsi di Gesù, già lo seguivano per lo [223]spazio di tre giorni a riva del mare e su per il monte. Per questo loro buon volere di ascoltare, ebbero a sostenere non poco di disagi e specialmente di fame. Non poteva Gesù Cristo provvederli tosto?... Potevalo, chi nol sa?, ma aspettò al terzo giorno. Quando vide che le turbe cadevano sfinite, prese due pani e cinque pesciolini, li benedisse e poi diedene a tutti perché ne mangiassero. E tutti si satollarono. Ne furono poi raccolti i frammenti e di questi furono riempiuti dodici cestoni105.
Così il Signore confortò un lungo digiuno. Ma volle che anzitutto patissero la tribolazione. La tribolazione è la medicina alle umane passioni. Dice il Signore nell'Ecclesiastico: "Tutto ciò che ti sarà apposto ricevilo e nel dolore sostienlo e
- 737 -nella tua umiltà abbi pazienza. Perciocché come l'oro e l'argento si prova<no> nel fuoco, così gli uomini accettevoli nella fornace delle umiliazioni"106. Questo dell'Ecclesiastico è come il massiccio prezioso di miniera ricca. Meglio, è come una sostanza di medicina salutare. Ponderiamo il pregio di tale medicamento. La tribolazione è medicina utilissima a curare le umane passioni.
2. Ci duole il capo a tutti. Oh, quel fumo [224]di superbia, quell'affetto di terra e quel veleno di concupiscenza come ci attossicano! Ma siamo noi egualmente disposti ad assumere le medicine? Ha degli ammalati che per quanta gravità di tormento soffrano non si risolvono a prendere una medicina e le ripudiano tutte. Ha degli altri infermi che a grave stento ne assumono, ma condizionatamente quanto al modo, quanto alla qualità od alla quantità. Finalmente ha di quelli che di subito assorbono ogni liquore medicinale che dal medico viene loro presentato. Che dite di questi tre generi di infermi? Certamente quanto ai primi danno indizio di non curarsi di loro salute. Poco se ne curano i secondi. Ma quanto agli ultimi, questi sono infermi bensì nel corpo, ma assennati nella mente, perché da parte loro nulla omettono per ottenere pronta guarigione. Esaminiamo noi medesimi. Di questi tre infermi quale siamo ciascun di noi? Riceviamo di buona voglia le medicine della tribolazione o le rigettiamo affatto?...
3. Intanto è fuor dubbio che in ricevere una umiliazione, sovrat<t>utto se venga da un servo ignobile, da un incivile petulante, ce ne doliamo. Ma non lo ricordiamo più [225]che il medico ordina le medicine e le fa poi applicare dallo speziale o dallo infermiere, che vuol dire da persona più ignobile? Così Dio ordina quella medicina di sofferenza e la fa poi applicare da quelle persone a noi o inferiori o avverse, affinché riesca altresì medicina più salutare.
4. Una medicina è sempre amara, ma perché è tale non vi si proibisce <di> lagnarvene. Solo vi si intima che non l'abbiate a spargerla per non assumerla. Pesano al certo le umiliazioni.
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I tormenti di corpo o le afflizioni di spirito sentonsi vivamente, ma è forse men meritorio se si soffrono con rassegnazione? Si dolse Gesù nell'orto e sul Calvario. Si dolsero i martiri nel loro supplizio. Si dolsero, ma non cederono e così furono santi. Dolersi è da uomo, disperarsi è da dannato.
5. Sovrat<t>utto poniamo attenzione a star forti quando ci toccano medicine di ignominia o di insulto, che sono le più amare. Adoperare tutto l'ingegno proprio per far un po' di bene e poi essere scherniti, impiegare il tempo e le spese per sollevare le umane sciagure e poi riceverne insulti sanguinosi, oh questo ferisce al vivo! Ma [226]allora più che prima fissiamo l'attenzione a Dio che manda così le sue tribolazioni. Fissiamo l'attenzione alle piaghe dell'anima nostra che, per essere profonde assai, hanno bisogno di una medicina assai potente.
6. Una medicina si dà per conoscere se uno ha visceri sani. E all'uomo quaggiù perché il Signore dona le sue medicine?... Per esperimentare chi sia santo e chi no. Or come potrebbe Dio ricevere nel suo paradiso i cattivi con i buoni indifferentemente? Anzi tutto vuol provarvi. Non ha dunque diritto un re di esaminare per conoscere chi debba assumere per servirgli di paggio o di scudiere? E chi vorrà negare al Signore il diritto di mettere la tenta, che è il ferro di fuoco del medico, per esperimentare lo stato di salute di un corpo? È necessario che Dio mandi le sue tribolazioni. Chi poi le sopporta è beato, perché già è certo di essere sano nella fede, gagliardo nelle virtù, atto per essere ricevuto nel paradiso dei santi.
7. Non è molto meglio per noi che siamo almeno un poco tribolati? Conosceremo quel che siamo e fino a qual punto giunga la virtù nostra. Finché noi proviamo delle [227]tenerezze di divozione e dei buoni affetti di propositi santi, noi non possiamo107 credere a noi medesimi. Non scorgete come già noi siamo più facili alle parole che ai fatti? Non vi avvedete- 739 - come più volte i savi medesimi si ridono della prolissità dei nostri discorsi?
Un soldato romano per far intendere il fermo proposito di combatter per la patria, accese una fiamma e là vi posò la mano e ve la tenne finché le scottature ne facessero sgocciolar il grasso. Intanto si confortava con dire: "Come io posso sostenere questo tormento, sosterrò egualmente il disagio del combattimento". Voglionsi prove ancor da parte nostra. E la miglior prova di salute e di gagliardia che noi possiamo dare è questa di soffrire con alta rassegnazione. Avete dunque ben compreso che vantaggio è una sofferenza? Abbiamo imparato tutti come è salutare medicina alle nostre passioni un calice di amarezza?... Piaccia al cielo che ce ne sappiamo valere.
1. Un medicamento salutare.
2. Il male delle nostre passioni.
3. [288]Si cura con il rimedio della tribolazione.
4. In questa non è male provarne dolore, ma è rovina disperarsi.
5. Abbiamo sovrat<t>utto pazienza nelle prove di ignominia o di insulto.
6. In queste sovrat<t>utto si prova se uno è giusto.
7. Riceviamo dunque ogni sorta di tribolazione, perché un complesso di patimento costituisce un rimedio salutare.