Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Il pane dell'anima (III corso)
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IL PANE DELL'ANIMA TERZO CORSO DI MASSIME SCRITTURALI ESPOSTE NELLE SPIEGAZIONI EVANGELICHE

Evangelio della domenica vigesima terza dopo Pentecoste Ancora un rimedio per non morire

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Evangelio della domenica vigesima terza

dopo Pentecoste

Ancora un rimedio per non morire

  1. [343]Il morire è l'atto che sgomenta tanto i più degli uomini. Ma sciocchi quei che muoiono! Nessuno muore se non vuole di sua spontanea volontà. Perocché morte non si se non a mezzo del peccato mortale. Chi tien lontana da sé la colpa mortale, non muore nell'anima. Nemmeno muore nel corpo, perché se pure è fisso che anche il giusto abbia a discendere nella fossa, è altresì vero che vi dimora a tempo breve, come un che dorme nel suo letto. È vero che di vien poi a stare ancora con il corpo nella vita del paradiso.

  Quello che importa <soprat>tutto è il rimedio, se mai si , per non peccare. E questo ce lo provvide il buon Dio. Dice il Signore nell'Ecclesiastico: "In tutte le opere tue ricordati de' tuoi novissimi e non peccherai in eterno"161. Il divin Salvatore presso al letto della malattia ovvero al feretro di morte operava suoi prodigi di misericordia. Ascoltate [344]ciò che ne riferisce l'odierno Evangelo.

  "Mentre Gesù parlava con i discepoli di Giovanni, un capo della sinagoga si avvicinò a lui e lo adorò dicendo: Signore, mia figlia è morta, ma venite, ponete sovr'essa le mani e vivrà. Gesù levatosi lo seguì in compagnia de' suoi discepoli. Ed ecco una donna, che già da dodici anni era inferma per flusso di sangue, si accostò dietro a Gesù e toccò il lembo della sua veste, poiché diceva fra sé: Solo che io tocchi la veste di lui, sarò guarita. Gesù, voltatosi e vedutala, le disse: Confida, o figlia, la tua fede ti ha salvata; e in quel punto medesimo la donna fu guarita. Arrivato Gesù al capo della sinagoga e veduti i suonatori e molta gente che facevano gran frastuono, disse: Ritiratevi, poiché questa figlia non è morta ma dorme; e quelli lo deridevano. Dopo che ebbe fatto uscire la

- 803 -gente entrò, prese per mano la figlia ed essa levossi, e la fama di questo avvenimento si sparse per tutto il paese"162.

  Oh come salutarmente giova la presenza di morte per scuotere gli animi, per ben dirigerli sulla via del bene! Pensiamovi alquanto. Troveremo verissimo il detto del [345]Signore: "Chi pensa le cose ultime a venire non peccherà in eterno".

  2. Non peccare mai più è il desiderio delle anime giuste. Teresa bramava tanto di morire per togliersi al pericolo di peccare ancora. Luigi Gonzaga macerava il suo corpo con tante penitenze per allontanare sempre più da sé il pericolo della colpa. E noi vogliamo non peccare mai più? Abbiamo sempre presente e la morte e le verità tremende che ne aspettano del giudizio di Gesù Cristo, del paradiso o dell'inferno.

  San Metodio, apostolo della Bulgaria, non sapendo più a qual mezzo ricorrere per convertire il re pagano di quella nazione, ricorse allo espediente di pingere su vasta tela le scene di morte, di giudizio, di inferno e di paradiso. Di poi le rappresentò al monarca e volle che vi guardasse almeno qualche volta in tutti i . Bastò questo; il re in breve tempo levossi a gridare: "Voglio il battesimo cristiano, perché voglio la mia salvezza eterna".

  Che se queste verità fanno ancor ravvedere un errante e danno vita ad un pagano morto, che non faranno nella mente [346]e nel cuore di un cristiano fedele? Lo preservano dal peccato. È di fede: chi pensa alle cose ultime a venire non pecca in eterno. Che gioverà a tale scopo? Vorrassi che abbiate in tutte le ore e in ogni istante da aver presente la morte? Meditatela per ogni per qualche tempo la morte, che ciò è necessario. Ma nel resto di giorno basta sol che ve ne ricordiate di tempo in tempo. Non è discreto in ciò il Signore?... E se in questo ponete attenzione, voi siete salvi.

  3. Ma badate che non deve già esser questa una ricordanza superficiale. Deve essere una ricordanza che trapassi i pensieri più intimi della vostra mente, che muova gli affetti del vostro cuore. Dovete a tale scopo ricordare non solo la

- 804 -morte, ma il giudizio del Signore che subito succede e la sentenza o di assoluzione o di condanna, del paradiso o dello inferno.

  Chi non pensa a queste cose assieme o con ordine alla santa fede, in ciò non può fare buon atto. Molti si trovano che ricordano che devono morire, ma sapete qual conseguenza ne deducono? Quella stessa di quelli stolti i quali nella Sapienza si trova che dicevano: "Morire dobbiamo; morti [347]noi, tutto è finito. Dunque dissolviamoci in tutti godimenti possibili"163. Mangiare e bere per godersi lietamente i brevi giorni della vita, ecco l'intento degli stolti. Stoltissimi invero, perché o non pensano o non vogliono provvedere ai giudizii pur sempre terribili che Dio dispone. Noi temiamo la morte e tremiamo ancor più per le conseguenze del giudizio a venire e della eternità o felice ovvero infelice che ne attende.

  4. Dice il Signore: "Ricordate i novissimi e non peccherete in eterno". Volete di ciò anche una ragione che vi convinca all'uopo? Meditatela. Per camminare rettamente su questa terra, è bisogno di prudenza per operare rettamente, e questa vi viene inspirata dalla memoria della morte. Chi pensa che può morire da un istante all'altro, possibile che si risolva mai a fare una cosa disordinatamente?

  È poi bisogno di giustizia per vivere santamente. In aiuto di questa viene il giudizio o particolare o generale. Chi pensa che dovrà render conto al Signore di ogni pensiero o di ogni parola proferita, possibile che non si guardi per non offendere [348]veruno in checchessia?...

  Abbiamo poi bisogno di temperanza, e per regolarci bene in ciò oh come viene propizia la ricordanza dello inferno! Chi si abbandona ai diletti colpevoli della carne ha per castigo le fiamme d'inferno. Or qual pazzo sarebbe contento di cedere ai godimenti colpevoli del senso per bruciare poi eternamente nello inferno?

  Finalmente a camminare rettamente è bisogno di fortezza, e questa ci vien data dal pensiero del paradiso. In guardare a

- 805 -quella beatitudine sclamano i cristiani intrepidi: "È tanto il bene che aspetto, che ogni pena mi è diletto". E con questo pensier vivo avvalorano vieppiù in sé le virtù cardinali, che sono il fondamento della vita religiosa.

  5. Ma mi faccio da capo a ricordare che per non peccar più non basta ricordar la morte in astratto, ma bisogna ricordarla in concreto, come quando uno ben riflette che toccherà a lui, che potrà raggiungerlo quandochessia, e simili.

  Girolamo, il dottor santo, o pregasse o prendesse sonno aveva sempre al lato un teschio del morto per discorrervi o riposarvi sopra sicuramente. Francesco Borgia [349]in pensare alla morte, e più propriamente all'atto di meditarla, immergevasi talmente con il pensiero in quella che già gli pareva d'esser morto omai, e giaceva talvolta perfino con i sensi smarriti. È così che anche noi ricordiamo la morte?... Ma noi commettiamo ancor molte colpe, segno è che del rimedio contro alla morte del peccato non sappiamo valerci con molto profitto.

  6. Molti si trovano altresì che a queste verità della morte e del giudizio a venire non pensano, perché sembra loro di rimanerne troppo sbigottiti. Ma come si smarriscono essi, mentre la Scrittura insegnalo e i savi lo esperimentarono che il pensiero dei novissimi scaccia dal cuore ogni senso di malinconia? La malinconia viene dal cupo vedere. Ma chi ben pensa alla morte e che a quella dirige santamente la vita, ecco che in un momento si rasserena nell'animo. Con la morte finisce il pericolo di offender Dio e di peccare ancora. Con la morte han termine tutte le afflizioni dell'animo, tutti i tormenti del corpo. La morte poi è madre pietosa che ci presenta nelle braccia di Gesù. E Gesù salvatore chi nol sa che è padre pietoso! Egli ci [350]addita il paradiso e ci dice: "Saliamo in alto, perché è giusto che la casa del Padre sia per sempre la abitazione del figliuolo il quale sempre ha creduto e sperato nella paterna bontà". In dir questo noi ci eleveremo in alto con Gesù Cristo.

  Io vi prego adunque: non dite mai più che la morte affligga l'animo. Lo consola e lo conforta non poco. Allontana dal cuore il peccato, e con questo tutte le sciagure che sono

- 806 -proprie compagne della iniquità. Verissimo è dunque che rimedio a non peccare, e per ciò a non morire, è il pensiero dei novissimi. Pensiamovi e viva in eterno l'anima nostra.

Riflessi

  1. Rimedio per non morire.

  2. Chi pensa ai novissimi non pecca in eterno.

  3. Bisogna a ciò pensare alla morte insieme ed al giudizio, all'inferno ed al paradiso.

  4. Questo pensiero si avvalora nello acquisto delle virtù cardinali.

  5. Il pensiero dei novissimi deve penetrare l'intimo del cuor nostro.

  6.  Pensare ai novissimi conforta e non affligge l'animo.





p. 802
161 Sir 7, 40.



p. 803
162 Mt 9, 18-26.



p. 804
163 Cfr. Sap 2, 3-6.



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