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IN TEMPO SACRO FERVORINI PER OGNI GIORNO DELLA QUARESIMA XXX. È tanto il bene che aspetto che ogni pena mi è diletto |
XXX.
È tanto il bene che aspetto che
Reputo che non sono condegne le passioni di questo tempo alla futura gloria che sarà rivelata in noi.
1. [159]L'apostolo san Paolo, dopo aver sostenuti molteplici patimenti nel suo apostolato, fu rapito in estasi a vedere in cielo la gloria che Dio tiene preparata a' suoi diletti. Paolo vide e fu inebbriato di dolcezza. Fu allora che, a sfogo del gaudio eccessivo65 che provava in sé, veniva sclamando: "I patimenti di questa vita reputo che sieno nulla in confronto del godimento che ci attende in cielo". Parlava così quasi per dire: "Meschinelli noi se per assicurarci la gloria del paradiso sdegniamo di tollerare quaggiù qualsiasi patimento ancor vivo!".
- 889 - 2. [160]I patimenti sono il bagno entro al quale si purifica l'anima per comparire al cospetto di Dio. Gesù Cristo innocentissimo, che si addossò di soddisfare per le colpe degli uomini, si bagnò nel sangue della sua passione atrocissima, e tu almeno devi accompagnarti a Gesù con immergerti in un lavacro di lagrime o di patimento qualsiasi. Sicché come il lebbroso sospira ad un bagno per mondar le sue carni, così tu devi sospirar a quello che ti purga la coscienza e che ti dispone a comparire dinanzi a Dio. Sogliono gli infermi comperare a qualsiasi costo un rimedio che, sebben molesto, ha la virtù di dar loro la sanità. E tu, quando è che con molte istanze hai domandato a Dio che ti porga un rimedio di patimento salutare?
3. I cristiani saggi, che sanno apprezzare il vero bene, sclamano a vista di molti patimenti: "È tanto il [161]bene che aspetto che ogni pena mi è diletto". Francesco d'Assisi incoraggiava così i fratelli suoi: "Volgete l'occhio in alto, là è il paradiso dei santi; un momento ancora e poi per quella povertà che vi tocca sostenere qui avrete la ricchezza del regno di Dio, per quella mortificazione che vi tocca esercitare Iddio stesso verrà a consolarvi, e in compenso di quei dispregi che or tollerate i beati del cielo vi applaudiranno al cospetto di Dio, ed il Signore vi applaudirà per sempre al cospetto dei santi suoi. Così i dolori saranno scomparsi e la gioia durerà eterna". Ah, fratel mio, ti pare che per assicurare un godimento eterno convenga sopportare le molestie di un giorno?
4. Tu perché non vedi par che non possa credere. Ma aspetta un poco e vedrai. Non hai inteso qui che la gloria che ti attende è del paradiso, ossia della vita che viene dopo la presente? Intanto ricorda quello che di questa vita ti dice e Paolo e Giovanni, che rapiti in estasi furono sollevati a vederla. Ricorda quello che te ne descrive santa Catterina. Basti di questa notare che, quando cessò l'estasi sua e che si vide giacere nel suo letticciuolo fra quattro mura ancora, tanto ne prese di affanno che scioltasi in lagrime gemette per tre giorni continui gridando: "Credeva essere in cielo e sono tuttavia in questa terra. Misera di me, chi mi usa pietà?". E rivoltasi a Dio supplicò: "Signore mio, una delle due vi domando: o di
- 890 -morire per essere con voi, ovvero di patire pene assai gravi per potervi ad ogni modo piacere". Catterina fu esaudita per intanto con il favor di molti patimenti. Ah, se tu intendessi i doni del Signore, come lo pregheresti di cuore a guisa di Catterina e di più altri!
1. [163]Il patire di questa vita è godimento al confronto della gloria che ci attende.
2. Il premio dei patimenti è il paradiso.
4. Sicché giusta è l'esclamazione dei santi: "È tanto il bene che aspetto che ogni pena mi è diletto".