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XL.
Tutto <ciò> che è nato da Dio vince il mondo, e questa è la vittoria che vince il mondo81, la nostra fede.
1. [210]La consolazione che rimane in cuore a tutti i figli di numerosa famiglia è questa: il padre è ottimo ed egli ama quelli che l'amano; tutti i figliuoli possono, se il vogliono, piacere al genitore, dunque tutti possono essere salvi.
Care parole, come scendete soavi in cuore a confortare i triboli della vita! Tutto il genere degli uomini dotti e degli ignoranti, dei vergini e dei vedovi, dei principi e dei sudditi, dei pontefici o dei confessori, degli innocenti o penitenti, tutti, tutti possono riportare vittoria del mondo. Non [211]si trova forse che hanno riportato il trionfo i cristiani del tempo passato? Certissimo è che lo stesso trionfo il riportano anche i presenti. Una palma di vittoria è già assegnata ancora a te, se
- 913 -l'arrivi. Deh, prendi animo per raggiungerla e Dio te la porgerà.
2. A tale scopo tu devi in te medesimo rafforzare sempre più il lume della fede. Quando tu venisti alle fonti del santo Battesimo, tu sclamavi desioso: "Voglio la luce della fede, voglio la grazia di Gesù!". Allora fosti battezzato. Mentre il Signore ti conferiva la sua grazia, una luce vivificante scendeva nel cuor tuo. Lo splendor di questa face ti faceva scorgere vieppiù l'orrore della vanità del mondo, e tu allora fissando lo sguardo nella veste candida che indossavi sclamasti: "Questa, che è simbolo della grazia testé ricevuta, la porterò immacolata dinanzi al tribunale di Gesù". E fissando l'occhio alla [212]luce del cereo che ti fu porto hai detto: "Così voglio che sino alla fine risplenda la fiamma del mio buon esempio". Infine stringendoti intorno a Gesù hai protestato la morte tua, non mai il peccato. Allora la Chiesa esultò intorno a te. I parenti poi ed i vicini tuoi accorsero a gara per congratularsi teco.
Or ecco quello che tu hai a praticare costantemente sino alla morte. Tu devi mantener viva la luce della fede sì che quando il demonio o il mondo o la carne vengono a te, tu riconoscendoli per avversari e nemici pessimi subito li scacci lungi.
3. La superbia tu il sai già che è un fumo vanissimo. Non aderire a quella vanità che è mostruosa. Quanti trovi che essendo letterati celebratissimi potevano avere qualche argomento ad ingloriarsene, eppure vivono umilissimi. Or come è che non ti umili tanto [213]più tu, il quale sei tanto da meno?
L'avarizia è il fracidume di un fango, che ritenuto imbratta la casa del cuor tuo. Non trovi tu che ancor oggidì principi e nobili, ossia personaggi ricchissimi, lasciano tutto per regalare ai poveri, per vivere in cristiana povertà? Ma se questi possono tanto, molto meglio puoi rassegnarti a vivere povero tu, che sei già figlio di genitori meschini.
Così discorri tu del piacere carnale. Questo è l'illusione di un sogno. Non scorgi tu quotidianamente uomini e donne, giovani e zitelle, che potendo onestamente godere di un collocamento, pure vi rinunciano costantemente per vivere a modo
- 914 -degli angeli? Ma se tanti e tante giungano per queste vie a santità, perché non vi arriverai tu medesimo?
4. A questo riguardo vuolsi la fiamma di una fede tanto più viva quanto [214]più fitte sono le tenebre che involgono il mondo cattivo. Valgati per il primo caso l'esempio di Enrico viii e per il secondo quello di Tomaso, il cancelliere illuminato. Il re Enrico si lasciò vincere dalla superbia mentre si arrogò superiorità sopra al pontefice sommo. Si lasciò vincere dalla cupidigia mentre volle per sé gli stessi arredi che coprivano l'altare del Signore. Si lasciò vincere dal piacere mentre si abbandonò in braccio a persone turpissime. Il cancellier Tomaso poi vinse la superbia mentre rinunciò ai posti luminosi, e superò l'avarizia mentre visse povero, in quella che poteva partecipare ai tesori del sovrano. E vinse l'amor al piacere perché superò lo stesso affetto del sangue. Quando la moglie scarmigliata e i figli dolenti vennero a ritrovarlo in carcere, Tomaso fu costante in dire: "Meglio la morte che il peccato, non [215]sarà mai che Tomaso, per il godimento di pochi anni, abbia a rinunciare ad una eternità di gaudio nel paradiso".
Tu hai qui l'esempio pessimo di un governante e l'esempio ottimo di un suddito. Ti pare che il mondo d'allora sia poco differente dal mondo di oggidì? Ma tu nel caso pratico sai precisamente imitare l'esempio di Tomaso, il gran cancelliere?
1. Tutti si possono salvare.
3. Questa fa vincere la superbia, la cupidigia, il piacere, che è tutta la malignità del mondo.
4. Abbia tu fede viva e otterrai trionfo splendido.