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NEL MESE DEL FERVORE UNA MASSIMA SCRITTURALE ESPOSTA IN OGNI DÌ NELLA VITA DEL SACRO CUORE Decimo nono giorno Il Cuore di Gesù in essere posposto a Barabba |
Il Cuore di Gesù in essere posposto
a Barabba
Io ho nutriti figli e li ho esaltati, ma essi mi spregiarono.
1. [142]Tu vieni meco presso al pretorio di Pilato, e poi lascia di piangere se puoi. LÀ sur un pianerottolo è Gesù da una parte e Barabba dall'altra; in alto sopra un seggio è Pilato che volge lo sguardo scrutatore alla turba di popolo convenuto là sotto. Il giudice ha riconosciuto che Gesù è innocente ed or lo vorrebbe salvare. Per questo profitta del costume che era fra gli ebrei di liberare ad ogni anno nelle feste pasquali un prigioniero. Trae dunque fuori Barabba, famoso ladrone delle frontiere di Egitto, e Gesù, che gli stessi del popolo confessarono il salvatore ed il santo. Qui Pilato interroga il popolo con dire: "Di questi due non vi par che sia meglio liberare Gesù?". Allora s'udì un rumore di voci: "No, non costui, ma Barabba. Gesù alla croce, Gesù alla croce!".
[143]Il divin Salvatore, mestissimo nello aspetto, volse lo sguardo là e si dolse con dire: "Qual prò per aver beneficato tanto un popolo? Questi figli li ho nutriti e li ho esaltati, ma essi mi spregiano così". E tu, il quale più che non i figli del popolo ebreo sei da Dio chiamato suo figliuol diletto, tu non l'hai mai spregiato così vilmente il tuo Padre? Se non l'avessi fatto, Gesù non si dorrebbe con tanto rammarico ancor di te.
2. Un giorno il Signore cavò fuori dello Egitto il suo popolo per mezzo di Mosè e lo condusse nella terra promessa. Adesso lo stesso Signore, non con l'aiuto di un uomo o di un angelo, ma a mezzo dello stesso Figliuol suo unigenito, viene per levare lo stesso popolo dallo Egitto del peccato per
- 1231 -trasferirlo alla terra promessa della grazia, eppure non è seguito.
Viene a te e per incoraggiartene fa scorrere intorno e sopra a te sette fonti di paradiso, le grazie dei santi Sacramenti, ma tu, più ingrato di un ebreo, più crudo che un turco, butti in volto al tuo Salvatore tai doni tante volte quante acconsenti per commettere una grave colpa. E poi tu di' che il Signore non ha tutta ragion di dire: [144]"Ho nutriti figli e li ho esaltati, ed essi mi hanno disprezzato"?
3. Figliuolo meritevole al sommo del comune vitupero fu giudicato da tutti quell'Assalonne scellerato che per eccesso di iniquità si ribellò all'ottimo padre. Oggidì ancora la donna araba che tiene per mano il figliuoletto, giunta presso alla tomba dello sciagurato, pone nella destra del bimbo un sasso e dice: "Scaglialo là dove è sepolto un figlio rivoluzionario nella casa del padre suo".
Tu dirai di non essere verso a Dio come un Assalonne ribelle, ma te ne scusi invano. Tante volte con il fatto tu ti sei rivoltato contro al Signore, quante hai avuto la sciagura maligna di trasgredire volontariamente qualsiasi comandamento della santa legge di Dio tuo Padre.
4. Il mondo non lasciò giammai di abborrire la perfidia dei giudei che condannò a morte il divin Salvatore, ma più che <da> questa, fu inorridito dall'atrocità di quel tradimento che usò l'infamissimo Giuda alloraché si dipartì dalla mensa eucaristica che per la prima volta apprestò Gesù benedetto. Trema ora per te medesimo. In calpestare i divini Comandamenti tu non [145]solo fosti ingrato come i giudei perfidi, ma ti sei provato barbaro come Giuda indemoniato. E poi tu ancora non detesti l'eccesso enorme di tanta tua spietatezza?
5. Figurati che il sovrano nel tuo Stato sia venuto in casa tua per visitarti e tu che nemmen lo degni di un guardo ovvero che villanamente tu gli sputi dinanzi. Questo insulto non è forse peggiore oltraggio che ribellarsegli manifestamente? E se tanta insolenza tu l'osassi non solo a questi, ma alla prima autorità che è su questa terra, al Vicario di Gesù Cristo, non sarebbe più crudo il vilipendio?
Ma tu progredisci più sfacciato fino alla maestà dello Al
- 1232 -tissimo; ah come te ne deve dolere! Rientra nell'amarezza del cuor tuo e supplica la pietà del divin Salvatore ad avere misericordia di te. Replica le cento e cento volte con animo compunto: "Dolce Cuore del mio Gesù, fa che io ti ami sempre più". E risolviti a perseverare in ogni sorta di bene, come già praticò un illustre fratello di cui ti voglio qui accennare.
[146]Ignazio da Loiola molte volte videsi innanzi Gesù e Barabba, e più di una volta anche lui più crudo di un giudeo gridò: "Morte a Gesù e vita a Barabba". Ma finalmente se n'avvide di tanto suo eccesso e cominciò a dolersene. Gesù per confortarlo in sì nobile pianto mandogli la Vergine benedetta. Ignazio allora aggiunse al gemito del cuore la fatica della persona. Chiamò fratelli pii intorno a sé e tanto si adoperò finché morendo poté consolarsi con dire: "Ora reputo che per divina misericordia tanta gloria abbia resa al Signore quanta reputazione gli detrassi già con le stoltezze mie". Tu che per divina pietà puoi credere di avere ancora più anni a vivere, impegna a modo di Ignazio il resto de' tuoi giorni, e da parte tua avrai tolto che il Signore per te più non si lagni come di figliuolo ingrato.
O Gesù mio, lo so, lo so. La più grave sciagura che mi possa toccare è offendere la vostra maestà. Uh come sono stato ingrato [147]fin qui! Ma non lo sarò più. Anch'io voglio struggermi di zelo per l'onore della vostra gloria, perché un figlio che non si adopera per il decoro del genitore suo è creatura sconoscente ed un peso inutile su questa terra.
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1. Se hai un cuor di figlio, tu devi gemere all'amorevole rimprovero che ti indirizza qui Gesù posposto a Barabba.
2. Uh che eccesso ridersi di tal padre!
3. Eppure tante volte tu l'hai vilipeso.
4. Gli usasti con ciò il trattamento peggiore di tutti.
5. Tu ti duoli per un'offesa fatta alla maestà del sovrano ovvero del pontefice duolti ancor più dell'ingiuria irrogata a Dio.
6. E procura <di> riparare come già praticò Ignazio con tanta edificazione.