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SULLA TOMBA DEI MORTI FERVORINI PER LA NOVENA E PER L'OTTAVA DEI FEDELI DEFUNTI <NOVENA DEI FEDELI DEFUNTI> II. O paradiso! O Padre! |
1. [14]Nella vita di Vivia, vergine e martire, si trova avvenimento pietosissimo. Le era morto testé un fratellino per un cancro maligno che divoravalo presso all'occhio destro. Vivia ebbe subito ricorso alla preghiera. In piangere e pregare si addormentò e vide in visione un fanciulletto mesto mesto e assetato che si aggrappava su per il piede di una vasca e non poteva tuffarvisi entro <con> le labbra riarse. Allora dolevasi con dire: "O Padre, o Padre!". Vivia riconobbe in quello il proprio fratello. Svegliossi e posesi di nuovo a supplicare, finché ricadde altra volta nel sonno. Scorse allora il fratellino che si elevava alquanto verso all'orlo della vasca, ma [15]che ancora non poteva bagnarvi le labbra. Vivia gemette con più profondo sospiro, e allora vide poco stante il fanciullo che non più triste ma gaudente, non più infermo ma glorioso deliziavasi in bere a quella fonte purissima. Ne vide il giubilo, ne ascoltò l'inno di lode che intuonava cominciando: "Padre, o Padre!"3.
- 1291 - Fratelli miei, diamo uno sguardo al luogo del purgatorio. Le anime che dimorano colà sono in carcere. Sono lontane dalla propria casa, lontane dal proprio padre. Oh come sospirano con affetto: "O paradiso! O Padre!". E non potendo affrettarsi colassù, gemono con affetto pietosissimo.
2. "Patria diletta quando ti rivedrò?". Quest'è il grido dell'esule. Due volte il popolo d'Israello fu trascinato fuori dalla patria cara, la Gerusalemme diletta. Per settant'anni furono tenuti schiavi in Babilonia, per tanti anni furono tenuti servi nella Assiria4. Povero popolo! Allora guardavansi mesti in viso, scioglievansi in dirotto [16]pianto e sospiravano: "Gerusalemme, Gerusalemme!". I profeti inspirati allora componevano lor carmi, additavano le promesse del Signore. Il popolo dava mano alle arpe, recitavano carmi di mestizia e gemendo cantavano: "Gerusalemme, Gerusalemme!".
Figuratevi che ben più profondo sia il sospiro delle anime nel purgatorio. Le meschinelle son desolate come i cuori accorati di Adamo e di Eva. Infelici, infelici! Stavano al cospetto del paradiso terrestre, ne scorgevano le amenità, ma non potevano gustarne un sorso di delizia. Anime dilette del purgatorio! Voi siete al cospetto della patria, il paradiso vostro. Come è bello! Quanto è giocondo! Ma ancora non sapete quando sarete chiamate per entrarvi. Strano tormento, scorger la patria e non potervi entrare!
3. Ma molto si accresce il duolo in scorgere nella patria il padre e non poter corrergli fra le braccia. Quel figlio Assalonne, che fu condannato [17]a non vedere il volto del re Davide, poco mancò non morisse di doglia. Ripeteva con voce fioca: "Che io vegga il volto del padre mio o che me ne muoia". Noi bramiamo la compagnia del padre nostro perché sappiamo quanto egli ci ama. Il padre è più buono che per caso nol sia il figliuolo.
Oh, se intendessimo come grande è l'Altissimo! Ma lo intenderemo un dì. Le anime sante del purgatorio sonosi liberate dalla carcere del corpo che loro teneva nascosto alti mi
- 1292 -steri di bontà e di amore. Or conoscono davvicino Dio ottimo e santo. Ma oh qual pena è vedere e non gustare!
Il condottiero Mosè, quando fu degnato da Dio a vedere non so qual luce della divinità del Signore, pareva morirne di contentezza e per quaranta dì non mangiò né bevette. Catterina da Siena un dì fu rapita in estasi e vide i misteri di Dio altissimo. Cessata poi la visione, si avvide [18]di essere tuttavia in terra. Allora parve inconsolabile. Sospirava come una desolata: "Mi credeva in paradiso per sempre e mi trovo tuttora quaggiù!". Anime dilette del purgatorio, voi scorgete Dio, ma siete in carcere. Povere anime, povere anime! V'odo sclamare: "O Padre, o Padre!", e poi dolervi in pietosa angoscia.
4. Molto più si dolgono le sciagurate perché <il> non poter congiungersi subitamente a Dio nel paradiso avviene per fallo proprio. Oh, se avessero amato maggiormente il Signore in questa vita!
Un figliuolo accade quaggiù che ami suo padre, ma che nello stesso tempo gli usi anche qualche sgarbatezza, ovvero che gli irroghi un'ingiuria e non la ripari con fatti assai costosi. Intanto il padre muore. Ed or scorgetelo quel figlio. Si abbraccia al feretro. Lo vorrebbe schiodare per fissare ancora in volto il genitore, e non gli venendo permesso discende [19]in tutti i dì presso alla fossa gemendo: "Padre, padre! V'avessi almeno amato sempre, offeso giammai!".
Meschinelle le anime del purgatorio! Mentre dimoravano nei loro corpi in questa terra, molte volte sono venute alla chiesa per adorare Gesù nel Santissimo Sacramento. Oh, se avessero supplicato con maggior fervore! Di tempo in tempo sonosi accostate alla mensa del santissimo Corpo di Gesù Cristo. Oh, se vi si fossero accostate più di frequente e con più tenera divozione! Vedevano cristiani più saggi che ardevano di patire per Iddio, ed elleno con stento sopportavano per amor di Gesù Cristo i patimenti di una giornata.
Buon Dio! Che sarà di me, che sarà di voi un dì? Io nol so con quanta misura ce ne dorremo, ma sono certo che moveremo altissimo duolo per quell'attacco misero che noi tuttodì conserviamo per le cose vanissime di questa terra.
Il cervo quando è assetato non cerca altro allo infuori di
- 1293 -una fonte. Se i [20]cacciatori lo inseguono egli si affretta, e venuto alla sorgente, allora se gli si ficcano dardi nel corpo, par che nemmen li senta, tanta è la brama che esso ha per quell'acqua che vede scorrere. Le anime del purgatorio non tanto sentono i dardi dei tormenti sensibili con cui Dio le punisce, quanto si addolorano di tristezza in vedere il Signore e non poterlo godere.
5. Molto più che ignorano quando Dio le chiamerà a sé! "Forse -- ripetono quelle angosciose -- forse il Padre sen viene presto, ma può ancor tardare. Oh, se aspettasse ancor molti anni, miserelle noi!". Intanto volgono l'occhio all'alto, la voce gemente a noi e gridano: "Oh, un angelo di pietà guardi a noi, perché siamo derelitte!".
Anime benedette, ascoltate da questa terra una voce di consolazione. Noi siamo inteneriti al gemito di tanta vostra pena. Saremo ciascun di noi un angelo di pietà a vostro [21]conforto, un angelo di mediazione a vostra salute.
2. Duole esser lontano lontano dalla patria.
3. Oh quanto duole non scorgere in volto al genitore diletto!
4. Duole maggiormente quando si è in colpa propria per tanta privazione.
5. Quando verrà per te, meschinello, un angelo di salvezza?