Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Sulla tomba dei morti...
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SULLA TOMBA DEI MORTI FERVORINI PER LA NOVENA E PER L'OTTAVA DEI FEDELI DEFUNTI

<NOVENA DEI FEDELI DEFUNTI>

III. Oh che tormento!

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III.

Oh che tormento!

  1. [22]Non dite mai che il peccato sia legger male. È un male pessimo. Il ciel vi guardi. E noi poniamo attenzione massima per non commettere ancora un male di veruna sorta.

  Accostatevi alle porte di purgatorio. Udite gemiti prolungati? Son le anime sante che sospirano: "Oh che tormento, oh che tormento!". Perocché nel purgatorio oltre alla pena del danno è anche la pena del senso.

  Il corpo e l'anima in questa terra sono compagni indivisi. Molte volte sono concordi a fare il bene od il male. Il corpo, come più infinto e capriccioso, troppo spesso ripudia di mortificarsi e di obbedire alla coscienza. Or non è conveniente che il senso ribelle [23]riceva il suo castigo? E se lo avrà, tormento sottilissimo nel purgatorio! Se lo ha per quella relazione intima che è sempre fra l'anima e il corpo! Son sorella e fratello. Quando l'una <si> angoscia l'altro ne soffre, e se questo si addolora l'altra se ne angustia.

  Nol dubitate punto. Anche il senso s'avrà il suo castigo. Il corpo è disposto che ascenda con l'anima al paradiso. Intanto come nella terra del cimitero depone i suoi capricci di fasto, così nel tormento del purgatorio si monda dalle macchie molteplici di sensualità. A questo patto e non ad altro noi saremo ricevuti nel paradiso dei beati. Però oh che tormento nel purgatorio! Scorgiamolo più minutamente.

  2. Miseri figliuoli di Eva, non alziamo il capo a dire: "Che gli importa a Dio delle sue creature? Forse che i nostri peccati rendono Dio meno beato?". Miseri, miseri! Gl'importa al Signore [24]per l'onor della sua gloria. Dunque, creature meschine ma pur tanto beneficate non gli serviranno?... Dunque il sovrano dell'universo sarà indifferente all'onore od alle ingiurie che gli recano le sue creature? Temiamolo il Signore, perché egli o premia o castiga a seconda del merito o del demerito. Con un diluvio universale affogò un genere umano peccatore, con un diluvio di fuoco affogò la Pentapoli viziosa.

  Né sol castiga le ingiurie massime, ma ancor le minori. Per

 - 1295 -un peccato veniale di mormorazione ovvero d'albagia o di ingiuria al giorno festivo od all'altare sacro, Iddio mostrossi già adiratissimo al punto di seppellirne trecento di loro, prima coperti vivi che morti. Quattordici mila <ne> incenerì con un fuoco prodigioso venuto da alto. Settanta mila ne fa cader di pestilenza. Cinquanta mila stesi morti a terra d'un momento. Altri, per esempio a tutti, comandò che fosse vivo sepolto sotto una procella di sassi.

  [25]E poi dite che a Dio non gli importa dei nostri peccati. Gli importa assai per la salute nostra. In questo mondo egli castiga con tanti mali il peccato con quante sciagure voi vi trovate inseguiti. Castiga, benché in questa terra abbia luogo benigno la misericordia a preferenza che la giustizia. Or che non farà Dio nel purgatorio, o sia in tal luogo dove il Signore esercita con pompa la sua giustizia? Nel purgatorio Iddio castiga.

  3. Quanto punisce dunque egli il Signore?... Io non oso dirvelo. Parlino per me i Padri e dottori santi i quali asseverano che nel purgatorio sono pene ancor sensibili, che sono sottili, che sono penetranti. Ahi, tormento! Son tagli di spade, son trafitture di coltello. Son quelle pene di piaghe, di visceri, di dolori acutissimi. Orrore, orrore! Ha chi assevera trovarsi quelle meschine in un lago di fuoco, quasi in un bagno di purificazione severissima. Hanno le misere il fuoco [26]sotto che si innalza, il fuoco intorno che le avvolge, il fuoco da alto che discende in procella e che tutte le affoga. Povere anime, povere anime! Così soffrono le angustiate per meritarsi di vedere Dio.

  4. Povero Giobbe! Era re e fu cacciato come un cane immondo sovra un letamaio. Aveva figli, aveva servi e li perdette. Aveva sostanze e fu spogliato di tutto. Gli fu lasciato per tormento una <moglie> beffarda e pochi amici schernitori. Il corpo del percosso era una piaga sola dal capo ai piedi, e piaga putrida. Solo aveva salve le labbra. E con queste, ah come gemeva di cuore a Dio! Sospirava come un umiliato dallo Altissimo. Emise tanti affetti pietosi dal cuore quante recitiamo supplicazioni di speranza e di amore nei salmi inspi

 - 1296 -rati dell'ufficiatura dei defunti in questi . Il travagliato monarca si rivolge a tutti gridando come un desolato: "Abbiate pietà di me almeno voi che mi siete amici!"5. E con eguali sospiri gemono [27]verso a noi le anime sante del purgatorio perché, miserelle, sono afflitte da mali ancor maggiori.

  Che dite, o fratelli? Rispondetemi voi che avete commessi dei peccati mortali e che dite: "Se ho peccato, mi sono anche confessato". Ditemi voi: se vi siete confessati, avete poi anche fatto penitenza condegna? Ma se una iniquità mortale i veri penitenti la piangono per tutta la vita! E voi, anime tiepide che commettete a sangue freddo molti peccati veniali, ditemelo: vi il cuore di guardare al purgatorio e poi dire: "Un peccato veniale è male da poco"? Pietà di noi, o fratelli. Pietà per quelle anime desolate. Per scampare guardiamoci da tutti i peccati gravi. Guardiamoci ancor dai peccati leggieri. Oh che suffragio renderemo a quelle anime in tanto tormento! Oh che merito a noi in tanto pericolo di questa terra!

Riflessi

  1. [28]Oh che tormento!

  2. Importa troppo a Dio di punire le nostre iniquità.

  3. Le punisce nel purgatorio con tormento assai sottile.

  4. Le <anime> desolate gemono come un Giobbe piagato.

  5. Corriamo in soccorso con evitare i falli della colpa.





p. 1296
5 Gb 19, 21.



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