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SULLA TOMBA DEI MORTI FERVORINI PER LA NOVENA E PER L'OTTAVA DEI FEDELI DEFUNTI <NOVENA DEI FEDELI DEFUNTI> VI. Dono che fa ricchi |
VI.
1. [45]Pietro Damiani, orfano del padre, orfano della madre, figliuolo meschino fra dieci fratelli, doveva sostenere non leggieri stenti di fame, di freddo e di penuria. Quando in una mattina di cruda vernata trovò per via una moneta d'argento, il fanciulletto già pensava a provvedersi abiti per la persona, calzari ai piedi, pane allo stomaco digiuno. Poi pensò: "I miei genitori morti testé chissà in quali pene di purgatorio si trovano, i miseri!". E sollecitò <ad> ascoltare una santa Messa e <a> dare un'elemosina. Un sacerdote scorse che il giovinetto pregava con la pietà di un angelo e per ciò ne prese cura. Adoperossi perché egli stesso fosse innalzato al sacerdozio. Pietro divenne vescovo e dottore insigne e santo illustre. [46]Protestava poi le mille volte: "Le anime pie de' miei genitori
- 1304 -mi hanno aiutato". E scrivendo conchiudeva: "Io vi prego, supplicate per le anime sante del purgatorio, ne avrete vantaggio per voi. Chi dona alle anime sante acquista tesori per sé". Fratelli, vi persuadono le attestazioni del santo dottore? Credetele, perché sono vere. Ponderiamole assieme con attenzione.
2. Diamo uno sguardo al purgatorio. Misere, quante anime e in quanti tormenti si giacciono! Ah, se una mano pietosa le cava di là, credetelo, la riconoscenza loro non verrà mai meno.
Vi è riconoscente il bue affamato. Il cane che avete pasciuto con le ossa cadute dalla vostra mensa vi dimena la coda intorno con festa. Si trovò che un cristiano alla foresta levasse ad un leone una spina che aveva infitta nella zampa. Fu preso9 il leone e messo nell'anfiteatro romano. Fu scoperto anche [47]il cristiano e condannato ad essere divorato da quella stessa belva. E già il leone si avventava furioso, quando vedutolo in viso e conosciutolo per il benefattor suo gli venne intorno dimenando la coda e lisciandogli i piedi. Così Dio buono vuole che per istinto gli stessi animali porgano segno di loro affetto all'uomo che li benefica.
Ma quanta maggior riconoscenza non ne avrà l'uomo in ossequio a quel prossimo che lo ha liberato da qualche pericolo! Se voi, smarrita la strada in una foresta, trovate chi ve l'addita, gli soggiungete: "Dio vi benedica, buon fratello, voi mi avete fatto ritrovare la casa mia". Se un fratello vi scampi da un pericolo, voi ne baciate la destra di lui e gli dite: "Il cielo ve ne ricompensi, voi mi avete salvata la vita".
3. Un uomo quaggiù serba riconoscenza. Quanta non ne serberebbe un'anima benedetta del purgatorio? [48]Facciamone un confronto. L'uomo quaggiù serba riconoscenza, ma la sua è sempre gratitudine imperfetta. L'uomo finché è involto dal peso del proprio corpo ha mille inciampi che lo intrattengono. Ha il peso della concupiscenza, ha il capriccio dell'ambizione, ha il veleno dell'egoismo. Povero uomo, come sei tu mai piagato!
- 1305 - Però non è così delle anime che sono pervenute al purgatorio. Quelle conoscono con perfezione la vanità delle umane cose, sanno valutare i beneficii che loro si compartono. Non hanno le passioni o di ira o di invidia ovvero di reo talento. Le meschinelle sono alla presenza dell'Altissimo, benché nol possedano, e sanno apprezzare come merita un affetto di virtù, un atto di carità, un dovere di riconoscenza.
4. Aggiungete che il tormento da cui voi le scampate è tormento sottile, è agonia di fuoco che strugge, è fiamma di desiderio che par le consumi per la brama che hanno di trovarsi con Dio. [49]Udite l'esempio che son per dirvi. Ascolterete quanto noi per buona ventura possiamo in pro di quelle anime, e quanto quelle conservano di affetto a chi lor presta aiuto.
Margherita da Cortona pregava con cuore ardente a favore delle anime di purgatorio. Sovrat<t>utto disfacevasi in lagrime con supplicare a pro di quelle misere che son le più abbandonate dai parenti o dai beneficati. Per aggiungere valore alla propria preghiera aggiungeva il ricevimento della santissima Comunione, alla quale si accostava il più presto che le era possibile con la pietà di un angelo. Quand'ella si era abbracciata al suo Salvatore, teneva confidente discorso con lui e diceva: "Mio buon Gesù, voi siete dunque entrato nella povera casa del cuor mio! Siete venuto per esaudirmi, udite dunque le mie suppliche. Vi prego che diate virtù all'anima mia per amarvi; vi supplico che diate il paradiso almeno a molte delle anime [50]del purgatorio, mie carissime sorelle".
Dopo aver parlato, Margherita ravvivava vieppiù la sua confidenza in Dio e dimorava in ispirito lieta entro al Cuore santissimo del suo Salvatore. Improvvisamente venivano a ridestarla un coro di anime già salve. Queste mostravano di aver lasciato testé il purgatorio e apparivano gloriose e giulive quanto si può credere. Di poi volgevano parole di vivo affetto a Margherita, la salutavano con trasporto ed elevavansi poi leggiere leggiere in alto e venivano a posare nel paradiso in seno a Dio. Felicissima ascensione! Dopo questo, spesso le comparivano altre anime in atto mestissimo e supplicavanla ad aver pietà ancor d'elleno. Margherita aggiungeva preghiere,
- 1306 -allo indomani si affrettava ai santi altari. Quale felicità! Allora altra corona di anime salivano in alto sclamando: "La Comunione salva le anime, la Comunione salva le anime!"
[51]5. Che non faranno intanto quelle anime in pro di chi le salvava? Io non so intendere appieno, ma sono certissimo che ottengono assai. Margherita ottenne d'esser santa, noi stessi abbiamo più di un favore celeste in raccomandarci alle anime giuste del purgatorio. E come non ottenere? Sono anime care a Dio... Ecco che hanno l'aureola delle spose di Gesù, la carità di Dio che le adorna! Sono le sorelle di Gesù Cristo. Sono regine omai, perché il seggio di gloria nel regno del paradiso omai è loro disposto. Vi ascenderanno ben presto.
Che se le avventurate ancor dal purgatorio, o sia quando son tuttavia macchiate, possono tanto, che non potranno quando, giunte al paradiso, non più meste ma gaudenti si affiseranno in Dio? Vero, vero. Allora la loro beatitudine si accrescerà in amore e in guardare a noi per soccorrerci. E che non ci otterranno le fortunate? Otterranno certamente che noi possiamo condurre vita lunga e prospera. Otterranno [52]che arricchiamo di sante virtù l'anima nostra, che cresciamo in pazienza10 per essere più cari a Dio, più proficui alle anime del prossimo diletto.
Sovrat<t>utto le anime sante otterranno che in noi s'accrescano le virtù di fede, di speranza, di carità, che sono tre regine celesti incaricate di accompagnarci nel cielo dei beati. La fede ci aprirà le porte di paradiso, ci farà risorgere più vivo il lume di gioia che irradia nel cielo. La speranza ci staccherà dal fango della terra e ci porgerà la destra per ascendere. E la carità infiammandoci di santo ardore dirà: "Venite, venite!", e in dirlo ci darà forza o ci porterà in grembo finché ci presenti a Dio altissimo.
Vi par dunque che convenga supplicare in pro delle anime purganti? Supplichiamo ancor più di cuore. Noi porgiamo meschini doni del nostro cuore. Le benedette ci ottengono copia di tesori celesti. Qual fortuna! [53]Verissimo, verissimo.
- 1307 -Chi dona un suffragio alle anime purganti acquista un tesoro per l'anima propria.
1. Chi dona un suffragio alle anime purganti acquista un tesoro per l'anima propria.
2. Esempio pietoso di riconoscenza.
3. La riconoscenza è vivissima nelle anime del purgatorio.
4. Altro esempio.
5. Per un suffragio nostro le anime purganti ci ottengono il favore della divina grazia.