Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Da Adamo a Pio IX (II)...
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DA ADAMO A PIO IX QUADRO DELLE LOTTE E DEI TRIONFI DELLA CHIESA UNIVERSALE DISTRIBUITO IN CENTO CONFERENZE E DEDICATO AL CLERO E AL POPOLO II

XLII. Lo spirito di Dio e lo spirito di Satana

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XLII.

Lo spirito di Dio e lo spirito di Satana

  1. [268] Se volete distinguere gli uomini che sono condotti dallo spirito di Dio da quelli che sono guidati dallo spirito di Satana, attendete alle loro opere. Chi è condotto a ben fare - 343 -edifica con l'esempio, rialza con la parola. Chi è guidato al mal fare è sollecitato da una furia di terrore, di novità, di distinzione. Scorgiamo questa massima nel fatto di molti esempi che ci porge un periodo di storia ecclesiastica nel giro del sesto secolo.

  Lo spirito di Satana che avrebbe sconvolte le nazioni lo videro e Daniele e Giovanni.

  Daniele312 scorse la celebre statua con capo d'oro, con petto di bronzo, con gambe di ferro, con piedi che terminavano con dieci dita, metà di ferro, metà di creta. Vide parimenti una bestia formidanda con denti di ferro per isbranare, con unghie di bronzo per afferrare e con dieci corna, dieci regni313. San Giovanni vide altresì donna vestita di porpora e di cocco, eb<b>ra del sangue dei santi martiri, sedere sulla città dei sette colli314. Intese poi Giovanni questa voce da alto: “Il giudizio sarà assiso affinché si tolga da lui la potenza ed ei sia distrutto e per sempre perisca315.

  Il mondo era reo di molte iniquità. In oriente, nella Persia, i popoli avevano richiamato il governo di Satana. Costantinopoli, quasi novella Babilonia, parve inspirata da Satana per continuare con le sue eresie a lacerar il costato di Gesù Cristo.

  2. [269] San Teodoro venuto innanzi a Tommaso, il patriarca di Costantinopoli, disse: “Si scorgono segnali di gravi minaccie. Avverranno scorrerie dei barbari e sarà effusione di sangue in copia. Tumulti e distruzioni accadranno in tutto il mondo. Ne andranno derelitte le chiese; presto verrà la rovina del divin culto e dell'impero; presto è l'arrivo dell'avversario, ossia di Satana”. Rispose Tommaso: “Corre voce che Costantinopoli sarà pure inghiottita; deh, che io muoia prima che vedere tanti mali del mio popolo!” Aggiunse Teodoro: “Sarai esaudito”. Tommaso in breve ammalò e in passare da qui gridò al santo: “Arrivederci in cielo!”

- 344 -  3. Gli imperatori porgevano pessimo esempio di sensualità disonoranti. Il trono di Costantinopoli era divenuto come un ammazzatoio dei regnanti.

  Foca imperatore, caduto infermo, chiamò san Teodoro e questi lo guarì e gli rimproverò poi acerbamente le sue dissolutezze, ma non correggendosene punto, ottenne che il popolo gridasse: “Foca alla morte! Sia richiamato Eraclio”. A Foca tosto e nella pubblica piazza fu mozzo il capo.

  I persiani per lo spazio di diciotto anni invasero l'impero dei greci in Armenia, in Mesopotamia, in Cappadocia, fino a Calcedonia alle porte di Costantinopoli. Gerusalemme stessa fu assediata. La santa croce del Salvatore fu trasportata in Persia. Appena i greci poterono salvare la lancia, che trasportarono poi a Costantinopoli stessa.

  4. Gli ebrei, perpetui nemici dei cristiani, se ne valsero per eccitare tumulti e sedizioni in Antiochia. Per la pura voglia di veder scorrere il sangue cristiano sgozzarono, dicesi, novanta mila cattolici. Il vescovo sant'Anastasio lo coprirono di insulti, lo trascinarono per le vie e poi il bruciarono sopra una catasta di legne.

  [270] La laura di san Saba, popolata da sì gran numero di monaci, fu rovinata. Guasti ne furono i monumenti della nascita e della morte del Salvatore in Gerusalemme stessa. Moltissimi fuggitivi traevano raminghi la vita.

  5. Giovanni, vescovo di Alessandria, accoglieva tutti e porgeva vitto e vestito a migliaia di poveri in ogni . In assumere il vescovado aveva pregato: “Datemi grazia, o Signore, che io morendo un possa, a vostra somiglianza, spirare in molta povertà delle cose di questa terra”. A chi gli diceva che far la carità anche a quelli che venivan ben vestiti era inopportuno, rispondeva: “La carità si fa a Gesù Cristo”. E continuava: “Se tutto l'Egitto traesse qui, i tesori di Dio non varrebbero meno”. Tolse a prestito mille libbre d'oro. E non trovando chi gli desse altro mutuo, trovò un cotale che gli disse: “Se mi ordinate diacono, io vi dono 180 libbre d'oro e grani in copia per i vostri poveri”. Rispose Giovanni: “La tua oblazione è generosa, ma non è pura. Iddio non ha bisogno di te, figliuol mio...”. In quel giorno vide approdare da Sicilia navi - 345 -intiere cariche di grano, onde Giovanni continuò: “Eccola la provvidenza del Signore!”

  A ristorare il santuario della risurrezione in Gerusalemme mandò Giovanni mille monete d'oro, mille sacca di frumento, mille travi di legname, mille pesi di ferro, mille misure di pesce secco, mille vasi di vino e mille operai di Egitto, e diceva al patriarca di quella metropoli: “Perdonami se niente ti mando che sia degno dei templi di Cristo... Verrei io stesso per faticare colle mie braccia...”. Giovanni donava perfino il proprio letto. Gli fu regalata una coperta di valore per sé ed ei la cedette; il padrone la ricomperò più volte per ridonarla, ma Giovanni conchiuse: “Continua316 pure; [271] vedremo qual primo dei due si stancherà, se tu in provvedermi od io in donare”. Amava soprammodo i suoi. Scorgendo che in ora della spiegazione evangelica molti uscivano alla piazza, venne a continuar il discorso, dicendo: “Dove son le pecore, non è giusto che sia puranco il pastore?”

  Fu costretto <ad> esulare per fuggire le persecuzioni dei persiani. Venuto poi a morte sclamò: “Grazie, o Signore, che di tante ricchezze possedute or non mi rimane che un terzo di soldo”. Ai tribolati diceva: “Abbiate pazienza, ché la misericordia di Dio è vicina”. Ed ai moribondi: “Andate in pace, e quando sarete al cospetto della santissima Trinità, pregate Iddio per me”.

  San Doroteo e san Dositeo monaci edificavano con l'esempio e con gli scritti i cristiani. L'abate Rancè lo vedremo porre in mano ai suoi monaci i libri ascetici di san Doroteo.

  6. I persiani proseguivano <ad> invadere tutto l'Egitto, onde Eraclio dolevasene. Ma i persiani rispondevano: “Cessate di adorare quell'uomo crocefisso nel quale credete come a dio. Venerate i nostri dei del fuoco e del sole e vi lascieremo in pace”. Eraclio per molto tempo era stato come spettatore ozioso. Il popolo barbaro degli avari, continuando nelle aggressioni, avevano trasportato omai 270 mila schiavi. Eraclio per arrestar le loro scorrerie aveva ceduto <alcune - 346 -province a>i317 popoli degli slavi, dei croati, dei serviani, ma ancor non bastava.

  Allora corse in combattimento egli stesso Eraclio. Si munì di denaro e di viveri. Tolse perfino da Santa Sofia le ricchezze dei vasi e dei candelabri e partì per difendere i suoi popoli. Greci e romani, usi ad essere vinti dai persiani, cadevano d'animo ed egli per due mesi li esercitò al coraggio dicendo: “Io sarò sempre con voi e sarò primo [272] nei gravi pericoli. Abbiamo l'immagine del Redentore in capo ai nostri vessilli. Combattiamo per Gesù Cristo. Sia che viviamo o che moriamo, noi saremo di Gesù Cristo”.

  Incontrò poi l'inimico e l'abbatté. Pervenuto in Ganzac318 si trovò di fronte al santuario del sole. Entro al tempio era la figura del re Cosroe che stava sotto un volto dipinto in forma di cielo, con il sole che splendeva su di lui, con la luna e le stelle intorno e angeli al fianco con scettri in mano. Quella statua di Cosroe era così congegnata che, premendo un macchinismo, il colosso versava fuoco in pioggia e faceva udire il fragor del tuono. “Vediamo -- disse Eraclio -- se punto la divinità dei persiani è potente a nuocerci”. Pel primo diè colla mazza entro all'idolo e fece atterrare il tempio.

  Prese poi 50 mila schiavi con sé e venne in Albania trattandoli sempre con molte prove di riguardo. Quei meschinelli riconoscenti sclamavano: “Perché Eraclio non si fa padrone di tutta la Persia? Quanto godrebbero tutti in veder l'umiliazione di Cosroe, il distruttor del mondo!”

  Ninive era un borgo fabbricato sulle rovine dell'antica capitale. Tesifonte poi era la città capitale dello impero fabbricata con le ruine della antica Babilonia. Eraclio con le sue truppe progrediva grado a grado e intanto offriva a Cosroe la pace, ma rifiutando continuamente il superbo, Eraclio fu a Ninive e poi entrò in Tesifonte stessa. Il capitano persa Siroe fu gridato imperatore ed egli incarcerò Cosroe e mandogli i satrapi dello impero per sputargli in viso e gridargli: “Mangiati - 347 -or quell'oro per cui hai desolato il mondo e fatta perir di fame tanta gente!” Finalmente comandò che, scannati i figli dinanzi al padre, Cosroe fosse fatto perire a colpi di freccie.

  In Tesifonte furono stesi patti di pace. Eraclio [273] s'ebbe per primo la croce del Salvatore, che con trionfo grandissimo riportò in Gerusalemme. Intanto che nella città si continuavano le feste, gli ebrei furono allontanati pel raggio di tre miglia. A Costantinopoli intanto leggevansi in Santa Sofia le lettere di vittoria di Eraclio e si dava319 gloria a Dio.

  Eraclio de' suoi militi aveva sì diligente cura, che nel combattimento scampavali in massimo numero; verso a quelli poi che cadevano feriti era sollecito di soccorso in modo che di alcune migliaia di percossi sol dieci si dice che morirono.

  In Persia il re appena eletto veniva ucciso dai congiurati. In breve spazio nove perirono miseramente così. Questi assassinii e le guerre con i greci indebolirono l'impero persiano e lo stesso impero greco, sì che spuntando dall'Arabia Maometto per poco e in breve momento parve assorbire ambedue quelle monarchie. Scorgeremo tosto come sia avvenutagrave sciagura.

Riflessi

1. Lo spirito di Dio nel mondo e lo spirito di Satana. Profeti ed evangelisti.

2. San Teodoro predice la caduta di Costantinopoli.

3. Pessimo esempio degl'imperatori greci.

4. Tumulti e sedizioni degli ebrei contro ai cristiani.

5. San Giovan Elemosiniero.

6. Eraclio ottiene vittoria contro ai persiani. Gli attentati contro la vita dei sovrani preparano la dominazion di Maometto.





p. 343
312 Cfr. Dn 2, 31-35.



313 Cfr. Dn 7, 7.



314 Cfr. Ap 17, 3-6.



315 Dn 7, 26.



p. 345
316 Originale: Continuate.



p. 346
317 per l'integrazione cfr. Rohrbacher V, p. 424.



318 Originale: ; cfr. Rohrbacher V, p. 425.



p. 347
319 Originale: davano.



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