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DA ADAMO A PIO IX QUADRO DELLE LOTTE E DEI TRIONFI DELLA CHIESA UNIVERSALE DISTRIBUITO IN CENTO CONFERENZE E DEDICATO AL CLERO E AL POPOLO II LVI. Quarant'anni del secolo x |
LVI.
1. [396] Mi faccio ancora a domandare: il secolo x si può con ragione chiamarlo, come molti diconlo, il secolo di ferro?... Mi pare che no. Facciamoci in questo momento per lo spazio di 40 anni ad indagare lo spirito e le opere di questo secolo. Troveremo <dis>unione481, fragilità, come spesso avviene infra gli uomini, ma insieme uno spirito di fede che unisce gli animi fra loro e li congiunge per salire all'alto e corroborarsi della vita di Dio. Si trovano fragilità di dissidio, ma non maligne congiure di sangue.
2. Cominciamo da vedere in Francia. Conforme ai capitolari di Carlomagno, potevano, di più figli di un regnante, scegliersi i francesi quegli che meglio poteva governarli. I francesi nell'888 si elessero adunque Odone conte di Parigi. In questo affare accadde che Roberto e Carlo il Semplice per division di regno venissero a battaglia nel campo di Soissons. In questa guerra accadde che il vincitore avesse risposto con leggera slealtà allo attentato di tradimento dello avversario. I vescovi sclamarono: “Non è punto lecito fare così. Ora i vincitori per tre anni eseguiranno la penitenza di digiuni molteplici e di visita alle chiese”. Gli altri si sommettono dicendo: “Giusto è il giudizio della Chiesa madre”.
Nell'anno 925 gli ungheri come torrente impetuoso invasero la Lorena e le rive del Reno, abbattendo i monasteri, depredando città. I fedeli, incapaci a difendersene, si sa che sclamavano: [397] “Eccolo il castigo dei nostri falli!” E nel chiuso dei monasteri i religiosi o le religiose si disponevano a morire piuttosto che venir meno alla fedeltà a Dio. Santa Viborada482 disse: “Io mi sento di rimanere a custodia del sacro - 456 -recinto; morrò e Dio pietoso mi assumerà al cielo”. I barbari spogliaronla fino al cilizio che portava sulle carni e le troncarono il capo.
Gli ungheri assassinando percorrevano altresì nella Borgogna, nella Linguadoca, nella Provenza, quando il marchese di Saint-Pons imbrandendo la spada sclamò: “La spada di SaintPons è la spada di Dio, accorriamo per iscampare i fedeli del Signore”. Si fecero intanto presso il campo di battaglia. La peste entrò nell'esercito nemico, Pons sconfisse i barbari e, venuto presso al monastero di Tomières483, continuò: “Preghiamo i servi del Signore che ci aiutino a ringraziarne l'Altissimo”. Gli ungari che già intendevano desolare l'Italia furono costretti <a> ritornare alle gelate sponde del lor Danubio.
Gli italiani poi nel 926, cacciato Rodolfo re di Borgogna, chiamarono Ugo conte di Arles, discendente di Lotario. Il sommo pontefice incontrò con gioia sino a Mantova il novello regnante. In Roma i patrizi Guido e Marozia eccitarono gagliarda ribellione contro al pontefice, allora Giovanni x. Attentarono per ucciderlo, né avendo potuto lo incarcerarono. Il pontefice dalla sua prigione guardò al cielo e spiccò il volo a quella beata sede.
In Verona d'Italia ed a Liegi dell'attual Belgio erano dissidii intorno alla persona dell'eletto di quelle due sedi. Ne vennero conflitti di parole, finché si acquetarono alla voce del re ed al consiglio dei vescovi circostanti.
3. Contrariamente a ciò, Bennone, canonico e poi monaco, pregato di ricevere la sede di Metz, accettò[398], ma parendogli troppo grave peso, rinunciò per venire all'abazia di san Meinardo, nel luogo in cui poi si construsse il celebre monastero di Einsiedeln484 o di Nostra Signora degli eremiti. San Meinardo aveva ricevuto l'abito monacale nel convento di Reichenau e morì martire glorioso.
A Bennone nel vescovado di Metz succedé Adalberone, di reale famiglia. Questi, zelando la gloria di Dio, chiamò intorno - 457 -a sé sette personaggi che aspiravano a vita perfetta e li adunò nel 933 in un convento che fabbricò a Gorza. Eresse in quei contorni anche un monastero di sacre vergini.
Accadde che Adalberone scorgesse certa Geisa, fanciulla patrizia, ricoperta alle spalle di un orrido cilizio. Sclamò allora Adalberone: “Misero me, che in fervore di pietà mi lascio superare da una tenera fanciulla”.
Tosto si diede in traccia di persone di vita santa nella Francia per imitarne gli esempi. Da Francia passò all'Italia, dove conferì con sacerdoti di pietà e di dottrina e si incontrò nel monaco Lamberto, che in una solitudine conduceva vita molto strana, ma di molta santità. Toccò Roma e di là venne al monte Gargano, a Monte Cassino ed a<i> piè del Vesuvio, dov'erano monaci esemplari. Finalmente ritornato a Toul di Francia, si abbatté in un sacerdote, Einoldo, che chiuso in una cella della chiesa cattedrale conduceva vita assai semplice. Adalberone espose ad Einoldo il cuor suo e poi ad Umberto di Verdun, che disse: “A Metz istessa sono alcuni compagni che con me non aspirano a meglio che di perfezionare il costume cristiano in una casa di regolare osservanza”.
Si chiusero dunque nel monastero della Gorza; alcuno di quelli chiamò perfino i parenti suoi a questa vita di penitenza. Tutti poi attesero perché il monastero di Gorza fosse scuola di virtù485.
Gozelino486 vescovo di Toul attendeva parimenti [399] a richiamare il fervore dell'osservanza nei conventi. Adalberone poi per mezzo del monaco Cadroe riforma il monastero di san Clemente in Metz, e tutto si occupò per informare lo stesso clero alla virtù ed alla pietà dei monaci.
Gerardo, che per un affetto particolare alla pudicizia ed alla lettura dei buoni libri si fece monaco e santo, riformò non pochi monasteri, operando di frequente un prodigio. Il conte Arnolfo di Fiandra fu guarito da malattia creduta incurabile. - 458 -Morendo, san Gerardo disse: “Suonate a rintocchi la campana, a ciò che udendo preghino tutti per me”.
Altro Gerardo, veduta la madre morire percossa dal fulmine, gridò: “Ciò è in pena delle mie colpe ed un avviso per me”. Si rese sacerdote e poi vescovo a Toul, visse in santità, eccitò al fervore molte comunità religiose.
Guglielmo detto Lunga-spada, duca di Normandia, sfuggì alla morte mentre divertivasi alla caccia dei cinghiali. Guglielmo alla sua volta, sclamò: “Quest'è buona ammonizione per me”. Attese alla costruzione di alcuni monasteri, che poi abitarono santi religiosi. Il meschinello fu poi assassinato, e con lui Arnolfo conte di Fiandra487, nel giorno in cui disponevasi quest'ultimo a vestir pure l'abito monacale.
In mezzo a questi buoni esempi di virtù, un vescovo Ugo, che per 47 anni tenne la sede di Roano, era causa di immenso affanno ai buoni e di pericolo alle anime, onde tutti piangevano e pregavano.
I popoli pieni di fede nei loro pastori incontravanli con gioia. Artoldo488 quando fu immesso nel vescovado di Reims, accompagnavanlo con tripudio 18 vescovi.
4. Odone, consacrato a Dio fin dall'infanzia, attese allo studio ed alla pietà. Rifuggiva da leggere [400]il libro di Virgilio che diceva un vaso bellissimo di fuori, ma pieno di serpi di dentro. I suoi, scortolo di ingegno di mente pari a bellezza di corpo, dubitavano <di> darlo a Dio, ma poi conchiusero: “Il fanciullo è del Signore prima che di noi; a lui serva liberamente”.
Odone a mortificar le sue passioni viveva con mezza libbra di pane e con un pugno di fave. Si ridusse alla solitudine sfidando le tentazioni di noia e di sfiducia. Chiamò a vita di penitenza nel chiostro il padre e la madre propria. Venuto al vescovo Turpione489, dissegli piangendo della corruttela che invadeva nel clero. Rispose il vescovo: “Questo che mi esponi a - 459 -viva voce, porgi per iscritto”. Sant'Odone dettò allora il libro delle Conferenze. Fu carissimo al duca Guglielmo d'Aquitania.
Sant'Odone riformò sovrat<t>utto sei monasteri in Francia, che poi furono il principio della celebre congregazione di Clunì. Entrato sant'Odone nel primo monastero, disse: “La pace sia con voi”. Or si trovò chi gli attentasse alla vita. Ed egli soggiunse: “Muoia io pure purché voi siate salvi”. Allora l'accettarono e gli chiesero perdono. Riprese allora sant'Odone: “In alcune ore del giorno osserviamo silenzio assoluto e nelle altre non parliamo che quando è necessità assoluta. Dio ci porgerà soccorso”. Quei monaci furono obbedienti ancora oltre il segno, perché i normanni rubando un lor cavallo, il monaco che era alla custodia piuttosto che rompere il silenzio lasciossi privare; altro monaco poi, piuttosto che dir parola in ora reputata d'ob<b>ligo al silenzio, lasciossi percuotere a loro agio dai barbari stessi.
In Ispagna Alfonso iv rinunciò il trono al fratello Ramiro ii per andarsene al convento. Tentato d'uscirne, mosse contro a Ramiro490, ma fu acciecato. Alfonso sclamò: “Ecco il castigo de' miei falli” e ritornò alla penitenza. [401] Ramiro fabbricò pure monasteri e consacrò a Dio nel chiostro la propria figlia Elvira.
Sant'Odone <di Cantorberì>491 era altresì caro ai re d'Inghilterra. Essendo morto nel 922 Plegmondo, arcivescovo di Cantorberì, Odone fu obbligato ad accettare quella sede. Acconsentì il santo, ma volle anzitutto vestire l'abito claustrale, perché gli arcivescovi di quella sede erano tutti venuti dal monastero.
5. Edmondo re poneva cura in dilatare il fervore alla fede dicendo: “I sudditi quando onorano Dio rispettano anche il sovrano”. Si rese amico a san Dunstano il quale fu indotto da malattia e dai consigli di sant'Elfego a darsi a Dio e vestir l'abito religioso. Si era eletto per abitazione un sepolcro, ma - 460 -Edmondo chiamatolo a sé disse: “Or siatelo voi il mio consigliero e il vescovo di Glastonburì”492. Gli baciò la destra e disse: “La casa mia è la casa tua; disponi quanto t'aggrada dei tesori di mia famiglia per edificare il tempio santo del Signore”. Dunstano divenne apostolo nelle chiese d'Inghilterra e fu aiutato dal venerabile Turchetulo493, personaggio cospicuo nella corte reale.
Accadde che una turba di barbari norvegi, danesi, irlandesi, scozzesi, bretoni assalissero Edmondo. Che fare? Risponde Turchetulo: “Consacra a Dio la spada ed esci in combattimento”. Edmondo ritornò vittorioso e crebbe in tanto onore che di nove sorelle sei impalmò ai principali in Europa; tre poi si consacrarono a Dio nel chiostro delle vergini. Turchetulo scorgendo ciò disse: “Addio al mio re!” Lasciò la corte ed entrò nel monastero chiamando seco uomini illustri per dottrina e per pietà494.
Sant'Odone due volte fu a Roma per inspirarsi alla fede del Vicario di Gesù Cristo e per sommettere al suo giudizio la decisione di alcune liti. [402] In ritornare fu incaricato di ripassare al sepolcro di san Martino, che il papa Leone dicevalo il più celebre dopo il sepolcro degli Apostoli. Nondimeno i normanni mossero per ispogliarlo. Intorno erano due monasteri, di religiosi l'uno, di religiose l'altro. Sant'Odone infervorò quei custodi fortunati e si adoperò poi per estendere la città intorno al sepolcro santo, affinché meglio fosse custodito dalle irruzioni dei barbari.
La Chiesa di Reims era tuttavia sossopra. Si adunò un concilio a Soissons. Il vescovo Artoldo ne diede la rinuncia ed a suo luogo insediaronvi Ugo.
6. In Germania comandava Enrico l'Uccellatore, che nel 919 fu costretto <a> combattere Arnolfo conte di Baviera. Accadde- 461 - che gli ungari assalendo avessero costretto il re Enrico a dar loro un tributo annuo. Ma i denari venivano meno nel regio erario. Enrico adunò il popolo e disse: “Per soddisfare agli ungari io dovrei por mano alle rendite delle chiese. Che farò io?” Rispose il popolo: “Ci difenderà il Signore, corriamo al combattimento”. Enrico aveva carissima una spada che si diceva del gran Costantino. Era ornata con reliquie dei chiodi del divin Salvatore ed avevala ottenuta con doni e con minaccie da Rodolfo. Ora Enrico così munito entrò in combattimento, mandando innanzi per risposta ai barbari un cane scabbioso495. Trionfò e per vent'anni visse in sicurezza piena.
Da settant'anni i cristiani di Svezia erano abbandonati. Enrico mandò loro santi sacerdoti. Enrico morì nel 936 e la vedova Matilde attese perché in suffragio dell'anima al reale consorte fossero celebrate in copia sante Messe.
Il figlio Ottone fu chiamato alla chiesa di Aquisgrana. Il vescovo levò dall'altare la spada, il manto, i braccialetti, il bastone con lo scettro e [403] il diadema, e recitando preghiere di santa benedizione lo dispose per presentarsi al popolo e incoronollo imperatore. Attese poi con i vescovi ad adunare concilii nei quali, allo scopo di ritornare il fervore nel clero, fu conchiuso che da tutti si dovesse praticar l'avviso dell'Apostolo che dice: “Prega, minaccia con pazienza e dottrina”496.
7. In Boemia eran due fratelli, Boleslao, tristo personaggio educato da Draomira scellerata donna, e Venceslao, piissimo principe educato da Ludmilla497 santissima madre. I due fratelli scesero in combattimento. Venceslao pugnò per la fede e ottenne la palma del martire. Boleslao fu poi rovesciato da Ottone, onde gli slavi in grandissimo numero gridarono: “Vogliamo il Battesimo di Gesù Cristo che salva”.
Aroldo498, re dei danesi, disse ad un missionario cristiano: “Tu esponi che Gesù è Dio onnipotente. Or tu impugna questo ferro rovente, e se Gesù ti scampa io crederò in lui”. - 462 -Il sacerdote accettò e fu salvo. Allora Aroldo re si rese cristiano con il popolo suo. A quest'epoca nella Danimarca erano tre vescovadi.
La congregazione di Clunì donava personaggi illustri per scienza e per pietà. Aimardo, piissimo, era succeduto a sant'Odone ed ebbe per coadiutore san Maiolo. Il quale ebbe da Bernone questo buon avviso: “Abbi cura della purezza cristiana”. Maiolo con osservar la purità amò il ritiro. Nel 948 succedeva al vecchio abate Aimardo.
Santa Matilde, la madre del re Ottone e dello arcivescovo di Colonia, sosteneva persecuzioni dai figli, era chiamata la madre dei poveri. Quando pregava nella chiesa e sulla tomba de' suoi, chiamavanla angelo di pietà.
Eccovi il quadro della società cristiana nella prima metà del secolo x in occidente. Vi par che sia questo un secolo di ferro? Piacesse al cielo [404] che fossero almeno tali i secoli che trascorrono tuttodì.
2. In Francia si assume al trono Odone, che difende il paese contro agli ungari.
3. Bennone, san Meinardo, Lamberto, Gozelino, Guglielmo Lunga-spada modelli di zelo.
4. Sant'Odone e la congregazione di Clunì.
5. Edmondo.
6. Enrico l'Uccellatore.
7. Boleslao e Venceslao di Boemia.