Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Da Adamo a Pio IX (III)...
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DA ADAMO A PIO IX QUADRO DELLE LOTTE E DEI TRIONFI DELLA CHIESA UNIVERSALE DISTRIBUITO IN CENTO CONFERENZE E DEDICATO AL CLERO E AL POPOLO III

LXLV. Il pellegrino apostolico

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LXLV.

Il pellegrino apostolico

  1. [376] Ha chi, vedendo pellegrinare il Vicario di Gesù Cristo in mezzo a molti patimenti da Italia a Francia, scrisse piangendo bellissime pagine e porse ai fedeli ed alla Chiesa desolata il conforto di un figliale affetto. Benedetto il figlio - 872 -che consola l'augusta genitrice! Oh come sarebbe bene spesa una vita di stenti, quando con molte fatiche un figlio giugnesse a tergere una lagrima della genitrice santa! Facciamoci pietosi ad accompagnare gli eventi che accompagnarono la prigionia e la morte  dello

illustre pellegrino apostolico, il pontefice sommo Pio vi.

 

  Ora la Chiesa di Gesù Cristo combatte egualmente con i rivoluzionari, che le vengono innanzi in atto di nemici dichiarati, e li vince. Combatte contro ai giansenisti che le vengono innanzi in costume di lupi coperti con pelle di agnello e li smaschera e li confonde.

 

  Noi cattolici abbiamo un avvenimento che, mentre a tutti gli altri sarebbe argomento di terrore, <a> noi lo è di consolazione ineffabile. Bellissimo è vedere la navicella di Pietro, benché sbattuta dalle onde, perché entro alla barchetta è Gesù Cristo.

 

  2. I sacerdoti di Francia erano perseguitati per il loro attaccamento al pontefice, giacché i rivoluzionari, come già Lutero e Maometto, avrebbero voluto distruggere il papato. E già parevano riuscire. Il pontefice era vecchio ed era solo contro Turchia, Russia, Germania e Francia rivoluzionaria. La Spagna e l'Austria e il regno napoletano, sperando un brano del potere temporale del pontefice, lasciarono fare. "Or [377] morto Pio vi, è possibile che si faccia altro papa giammai?", così parlava l'apostata Talleyrand578.

 

  Quando nel 1796 Napoleone, condotti i suoi soldati sulle vette delle Alpi e mostrati loro i colli di Piemonte e le pianure di Lombardia, disse: "Voi siete ignudi e mal nodriti. Il go

verno vi deve molto e può darvi niente. Contemplate laggiù quelle belle campagne, esse vi appartengono. Voi vi troverete onori, glorie, ricchezze...", Napoleone discese adunque e si in

coronò colle prime vittorie di Montenotte, di Lodi, di Castiglione, di Rivoli.

 

  Il Bonaparte non poteva né voleva impadronirsi di Roma, ma ben il volevano altri. Accadde che il governo

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pontificio per punire due artisti francesi li incarcerasse. Napoleone ne chiese la liberazione e fu esaudito, ond'egli mandò con altri il conte Basseville per ringraziare il pontefice. Ma il conte dimorò a Roma tropp'oltre, per ispargervi semi di ribellione. Faceva altresì inalberare bandiere tricolori agli angoli della città. Si parlava di "unire tutti i francesi che si trovavano a Roma per impedire che nessuna mano sacerdotale profanasse colla sua opposizione l'esercizio della libertà che doveva effettuarsi istituendo gli emblemi repubblicani". Nello stesso momento a Parigi ed a Marsiglia si oltraggiavano gli emblemi pontificii e si annettevano i possessi di Avignone.

  Flotte e Basseville camminando entro vetture portavano nappe colorate e scaricavano anche un'arma da fuoco. Il popolo romano, che mal soffriva la separazione dal suo pontefice, fu addosso al Basseville e l'uccise. Il conte ebbe tempo a riconciliarsi con un ministro di Dio e morì poi pochi giorni innanzi a Luigi xvi, cioè addì 14 gennaio 1793.

  3. Questo valse di pretesto per occupar Roma. Nel 1796 il re di Spagna ed il re di Napoli, parenti dello infelice Luigi xvi, convennero colla Francia per dividersi lo Stato del papa. Il pontefice, non si avvedendo,[378] cercava <di> allearsi colla Spagna e con Napoli quando scorse intorno le truppe di Napoleone. In questo frangente, e per non perdere lo Stato, convenne di pagare venti milioni. In versare l'ingente somma, replicò Pio vi: "Ricordatevelo che alla podestà bisogna obbedire come a Dio. Il ciel vi guardi che veniate meno al rispetto della religione cattolica e della Chiesa romana". Ma il Direttorio rispose: "Il papa disapproverà tutte le bolle, i brevi, i monitori, i rescritti e decreti apostolici emanati dalla Santa Sede riguardo agli affari di Francia dal 1789 fino al presente". Al quale rispondeva Pio vi:  "Né la religione né la buona fede permetteranno giammai che noi accettiamo quegli articoli, ne andasse di mezzo benanco la vita".

 

  Il Bonaparte si affrettò e fu ad Ancona. Pio vi voleva fuggirsene, ma Napoleone protestò che voleva essere il salvatore e

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non il distruttore della Santa Sede. Il p<adre> Fumé579, generale dei camaldolesi, mandò <a> riferire a Pio vi: "Direte al pontefice che Bonaparte non è un Attila, e che quand'anche fosse tale, il papa dovrebbe ricordare d'essere il successore di Leone".

 

  E Napoleone intanto scriveva al fratello Giuseppe: "Se il papa muore, metterete tutto in opera per impedire che ne sia fatto un altro e per suscitare una rivoluzione". E il Direttorio rinfocolava il Bonaparte dicendo: "Spingete alla libertà". Ma il popolo romano non voleva saperne della libertà rivoluzionaria. Quando il generale Duphot entrò in Roma gridando:  "Viva la libertà, l'uguaglianza, la repubblica francese!", Duphot fu ucciso dal popolo, e questo fu pretesto per occupare la città.

  Entrò Berthier, che poi scriveva a Napoleone: "Mio generale, a Roma io non ho trovato che la più profonda costernazione; quanto allo spirito di libertà io non ne ho trovata la più piccola traccia".

 

  Ma ad onta di tuttociò i rivoluzionari tolsero a [379] gridare: "I romani non vogliono più il governo del papa; inalberiamo sul Campidoglio l'albero della libertà". E mentre i cardinali assistevano alla Messa dello Spirito Santo, il governo della repubblica manda il general Cervoni, che riferisce al pontefice non essere più lui il sovrano di Roma. Rispose Pio vi: "Signori, questa autorità ci è stata data da Dio e nessuna umana potenza può rapircela". Ed i rivoluzionari a lui: "Voi siete libero di andarveve in Toscana, o noi vi costringeremo". Intanto i più begli oggetti d'arte nelle chiese di Roma furono lasciati al sacco. Il general Massena, succeduto al Berthier, valente comandante e ladrone perito, dolendosene di ciò scriveva al Bonaparte.

 

  4. Intanto Pio vi fu condotto prigioniero a Siena, a Firenze, a Parma, a Torino, a Brianzone, a Grenoble e poi a Valenza, dove cessò di vivere. I cardinali furono esigliati. I principi cristiani o applaudivano o tacevano. Solo a parlare fu - 875 -un principe musulmano. Il bey di Tunisi scrissegli molto rispettosamente.

  Ma se non i principi, ben movevansi i popoli. Questi accorrevano in folla sul passaggio del santo pontefice, ne imploravano con vive istanze la benedizione e baciavano sulle vestigia de' suoi piedi e facevano toccare con i rosari gli oggetti che avevano servito alla veneranda persona del Vicario di Gesù Cristo.

 

  Offerivano l'obolo della loro carità; gli spagnuoli in ispecie mandavano somme rilevanti. Un solo patrizio di quella nazione, avendo inteso che i rivoluzionari avevano rapiti i beni e le entrate della Propaganda della fede, tosto regalò del proprio quanto spendevasi in ogni anno per quell'opera ammiranda e provvide altresì alla conservazione di un collegio cattolico in Isvezia.

 

  Il re di Sardegna Carlo Emanuele e la regina Clotilde si incontrarono col pellegrino apostolico e piansero di tenerezza. La regina sclamò: "Ah, benediciamo [380]le nostre sciagure che ci hanno condotti appiè del Vicario di Gesù Cristo!" Ed il re: "Sì, benedetto sia Dio che in mezzo alle nostre prove ci la consolazione di godere della presenza del capo della Chiesa, del supremo pastore dei fedeli". Baciavano poi ambedue i piedi al pontefice e lagrimavano. Maria Clotilde, sorella di Luigi xvi, morendo si meritò l'onor degli altari.

 

  I francesi poi non goderono a lungo il frutto delle loro conquiste. Tosto furono dallo esercito napoletano scacciati da Roma. Si affrettarono altresì i russi e gli austriaci i quali dicevano <di> volere libero il pontefice...

 

  Il duca di Parma diede satelliti perché il papa fosse accompagnato a Torino e, scusandosene quel principe580, si ebbe questa risposta: "Altezza reale, gli ebrei usarono il medesimo argomento quando deliberarono sul partito che dovevano prendere con Gesù Cristo. Essi dicevano: Verranno i romani e distruggeranno la nostra città e la nostra nazione. Ma aggiunge, commentando, sant'Agostino: Essi temerono di perdere - 876 -la loro possanza e non pensarono alla vita eterna, e per

dettero così l'una cosa e l'altra".

 

  Il santo pontefice Pio vi la notte del 25 aprile di quest'anno giunse mezzo morto a Torino. Un piemontese, antico avvocato, il complimentò così: "Cittadino papa, io mi tengo fortunato di accogliervi, ma il Direttorio vuole che domani partiate alla volta di Grenoble". Si incamminò adunque, e pervenuto a Susa si disse di accompagnarlo a Brianzone. Si noleggiarono cavalli e Pio vi in lettiga fu portato fino a Brianzone, a vista di Francia.

 

  I pochi che furono autorizzati ad accompagnarsi al pontefice parevano temere, ma il governatore di Brianzone li trattò umanamente e il popolo del luogo [381] si mostrò molto devoto, benché a pastore avessero un par<r>oco giurato.

 

  5. I russi e gli austriaci erano giunti a Milano, camminavano a grandi giornate verso al Piemonte ed a Susa, ma il pontefice fu forzato a continuare il cammino fino a Grenoble.

 

  In questa città, come a Gap, il popolo incontrava il Vicario di Gesù con immense dimostrazioni di affetto e di ossequio. Le dame francesi fingevansi serventi per vedere il papa e servire ai cardinali. Dicevano: "Siccome noi riveriamo nel papa il Vicario di Gesù Cristo, così consideriamo i cardinali come i successori dei discepoli dello stesso Gesù Cristo nostro salvatore". E qui alzando la voce gridavano: "E fino a quando sarà in potere degli empi di opprimere la giustizia e l'innocenza? Si cessi dunque di chiamare il nostro secolo il secolo dei lumi e di vantare il nostro paese come quello in cui i diritti dell'uomo sono meglio guarentiti, poiché non si cessa di calpestare così manifestamente i diritti sacri della natura e della umanità".

 

  Madama di Vaux sclamava con viva fede: "No, io non sono degna di ricevere nella mia casa il Vicario di Gesù Cristo; che potrò io fare per riconoscere l'inestimbile favore che Dio degna di concedermi?" Poscia che ebbe così parlato, cadde in deliquio, e riavutasi piangeva ai piedi del pontefice.

 

  Turba copiosa affollavasi innanzi al palazzo per vedere il Vicario del divin Salvatore. Il commissario spiegò le cortine. Il popolo allora gridò: "Abbasso il commissario! Noi vogliamo

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vedere il papa!" Il pontefice mostrossi e quelli sclamarono:  "Viva il papa!" ed al commissario gridarono: "Abbasso il cappello! Abbasso il commissario!"

 

  Poco di noi Pio vi fu invitato <a> continuare il viaggio. A Tullins i fanciulli vennero incontro con cesti di fiori e le fanciulle vestite a bianco cantando inni di giubilo. Alcuni peccatori [382] pub<b>lici e talun prete giurato alla vista del pontefice si convertirono sinceramente. Pio vi giunse intanto a Valenza. Pensavasi di tradurlo ancora di a Digione, quando addì 29 agosto del 1799 chiuse gli occhi a questa terra per riaprirli in cielo.

 

  6. I cardinali stavano dolenti intorno alla salma del santo pontefice, quando un personaggio si presenta per dire: "Che è dunque del papa e dei cardinali?" E quelli: "Or chi siete voi?" Rispose costui: "Io sono reduce dai campi sui quali combatterono Sesostri, Nabucco581, Ciro, Alessandro, Cesare, Maometto. Ritorno dal campo dei crociati e dal paese dei patriarchi e dei profeti. Io sono Napoleone che ritorno dallo Egitto e dalla Siria. Or ditemi se io posso qualche cosa a vostro favore". Ed i cardinali a lui: "Il pontefice è morto, noi vorremmo condurne la salma a Roma, ma il Direttorio non vuole".

 

  Napoleone vergò due linee e ritornando poco stante disse:  "Or partitevi pure". I cardinali sollecitarono e accompagnarono con pietà a Roma il corpo di Pio vi come un padre diletto ferito a morte.

 

  7. Intanto il Direttorio scriveva: "La legge che comprime, che percuote, che deporta i contumaci abbia intera esecuzione. Stancate582 la loro pazienza, circondateli della vostra vigilanza, essa li triboli il giorno, la notte, non lasciate ad essi momento di posa". Istituirono poi le cosid<d>ette decadi per festeggiare i nomi della gioventù, dell'agricoltura, della sovranità del popolo, della vecchiezza e simili. Istituirono il nuovo culto detto della Teofilantropia. Lareveillère, pontefice pulcinella,

 

- 878 -rimproverava Napoleone perché non era molto severo col papa di Roma e col clero cattolico.

 

  Tolse a parlare in onore dell'Autore della natura e gli fu risposto: "Gran sacerdote, fatti appiccare, questo è il solo modo di attaccar proseliti; le religioni [383]non riescono che col mezzo dei martiri". I suoi ministri subalterni chiamavano i ministri del nuovo culto tagliaborse in ischiera.

 

  8. Napoleone non rispondeva al pontefice pulcinella, ma scrivendo al ministro Cacault diceva: "Io annetto assai più importanza al titolo di conservatore della Santa Sede, che non a quello di suo distruttore. Voi stesso sapete come i miei sentimenti furono sempre tali". Dei preti deportati poi diceva:  "Come si può vedere e non intenerirsi?" Il Direttorio aveva paura di Napoleone, e fu perciò che, dopo la conquista d'Italia col trattato di Campoformio, il mandarono alla spedizion di Egitto.

 

  Intanto Inghilterra, Alemagna, Russia, Turchia disponevansi per marciare contro la Francia, quando addì 11 ottobre s'udì il grido: "Viva la repubblica! Bonaparte è sbarcato a Fréjus!"583. Un mese di poi s'udirono quest'altre grida: "Abbiamo nuova testa e nuovo corpo. Invece di cinque direttori al governo, tre consoli, ed a vece del consiglio dei cinquecento o del consiglio degli anziani, un senato conservatore, un corpo legislativo e un tribunato". Il potere esecutivo in quest'ultima forma di governo fu dato al Bonaparte.

 

  Propagavasi intanto questa voce: "Papa non è più". E perché il cardinale Mattei fece rimostranze a Napoleone, questi minacciollo con dire: "Sa ella, signor cardinale, che io potrei farla archibugiare?" Ed il cardinale a lui: "Voi ne siete il padrone; non vi domando che un quarto d'ora per prepararmi". Allora soggiunse Napoleone: "Non si tratta di quarti d'ora; come pigliate le cose al vivo! Nel suo cuore, eminenza, porta cattiva opinione delle mie disposizioni, ma la si disinganni: si tratti meco, io sono il miglior amico di Roma".

 

  9. Addì 1 dicembre 1799 in Venezia fu adunato il conclave - 879 -per l'elezione del nuovo papa. Austria ne fu poco contenta, ma assunto al pontificato sommo [384] il vescovo d'Imola Barnaba Luigi Chiaramonti, dei conti Scipione di Cesena <e Giovanna Ghini>584, addì 3 luglio 1800 fece il suo ingresso trionfale in Roma.

 

  Il Bonaparte in questo stesso anno e in una giornata sola ricacciò gli austriaci d'Italia e rinnovò il trattato di Campoformio. Creato console in quest'anno 1800, venne fin presso a Vienna con un esercito guidato da Moreau585. Napoleone venne in persona pel Gran San Bernardo, e trionfò a Marengo presso Alessandria con il soccorso che gli venne dal generale Desaix.

 

  Ritornato a Parigi, elevò monumenti assai per la prosperità della nazione e si ebbe dagli avversari un attentato alla vita nel giorno 24 dicembre dell'istesso anno.

 

  Il Bonaparte, aspirando a conquiste sempre maggiori, affidò l'esercito italiano di 80 mila soldati al generale Brune.

 

Diede l'esercito gallo-batavo di 30 mila ad Augereau586. L'esercito d'Alemagna di 140 mila confidollo a Moreau e l'esercito grigione di 16 mila al Macdonald587. Al generale Murat consegnò la schiera di riserva di 10 mila e marciò contro alle potenze di Europa.

 

  Il Moreau cominciò da guadagnare la battaglia di Hohelinden588, e in seguito trattò le condizioni di pace con le nazioni d'occidente che gli <si> sommisero.

 

  10. Ultima a sottomettersi fu la provincia di Vandea. Di questa provincia scriveva il generale Hoche: "I vandesi non hanno che un sentimento vero, l'attaccamento pei loro preti. Questi poi non vogliono che protezione e riposo; aggiungete alcuni benefizii e il paese ci renderà la sua affezione". Napoleone aggiungeva: "La vera politica per sottomettere i vandesi è parlare al loro cuore il linguaggio che impararono alla scuola - 880 -del loro divin Maestro, Dio ed il re". Con questa politica trionfò.

 

  11. Lo stesso Napoleone nel 1801 scriveva al ministro Cacault: "Il papa trattatelo come se avesse dugentomila uomini". E tosto si applicò per firmare [385] la convenzione fra sua Santità ed il governo francese nei capi seguenti: 1) La religione cattolica apostolica romana sarà liberamente esercitata in Francia. 2) Si farà col governo altra circoscrizione delle diocesi. 3) Sua Santità dirà ai vescovi attuali che rassegnino intieramente le loro sedi. 4) Il primo console nominerà candidati ad una parte dei vescovadi e il pontefice eleggerà altri e darà a tutti la canonica istituzione.

 

  L'articolo 13 dice che per il bene della pace non si turberanno gli acquisitori dei beni ecclesiastici.

 

  Ora il pontefice scrisse ai vescovi che nel breve spazio di dieci giorni rassegnassero le loro sedi. E questi lieti risposero:  "Perché esiteremo noi a fare al nostro Redentore un tal sacrificio? Egli è disceso dal cielo per farci diventare suoi membri, e noi temeremo di discendere dalle nostre cattedre affinché i suoi membri cessino di straziarsi in una crudele discordia? Quanto a noi medesimi, ci basta l'esser cristiani fedeli e obbedienti; noi siamo ordinati per il popolo. Usiamo589 dunque del nostro episcopato secondo che è utile per la pace del popolo".

 

  Bossuet discorrendo del papa aveva detto che, quando è utilità o necessità della Chiesa, il papa può tutto ed è superiore ai canoni. Trentasei vescovi rifiutaronsi e questi furono detti anticoncordatari o fazione della così detta piccola Chiesa.

 

  Si trovò gente in Francia e nella Inghilterra che con molta forza insinuavano al Bonaparte questa massima: "Fate che la Francia divenga protestante. Voi sarete capo temporale insieme e spirituale e avrete rassodata per sempre la vostra potenza". Impostori! Parlavano così per gettare la discordia nel [386] cuor della Francia e rovinare insieme con la nazione il - 881 -Bonaparte stesso. Il quale però limitavasi a rispondere: "Basta signori, basta. Volete anche voi che io mi faccia crocifiggere?... Questo è ciò che bisogna per la vera religione! E dopo questa religione io non ne conosco e non voglio conoscerne altra".

 

  A questo punto la navicella di Pietro aveva veduto risvegliarsi il divin Maestro. Gesù stava per imporre ai venti e omai disponevasi un'ora di calma per riaversi. Tutto quaggiù è variazione e procella. Si mutano le stagioni, avvengono rivoluzioni sulla terra e negli animali. Iddio solo sta. Qual meraviglia che Pietro sulla sua navicella non abbia a provare le conseguenze del viaggiar in mare? Ma appunto, quando la procella si fa minacciosa e la nave che pare sommersa, tosto è in pronto l'aiuto del Salvatore. Or chi non confiderà appieno sapendo di essere nella nave di Pietro?

 

Riflessi

 

1. Pietà dei fedeli in guardare ai patimenti del pontefice sommo Pio vi.

2. Pio vi e la Chiesa allo scorcio del secolo xviii. Napoleone discende in Italia.

3. Pretesti per occupar Roma. Sacco agli oggetti d'arte.

4. Pio vi prigioniero. Incontro con Carlo Emanuele e colla regina Clotilde.

5. Russi ed austriaci movono per liberare il papa. Incontro trionfale del pontefice prigioniero sul territorio francese.

6. Napoleone reduce dall'Egitto.

7. Un pontefice pulcinella <ossia Lareveillère>590.

8. Sentimenti del Bonaparte per la Santa Sede.

9. Elezion di Pio vii.

10. La Vandea si sommette a patto di conservar libera la sua fede.

11. Concordato della Francia col pontefice.

 





p. 872
578 Originale: apostata di Talleyrand.



p. 874
579 Originale: Fumè; cfr. Rohrbacher XV, p. 118.



p. 875
580 Originale: scusandosene qual principe.



p. 877
581 Originale: Nabuno; cfr. Rohrbacher XV, p. 131.



582 Originale: Stimate; cfr. Rohrbacher XV, p. 132.



p. 878
583 Originale: Frejus; cfr. Rohrbacher XV, p. 137.



p. 879
584 Per l'integrazione cfr. Rohrbacher XV, p. 141.



585 Originale: Morceau; cfr. Rohrbacher XV, p. 143.



586 Originale: Angereau; cfr. Rohrbacher XV, p. 145.



587 Originale: Macdonale; cfr. Rohrbacher XV, p. 145.



588 Originale: Hohenlmden; cfr. Rohrbacher XV, p. 145.



p. 880
589 Originale: Usciamo; cfr. Rohrbacher XV, p. 152.



p. 881
590 Per l'integrazione cfr. Errata corrige, dove però si ha: «Lareveiller».



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