Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Da Adamo a Pio IX (III)...
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DA ADAMO A PIO IX QUADRO DELLE LOTTE E DEI TRIONFI DELLA CHIESA UNIVERSALE DISTRIBUITO IN CENTO CONFERENZE E DEDICATO AL CLERO E AL POPOLO III

C. Lotte e trionfi della Chiesa verso la metà del secolo nostro

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C.

Lotte e trionfi della Chiesa

verso la metà del secolo nostro

  1. [434] La Chiesa cattolica è il regno di Dio sulla terra, perché nel tempo vi si adunino gli uomini di buona volontà, destinati a salire in alto per formare una società eternamente felice con Dio e coi suoi angeli nel cielo. Roma è la sede della cattolica Chiesa. In Roma e nell'Italia la Provvidenza suscita personaggi illustri, san Carlo, il Baronio, il Bellarmino, il Ciampini a capo di uno stuolo di eletti, di cardinali sopra dei quali, quasi sopra cardini ben infissi, s'aggira la porta della Chiesa che dispone i figli suoi allo ingresso nel paradiso.

  2. In questo tempo vengono due nomi di due cardinali italiani illustrissimi non solo nella penisola, ma nel mondo universo.

  Un sacerdote maestro, ritornando da una via di Bologna, sentesi salutare dal figlio di un falegname <ch>e gli dice: "Io dal mio lavoro odo molte lezioni che tenete alla vostra scolaresca nella sala attigua e le ritengo". "Ebbene dillo al padre tuo che ti lasci frequentar la scuola di proposito". E il padre: "Or che fia se il figlio crescesse alla moderna, dissipato e incredulo?" Al quale il buon prete: "Faremo quanto meglio si può nel Signore". Il padre si accontenta ed il figlio attende allo studio suo e si rende sacerdote. Or accadde che in Bologna giungessero da molte parti religiosi e missionari. Il Mezzofanti si faceva loro intorno e in pochi giorni apprendeva i loro linguaggi, dello spagnolo, del tedesco, del turco, del [435] greco, dell'ebreo, del caldeo, del samaritano. Divenne un vero poliglotta vivente ed universale. Nel 1846 parlava speditamente, con tono e con flessibilità, 78 lingue con i loro dialetti. Compose un'anatomia comparata delle lingue pure di Sem, di Cam, di Jafet. Nel 1798 passava suoi giorni negli ospedali confessando i soldati di diverse nazioni che vi giacevano feriti. Fu poi elevato all'onor di cardinale di santa Chiesa.

- 929 -  3. Un prete lombardo, Angelo Mai, pub<b>lica per la prima volta gli scritti di quasi 300 autori latini, greci, armeni, siri, copti. Egli solo fa più che le congregazioni dei benedettini, degli oratoriani, dei gesuiti, i quali pub<b>licarono gli annali della Chiesa o le vite dei santi. Angelo Mai fu elevato all'onor di cardinal di santa Chiesa. Egli solo sapeva ben più che tutti i dotti d'Europa del suo tempo.

  In Italia più che in altra parte di mondo da tre secoli in poi fiorirono in numero assai santi illustri. Gaspare del Bufalo, cittadino romano, morì ivi nel 1837 e raggiunse l'onor degli altari.

  4. Con gli esempi di perfezione cristiana crebbero in Italia lo splendore delle arti e delle scienze. Da Michelangelo e da Raffaello sino a Canova abbiamo pittori e scultori degni della prima classicità. Palestrina, Pergolesi696, Rossini sono in capo ad un elenco illustre di musici. L'Italia è in capo a tutte le nazioni pel bello, in coda a tutte per il brutto.

  5. Nella sua rivoluzione del 1848 non ebbe cosa di proprio, scim<m>iottò le rivoluzioni di Francia e di Alemagna. Cicerone dice: "La legge è una sola ed è la stessa tanto per Roma che per Atene. La legge vien da Dio e Dio è giusto. I decreti ingiusti tanto valgono come i complotti degli assassini".

  La forma di governo della Chiesa cattolica è il più perfetto. Un solo comanda, il pontefice, ma ogni privato può raggiungere il pontificato. Ed egli, il [436] pontefice, mentre comanda chiama intorno a sé il collegio de' suoi consiglieri, i cardinali. Ma nemmen questo governo piacque ai francesi, e il vedemmo. Gli italiani se ne dolsero eglino stessi e nel 1848 presero a rovesciarlo.

  Per riuscire in ciò l'abate Gioberti in Piemonte imitò l'arte di Martin Lutero nella Alemagna. Il Lutero disse: "La scolastica di san Tomaso è un'invenzion di Satana" e con 99 tesi tolse a denigrarla. L'abate Gioberti scrisse libri contro i gesuiti, ossia contro tutti i preti e contro tutti i cattolici e contro se medesimo, perché diceva benanco: "Noi siamo tutti gesuiti". E - 930 -proseguiva <a> dire che i cattolici son troppo caldi pel cielo e troppo freddi per la terra, che pregar tanto non convieneconfessarsi o comunicarsi più che alla Pasqua. Sbandire i digiuni e le penitenze, perché la vita del cristiano è una penitenza continua. Diceva i religiosi non dover obbedirec<i>ecamente. Insomma proclamava doversi sventrar il Cattolicismo ed introdurre la religione alla moda. Carlo Alberto fecelo suo primo ministro. Poco tempo di poi, addì 23 marzo 1849 il re di Piemonte cadeva vinto a Novara sotto gli austriaci.

  In breve incominciò il tempo degli Eusebi di Vercelli, dei Massimi in Torino. Furono incamerati i beni ecclesiastici; per piacere ad Inghilterra protestante si erige in Torino un tempio dei valdesi, si secolarizza il Matrimonio sacramento. Satanasso rovinò il mondo colla menzogna, coll'omicidio, colla impurità. La rivoluzione seguì arte eguale.

  6. Nella Inghilterra i carbonari incominciarono sotto il sanguinario Cromvello697. Nella Italia i carbonari crebbero sotto l'avvocato genovese Giuseppe Mazzini. Istituì la società della Giovane Italia, armata di fucile e di pugnale. A questa tennero dietro le società segrete della Giovane Europa, della Giovane [437]Alemagna, della Giovane Polonia, della Giovane Svizzera.

  Come nel Medio evo era in levante il Vecchio della montagna, un capo sanguinario che sentenziava sulla vita e sulla morte di ognuno, così un tribunal segreto nella carboneria condannava alle verghe, alla galera, alla morte. Eccovi un esempio nella condanna di due capi, venuti meno l'uno per indiscrezione, l'altro per infedeltà nella gestione finanziaria: "Il presidente di Rhodez sceglierà quattro esecutori di questa sentenza, che ne resteranno incaricati entro il corso di venti giorni; quegli che vi si rifiutasse incorrerebbe <nel>la morte ipso facto".

  Rispetto all'arte di mentire e di ingannar gli uomini, il seduttore della Giovine Italia espone i principii in un'istruzione recata a Torino il 1 novembre 1846. "Nei gran paesi bisogna - 931 -andare alla rigenerazione per mezzo del popolo; nel vostro col mezzo dei principi... Il papa continuerà nelle riforme per principio e per necessità, il re di Piemonte per l'idea della corona d'Italia... Profittate d'ogni occasione per riunire il popolo, foss'anche solo per mostrare riconoscenza. Feste, canti, assembramenti, relazioni in gran numero, stabilite fra gli uomini d'ogni opinione, bastano per far scaturire le idee, dare al popolo il sentimento della sua forza e renderlo esigente. Il concorso dei grandi è di una indispensabile necessità per far nascere le riforme in un paese feudale. Se voi non avete che il popolo, la diffidenza nascerà subito e sarà atterrato... Un gran signore può esser rattenuto da interessi materiali, ma si può pigliarlo per la vanità... Non lasciamo vedere mai altro che il primo passo a fare. In Italia il clero è ricco del danaro e della fede del popolo. Bisogna risparmiarlo in questi due interessi e per quanto è possibile recarsi a profitto la sua influenza. Se voi poteste in ogni capitale educare [438] un Savonarola, noi faremmo passi da gigante. Il clero non è nemico delle istituzioni liberali... Non assalite il clero nei suoi beni e neppure nella sua ortodossia; promettetegli la libertà e lo vedrete camminar con voi. Sono oggimai duemila anni che un gran filosofo, il Cristo, ha predicato la fraternità che il mondo cerca tuttavia... Procurate di far penetrare l'eguaglianza nella Chiesa e tutto correrà bene. La podestà clericale è personificata nei gesuiti. L'odiosità di questo nome è già una potenza pei socialisti; servitevene".

  E dopo aver detto che bisogna abbatter tutti i governi d'Italia, continua: "Ma bisogna una mano di ferro che sola può reggere un popolo corrotto, snervato, avvilito dalla schiavitù".

  Ricciardi698 poi dice la ragione perché non fu pugnalato Gregorio xvi: "Io credo che la nostra santa causa sarebbe macchiata coll'assassinio di un vecchio, e poi bisognerebbe metter a morte tutti i cardinali e tutti i preti dell'universo". E aggiunse: "La pianta funesta nata in Giudea venne a questo punto perché fu in<n>affiata da fiotti di sangue; se bramate - 932 -che un errore prenda radice fra gli uomini, mettetevi il ferro ed il fuoco. E se volete che esso cada, fatene l'argomento delle vostre beffe".

  Il demonio cominciò colle beffe nell'orto degli olivi e dinanzi ai tribunali dei giudici contro Gesù Cristo. Colle beffe incominciò Martin Lutero, e pure senza il permesso del divin Salvatore Satana nemmeno poteva entrare in corpo ad un ciacco. Con le beffe incominciano le rivoluzioni contro alla Chiesa. Gregorio xvi, nato a Belluno, fu papa fino al 1846, quando nel primo giugno morì.

  7. Nello stesso mese gli succedeva il vescovo d'Imola Giovan Maria de' conti Mastai Ferretti699 che assunse il nome di Pio ix.

  Era nato in Sinigaglia ai 13 di maggio del 1792. Il pontefice Pio vii l'accolse, avendo 22 anni, qual guardia nobile. Ma fu rimandato dal principe Barberini per gracilità di salute. Il giovine [439]pianse amaramente, ma il pontefice guardatolo fiso: "Tu -- disse -- hai un cuore da papa, ti santificherai per mezzo di molte croci".

  Allora si applicò alla carriera ecclesiastica e fu sacerdote e direttore dei giovinetti orfani nello istituto del muratore Giovanni Bonghi. Anni di poi fu inviato per una difficile missione in America e vi sostenne molti patimenti, ma con poco frutto a motivo della gelosia di quei potentati. Ritornò adunque e fu direttore di altri giovinetti nello istituto di San Michele, finché venne creato arcivescovo di Spoleto e poi vescovo di Imola. Aveva un cuore atto a farsi amar da tutti. Egli spogliavasi delle argenterie e degli abiti personali per soccorrere agli indigenti. Venendo i moti rivoluzionari del 1831, egli seppe acquetare gli insorti con gran carità di modi.

  8. Sollevato al trono pontificio, ricevette le congratulazioni da tutte le nazioni cattoliche. Il turco stesso mandò il suo ambasciatore. Intanto continuavasi illuminazioni e assembramenti di popolo, ma con intendimento reo. Applaudivano a Pio ix, ma per strappargli concessioni. Un Angelo Brunetti, detto il - 933 -Ciceruacchio, figlio di un carrettiere, fu messo a capo di queste dimostrazioni dal partito socialista.

  Dopo il 1815 Luciano Bonaparte, fratello di Napoleone il Grande, non aveva potuto trovare un seggio sui troni rovesciati di Europa. Venne a Roma, fu ossequente al pontefice e questi creollo principe e non ebbe a dolersi. Ma Carlo, il figlio di Luciano, veniva <ad> inginocchiarsi dinanzi al papa e poi correva <a> ridersene fra gli amiconi; era nella mattina fra le anticamere dei cardinali ed alla sera nei conciliaboli delle società segrete. Altro principe, Aldobrandini, si adoperò con inganno perché il pontefice licenziasse la guardia fedele degli svizzeri per sostituirvi la guardia civica. Soldati piemontesi stavano di fronte agli eserciti austriaci e minacciavano <di> invadere il territorio pontificio; Pio ix manda il general Durando [440] dicendo: "Difendete sempre, assalite giammai". Ed il Durando rivolto ai soldati li arringa dicendo: "Il sommo pontefice ci benedice tutti perché facciamo la guerra agli austriaci. Viva la guerra santa!"

  9. Scrive un nobile polacco: "Questa capitale possiede700 una potente aristocrazia che va debitrice ai papi della sua elevazione, una borghesia che trae tutta la sua ricchezza dalla dimora dei papi in Roma, un sistema d'uffizi, un esercito legato al sovrano per un dovere rigoroso e che tien tutto dal governo, finalmente un popolo povero soccorso sempre dalla carità feconda dei pontefici. E nondimento nessuno si mosse per difendere il papa e neppure per attestargli la sua simpatia, il suo dolore, la sua fedeltà. Tutti gli ordini della società, tutta la nazione romana si mostra indegna in questo giorno di avere in sua casa il capo supremo del Cristianesimo, il Vicario di Gesù Cristo. Speriamo che verrà un giorno in cui Roma, penitente e castigata, saprà riparare il disonore della sua pusillanimità".

  10. Il più gran pericolo per Pio ix fu nel novembre 1848. Il pontefice aveva finalmente trovato un ministro capace e fedele, il conte Rossi. "Il papato -- diceva Rossi prima di esser ministro -- è la sola grandezza vivente dell'Italia". Ed - 934 -or soggiungeva: "Per giungere sino al papa bisognerà calpestare il mio corpo".

  I congiurati, reduci da un congresso scientifico di Torino, decretaron la morte del Rossi. Gli fu detto: "Non uscite o siete morto". Il Rossi risponde: "La causa del papa è la causa di Dio". Poco stante in salire lo scalone del palazzo del governo fu colpito. Nessun mosse lamento, furon fatte illuminazioni ed il sicario condotto in trionfo cantando: "Benedetta la mano che il Rossi pugnalò".

  I giornali dicevano: "Verissimo, nessun vuol saperne del governo dei papi". Allo indomani un ammutinamento di popolo grida per aver riforme. Monsignore [441] Palma è ucciso ai piedi del pontefice. Pio ix per il minor male accetta un ministero di sette membri che gli viene imposto. Fra questi era Rosmini, che poi non volle accettare.

  In questo momento attendevano Pio ix nuovi e più gravi patimenti, perché nuove e più gloriose corone dovevano poi cingere la fronte augusta del Vicario di Gesù Cristo. Le lotte son proprie della Chiesa, come meritati le sono i trionfi.

Riflessi

1. La Chiesa militante è la compagna della Chiesa trionfante.

2. Il cardinal Mezzofanti.

3. Il cardinale Mai.

4. Arti e scienze nell'Italia.

5. Perché la rivoluzione del 1848? Gioberti.

6. Carbonari. Mazzini.

7. Il sacerdote e cardinale Giovan Maria Mastai Ferretti.

8. Pio ix. Rivoluzione del 1848 in Roma.

9. Parole di un illustre polacco.

10. Assassinio del conte Rossi.





p. 929
696 Originale: Pergolino; cfr. Rohrbacher XV, p. 532.



p. 930
697 Originale: Cromwello; cfr. Rohrbacher XV, p. 540.



p. 931
698 Originale: Ricordi; cfr. Rohrbacher XV, p. 543.



p. 932
699 Originale: Ferreti, ripetuto nei Riflessi; cfr. Rohrbacher XV, p. 544.



p. 933
700 Originale: presiedé; cfr. Rohrbacher XV, p. 547.



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