Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Le glorie del pontificato...
Lettura del testo

LE GLORIE DEL PONTIFICATO DA ADAMO AL GIUBILEO SACERDOTALE DI SUA SANTITÀ IL PONTEFICE LEONE XIII

XIV. Il pontefice di Roma è moderatore sommo Nella società

«»

[- 982 -]

XIV.

Il pontefice di Roma è moderatore sommo

Nella società

  I progressisti vanno im<m>aginando un moderatore nel mondo, al quale far capo in ogni caso di controversia per conservarsi in pace i popoli fra loro. Ma dove trovare un moderatore abile, fuori del pontefice di Roma e dei vescovi uniti al loro capo?

  Però fin dai tempi primi del Cristianesimo troviamo il seguente editto: "Gli imperatori Graziano, Valentiniano60, Teodosio augusti al popolo della città di Costantinopoli... Voglio che i sudditi seguano la fede di san Pietro, che i seguaci di questo si chiamino cattolici, eretici gli altri, e quest'ultimi non voglio che si adunino in verun consesso, pena la vendetta del cielo e poi la deliberazione che ci verrà dal cielo inspirata". E l'effetto provò quanto sia bene per il sovrano avere un moderatore e <per> i popoli un patrocinante.

- 983 -  La città di Antiochia in un eccesso di furore si era ribellata allo imperator Teodosio, il quale però [47] bollendo d'ira mandò certo Ellebico per farne della città un eccidio. Ma un monacello, Macedonio, precipita dal monte sopra Ellebico e il trattiene per la clamide e gli grida: "Scendi da cavallo! Le im<m>agini viventi dei cristiani che tu minacci sono ben altre che le im<m>agini di bronzo atterrate. Se tagli il capo ad un cristiano non glielo puoi ritornare, e Dio te ne chiederà giustizia". E san Flaviano vescovo, che si era affrettato a Costantinopoli, soggiungeva nel medesimo tempo a Teodosio: "Or da te dipende un atto di onore o di vituperio alla fede... Che direbbero i pagani se tu ti vendicassi?...". Teodosio si arrende e Antiochia è salva omai.

  Poco stante accadde che Tessalonica in egual eccesso di furore gridi: "Morte all'imperatore!", e ne atterrò le statue di bronzo. Teodosio d'improvviso le è sopra e macchia le mani sue del sangue dei propri sudditi. Sant'Ambrogio in udire geme inconsolabilmente, e sapendo61 Teodosio pervenuto al limitar del tempio, il vescovo sospende le sacre funzioni e viene e sospingendo l'imperatore gli intima: "Ritorna finché come Davide tu non abbia fatto penitenza del fallo tuo". Teodosio obbedisce e sclama: "Qual fortuna per me avere un vescovo che non mi tace la verità!" E ad Ambrogio si affeziona più vivamente, fino ad esclamar morendo: "Ambrogio! Ambrogio!" Ed alla sua volta il santo vescovo deplorando sul feretro di Teodosio gemeva: "Ho amato colui che a nome chiamavami[48] negli ultimi aneliti... che più bramava di essere corretto che di essere adulato".

  Ambrogio era cotale che, avendo intoppato nel piede infermo di certo Nicezio62, soggiunse: "Or va che sei guarito" e Nicezio fu perfettamente sano. Venivano sapienti perfino dalla Persia per interrogare e vedere Ambrogio. Dicevano poi al generale Arbogaste: "Non è meraviglia di tante tue vittorie, tu che sei amico ad Ambrogio, il quale dice al sole: Fermati, ed - 984 -esso che si sta". Non ultimo merito di Ambrogio fu l'aver convertito Agostino, onde il santo vescovo di Milano in morendo diceva ai patrizii della città: "Io non sono vissuto tra voi in modo che ora mi vergogni di vivere, né temo di morire, perché abbiamo un buon Signore".

  Come sant'Ambrogio, così il dottore san Girolamo traeva le dame dei Gracchi, degli Emilii, dei Fabii, dei Giuli, dei Marcelli63 a studiare ed approfondire i libri propri e di Ambrogio e professar alta la fede con dire: "Se i tristi non hanno rossore a fare il male, ne dovrem<m>o averne noi per fare il bene?"

  E come in occidente erano santi, così in oriente la Chiesa vantava in una sola famiglia due coniugi santi, Basilio ed Emmelia, e figli santi, san Gregorio di Nissa64 vescovo, Pietro di Sebaste vescovo e santa Macrina e san Basilio il Grande.

  Quest'ultimo in morendo lasciò in lutto popoli intieri coi loro governanti. Alcuni in premere per giungere al suo feretro morirono. La memoria e gli scritti di Basilio formavano la delizia dei cristiani.

  [49] Amici a Basilio erano sant'Anfilochio e san Gregorio Nazianzeno, che povero e negletto venne al vescovado di Costantinopoli, dove i ricchi il scacciarono dal tempio massimo. E Gregorio sen venne in casa privata, dove predicando attirò tutti e ivi fu eretto altro tempio che si disse della Risurrezione, o sia del risorgimento della fede in quella metropoli.

  In Costantinopoli stessa san Giovanni Grisostomo, che vi succedé, tante cose fece che pareva non rimanergli tempo a scrivere ancora una pagina, e tanti libri scrisse da parer impossibile che ancor si potesse occupare in verun altro affare. Inveiva contro i vizii dei grandi, onde l'imperatore Arcadio l'esulò. Ma Eudossia imperatrice gridò alto: "Chiamate il Grisostomo o l'impero se ne va in sfacelo omai!" e fu esaudita. Il popolo applaudì al santo vescovo come a salvatore, e così - 985 -colla pratica e col discorso seguì <a> confermare che moderatore della società è il pontefice santo del Signore.





p. 982
60 Originale: Valente; cfr. Rohrbacher IV, p. 115.



p. 983
61 Originale: sapendolo.



62 Originale: Nicozio ripetuto nel capitolo; cfr. Rohrbacher IV, p. 274.



p. 984
63 Originale: Manuelli; cfr. Rohrbacher IV, p. 149.



64 Originale: Nizza; cfr. Rohrbacher IV, p. 768.



«»

IntraText® (VA2) Copyright 2015-2025 EuloTech SRL
Copyright 2015 Nuove Frontiere Editrice - Vicolo Clementi 41 - 00148 Roma