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LE GLORIE DEL PONTIFICATO DA ADAMO AL GIUBILEO SACERDOTALE DI SUA SANTITÀ IL PONTEFICE LEONE XIII XXIII. Roma papale è il rifugio di tutti i tribolati |
Roma papale è il rifugio di tutti i tribolati
Ancor questo è verissimo: Roma pontificale è il rifugio di tutti i tribolati.
L'imperator Michele di Costantinopoli, che per sostenere l'intrigante e ipocrita Fozio attentava perché sant'Ignazio patriarca rinunciasse alla sede, n'ebbe dallo stesso in nome di Dio e della Chiesa il seguente rimprovero: "Questo consiglio vostro è il sinedrio di Caifa... Io voglio che mi giudichi il pontefice di Roma... Gli altri non hanno libertà di giudizio".
E Nicolò i pontefice sommo alla sua volta così investì l'imperator Michele: "Cessino la polvere ed i vermi di minacciare... Tu fai come i giudici che liberano Barabba per dar morte a Gesù Cristo... Tieni la tua autorità che io mi tengo la mia... Anatema a chi mutila o tace in parte questo che io ti dico... Anatema a te ed a' tuoi!"
Il Signore confermò le parole del suo Vicario perché, quando Michele imperversando esulò il santo vescovo Ignazio, un tremuoto orrendo scosse la città di Costantinopoli e l'imperatore ebbe morto improvvisamente il primogenito suo.
Anche il prelato di Ravenna, che osava parlare con grandezza di sé, con freddezza di Roma e premeva[79] i sudditi, n'ebbe dal pontefice quest'ammonizione: "Nol sai che le stelle si eclissano dinanzi al sole?"
Era pure nella Lorena il principe Lotario che colla rea condotta scandolezzava i popoli e faceali gemere in duolo. Il pontefice ammonisce per una e per tre volte il colpevole, eppoi pronuncia sentenza: "Sia tu scomunicato, e i popoli che s'abbiano altro sovrano che sia lor padre e maestro e non tiranno e corrompitore".
Rollone, terribile condottier dei normanni, scende a devastare Francia ed Italia.
Il pontefice, allora Giovanni viii, si fa propri i patimenti de' suoi figli ed espone al re Carlo di Svevia quanto segue: "Nei territori di Roma e d'Italia si versa il sangue cristiano... - 1009 -Chi scampa al ferro e al fuoco è condotto schiavo... I pastori son dispersi e mendicano pane per vivere, i popoli contrastano colla fame... Vieni tu e ci soccorri". Carlo si affretta con tutte le forze, è lieto di scacciare i nemici del pontefice e del nome cristiano, ed il pontefice in ringraziamento a quel buon figlio e difensore gli impone sul capo la corona dell'imperator romano.
E rivoltosi ad Alfredo, re in Inghilterra, sclama: "Salva te stesso e la nazion degl'inglesi dallo irrompere dei barbari. Affrettati, ché io ti benedico e prego per te. Tu stesso a guisa di Mosè dividi il popol tuo in centurie ed in decurie di famiglie... Incoraggia tutti alla difesa del tempio santo e della patria cara... Deh, affrettati <a> salvare il popolo de' tuoi sudditi, il popolo de' miei figli benedetti!" [80] Alfredo corre poderoso e ne ottiene il sopran<n>ome di Grande.
O Roma, rifugio dei tribolati! O Roma, salvezza universale! Oh, se tutti ti riconoscessero, come ti amerebbero di cuore!