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LE GLORIE DEL PONTIFICATO DA ADAMO AL GIUBILEO SACERDOTALE DI SUA SANTITÀ IL PONTEFICE LEONE XIII XXXII. Il pellegrino apostolico |
San Pietro, il primo pellegrino apostolico in patimento ed in trionfo, venne in giro e guadagnò la terra. Pio vi e Pio vii, a quest'epoca del 1800 successori a Pietro, in patimento ed in trionfo percorrono pellegrini e salvano la società.
I principi di Gerusalemme intimavano a Pietro: "Non parlate di Gesù crocefisso e seguite le massime nostre o vi condanneremo". Ed i potenti di Parigi per la bocca del Bonaparte replicavano a Pio vi: "Non parlateci di diritto secondo il Vangelo, ma seguite gli avvenimenti178 e le massime nostre di governo, o voi sarete parimenti condannato". Rispose Pio vi come un dì san Pietro: "Non possumus, non possumus"179.
Allora Napoleone strappò il pontefice da Roma e l'incamminò alla volta di Francia fino a Valenza in mezzo a molti patimenti. I servi della rivoluzione trattavano con Pio vi come quel personaggio di Torino che scortolo appena gli parlò: "Cittadino papa, io mi tengo fortunato di accogliervi, ma il Direttorio vuole che domani partiate alla volta di Grenoble".
I cattolici poi fremendo di indignazione gridavano: [111] "Noi vogliamo vedere il papa! Noi vogliamo vedere il papa! Il commissario tratti meglio il papa nostro!" Clotilde, la regina di Sardegna, piangendo sclama: "Ah, benediciamo le nostre sciagure che ci hanno condotti appiè del Vicario di Gesù Cristo!"
Ed il re Carlo Emanuele aggiungeva: "Sì, benediciamo a Dio che in mezzo alle nostre prove ci dà la consolazione di godere della presenza del capo della Chiesa, del supremo pastore dei fedeli".
Ponendo poi il pontefice suo piede oltre Alpi, sclamavano i francesi: "E fino a quando sarà in potere degli empi di opprimere la giustizia e la innocenza? Si cessi dunque di chiamare - 1035 -il nostro secolo il secolo dei lumi e di vantare il nostro paese come quello in cui i diritti dell'uomo sono meglio guarentiti, poiché non si cessa di calpestare così manifestamente i diritti sacri della natura e della umanità!" E rivolgendosi a Lareveillère180, il pontefice pulcinella che regolava le feste della gioventù, dell'agricoltura, della sovranità del popolo, gli gridavano: "Gran sacerdote, fatti appiccare, questo è il solo modo di attaccar proseliti; le religioni non riescono che col mezzo dei martiri".
Il santo pontefice Pio vi muore a Valenza addì 29 agosto 1799. I potentati subornano la piazza a gridare: "Non più papa!" Onde il cardinale Mattei se ne lagnò al Bonaparte. E Napoleone minacciò il cardinale dicendo: "Sa Ella, signor cardinale, che io potrei farla archibugiare?" Ed il cardinale a lui: "Voi ne siete il padrone, non vi domando che un quarto d'ora per [112] prepararmi". Onde Napoleone conchiuse: "Come pigliate le cose al vivo!... Io sono il miglior amico di Roma". E parlando ai suoi di Pio vii, eletto testé in Venezia, continuava: "Il papa trattatelo come se avesse dugentomila uomini".
Poco stante giunge cotal Marseria181, tentatore inviato dall'Inghilterra, che al Napoleone suggerì: "Tu che con un cenno aduni sotto il tuo sguardo tremanti i corpi dei popoli d'Europa, ché non comandi ancora alle anime di quelli? Proclamati imperatore e pontefice, e sarai massimo fra tutti". Al quale Napoleone: "Che dici tu?... Vuoi che anch'io mi faccia crocifiggere?... Per imporre una religione bisogna aver salito il Calvario". Replicò Marseria: "Dunque voi sarete schiavo di Roma?" E Napoleone: "Son due autorità... Per le cose del tempo io ho la mia spada, ed essa basta al mio potere; per le cose del cielo è Roma, e Roma ne deciderà senza consultarmi ed essa avrà ragione ed il suo diritto". Allora fu congegnata una macchina infernale per uccidere Bonaparte. Il quale scampatone venne ad Alessandro di Russia e disse: - 1036 - "Noi ci divideremo il mondo: tu ti tieni l'oriente, io poi mi tengo l'occidente".
Napoleone si fece incoronare imperatore a Parigi e vi chiamò il pontefice, non senza il maligno intento di incarcerarlo se non avesse ceduto alle sue pretese. E Pio vii non appena se ne avvide parlò: "Ebbene, ci si rapisca la libertà; ogni cosa è preveduta. Prima di partir da Roma noi abbiamo firmato [113]un'abdicazione regolare, valevole se fossimo imprigionati; l'atto è fuori l'estensione del potere dei francesi, il cardinale Pignatelli ne è depositario a Palermo e quando si manifesteranno i disegni che si meditano, voi non vi troverete aver nelle mani che un miserabil monaco che si chiamerà Barnaba Chiaramonti".
Soggiunse Napoleone: "Almeno voi scioglierete il matrimonio di mio fratello". E Pio vii: "Se noi usurpassimo un'autorità che non abbiamo, ci renderemmo colpevoli del più abominevole abuso del nostro sacro ministero davanti al tribunal di Dio e dell'intera Chiesa". Continuò Napoleone: "Voi dunque attentate alla libertà dei francesi, ed io mi proclamo per diritto imperator di Roma". Rispose il pontefice: "Voi siete immensamente grande, ma foste incoronato re dei francesi e non di Roma, che da tanti secoli appartiene al Vicario di Gesù Cristo. Ricordate che abbiamo già tante amarezze... che la tranquillità dei popoli è inseparabilmente attaccata al bene della religione".
Il cardinale Casoni182 pose pure sott'occhio a Napoleone queste osservazioni di Bossuet: "Dio vuole che la Chiesa, madre comune di tutti gli uomini, di tutti i regni, non fosse poscia dipendente da alcun regno nel temporale; <che> cotesta Sede, ove tutti i fedeli dovevano conservar l'unità della fede, fosse messa183 al disotto delle parzialità che i diversi interessi e le gelosie184 di Stato potrebbero cagionare. La Chiesa185, [114] indipendente nel suo capo da tutte le potenze temporali, si vede in istato - 1037 -di esercitare più liberamente, pel ben comune e sotto la protezione dei re cristiani, questa potestà celeste di governar le anime, e tenendo in mano la bilancia in bilico frammezzo a tanti imperi spesso nemici, essa mantiene l'unità in tutto il corpo, ora con inflessibili decreti ed ora con savi186 temperamenti".
Nondimeno Napoleone punto non si umiliò, onde il pontefice sommo minacciollo del fulmine di scomunica. Infuriò Napoleone e nel 1807 scriveva da Dresda: "Crederebbe egli il papa che i diritti del trono sieno meno sacri agli occhi di Dio che quelli della tiara?... Che può fare Pio vii denunziandomi alla Cristianità?... Porre l'interdetto sul mio trono, scomunicarmi?... Crede egli che le armi cadranno allora dalle mani dei mie soldati?... Forse il tempo non è lontano ed ei vuol continuare a turbare i miei Stati, in cui io non riconoscerò il papa che qual vescovo di Roma, eguale del medesimo grado dei vescovi dei miei Stati. Io non temerò di unire le Chiese: la gallicana, cioè, la italiana, la alemanna e la polacca in un concilio per fare i miei affari senza papa...".
Intanto Napoleone seguì <ad> imperversare. Allora il pontefice mirò più fiso all'alto e si appellò al giudizio di Dio. Infine confortossi con ricordare: "Son pellegrino apostolico! Il ciel m'aiuti che pellegrinando in duolo di patimento me ne ritorni poscia in gioia di trionfo!"