Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Le glorie del pontificato...
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LE GLORIE DEL PONTIFICATO DA ADAMO AL GIUBILEO SACERDOTALE DI SUA SANTITÀ IL PONTEFICE LEONE XIII

XXXIII. Pio VII e Napoleone I

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XXXIII.

Pio VII e Napoleone I

  [115] Era il giorno della Purificazione nel 1808. Il Bonaparte mandò <ad> isolare il pontefice dai suoi cardinali e costringere alle sue pretese il Vicario di Gesù Cristo. Rispose - 1038 -Pio vii: "Io non abbandonerò la Santa Sede che allora quando la forza mi strapperà da essa". Napoleone prese possesso di Roma, e il pontefice in data del 10 giugno 1809 pub<b>licò la bolla di scomunica contro gli usurpatori dei beni e dei diritti della stessa Santa Sede.

  Di subito Pio vii col cardinale Pacca187 fu trasportato allo esiglio. Nel cammino il pontefice trasse il suo borsellino, vi numerò entro 25 soldi e sclamò: "Eccolo il nostro principato!"

  Or i fedeli pregavano ovunque per lui e sclamavano come san Giovanni Grisostomo: "Che dirò io ora? Che posso dire io oggi mai, considerando questi patimenti? Quante prigioni avete voi onorato! Quanti tormenti illustrati!"

  Come più si approssimavano alla Francia, più accresceva l'entusiasmo. A Grenoble alcune migliaia di militari si prostrarono ginocchione come un sol uomo. Pio vii sparge su di quelli un'immensa benedizione.

  Or l'abate Emery tolse <a> parlare al Bonaparte così: "Io sono sull'orlo del sepolcro; nessun interesse umano può aver forza sopra di me, ma il solo interesse [116]della maestà vostra mi obbliga a dichiararle che è importantissimo per lei di riconciliarsi col papa e che altrimenti ella è esposta a grandi sciagure".

  Rispose Napoleone: "Se io potessi per sei mesi studiare teologia, io confonderei voi e il papa". E l'Emery188 crollando il capo aggiunse: "Voi sarete un ingegno ben gagliardo... Secondo il catechismo che lei comandò d'insegnare, il pontefice è il capo della Chiesa, il Vicario di Gesù Cristo, al quale tutti i fedeli devono prestare obbedienza. Onde Carlomagno nel<l'>800 scriveva: Noi non osiamo giudicare la Sede apostolica, poiché noi tutti siamo giudicati da questa Sede e dal suo Vicario".

  Napoleone, ingannato da consiglieri infedeli, addì 17 giugno 1811 raccolse in assemblea 95 prelati delle Chiese di - 1039 -Francia, d'Italia, d'Alemagna. Ma invano, perché non è concilio ma concibiabolo quell'adunanza che non è indetta in nome del pontefice. La voce di san Giulio, papa del iv secolo, gridava tuttodì: "Non sapete voi che vi era il costume di scrivere prima a noi, e che di qua doveva uscir la decisione di ciò che è giusto? Bisognava dunque scrivere alla Chiesa di qui".

  Intanto Napoleone marciava con poderosissimo esercito incontro alla Russia. Ma pendevagli sul capo la spada delle scomuniche del Vicario di Gesù Cristo, ed ei burlavasene tuttavia. Era il 9 maggio 1812. Napoleone con 650 mila uomini e con otto monarchi partì per vincere Alessandro e nuocere all'Inghilterra. Addì 7 settembre [117] combatté intiera la terribile giornata di Moskova che gli costò 40 generali e 40 mila soldati.

  Addì 14 settembre il grande esercito vede sfavillar il sole sui tetti di ferro colorato d'una gran città e scorge le chiese sormontate da una terrazza e campanili coperti da un globo d'oro. Gridarono allora: "Mosca! Mosca!" Ma trovaronla deserta e poco stante fu in fiamme. Napoleone in dare la parola di ritirata svenne. Nondimeno volle inseguire l'avversario, ma la neve cadeva a larghe falde; il freddo aumentava ogni giorno più, i soldati lasciavan cader l'arme dalle mani. Dopo 25 giorni di cammino l'armata di 160 mila uomini fu ridotta a soli 36 mila.

  Scrive il Ségur189: "Sotto vasti porticati o cascine, soldati e ufficiali tutti vi si precipitarono e vi si ammontavano confusamente. Quivi si stringevano gli uni contro gli altri intorno ad alcuni fuochi; i vivi non potendo allontanare i morti dal fuoco, vi si ponevano sopra per spirar anch'essi e servire di letto di morte a nuove vittime. In breve altre schiere di sbandati si presentavano, e non potendo capire in questi asili di dolore, li assediavano.

  Avvenne spesso che ne demolirono le pareti di legno secco per alimentare i loro fuochi. In breve le fiamme si comunicavano - 1040 -alle abitazioni vicine, e i soldati che vi erano riparati mezzo morti dal freddo vi erano poi finiti dal fuoco. I salvi da questi ricoveri trovarono la dimane i loro compagni agghiacciati e ammontati intorno ai loro fuochi spenti. Per uscire da quelle catacombe bisognò che con [118] un orribile sforzo rampicassero sopra il cumulo di questi sciagurati, alcuni dei quali respiravano ancora. Ventimila feriti erano inviati a Vilna e questi, spogliati dagli ebrei, furono gettati sulla via a morire per piacere ai russi. Fecero ciò con barbarie da denunziarsi ai secoli presenti e avvenire... Nella giustizia del cielo noi troveremo la nostra vendetta".

  Così i francesi appellano al giudizio di Dio contro ai lituani, come Pio vii appellò al giudizio di Dio contro i francesi.

  Nel 1815 Napoleone, relegato dagli inglesi in mezzo al mare sull'isola di Sant'Elena, ripete: "Sì, io voglio il prete; vegliate che io sia lasciato solo con lui e non dite nulla". Ed a Montholon aggiungeva poscia: "Generale, io son contento, ho adempiuti i miei doveri; io vi desidero e vi auguro alla vostra morte la medesima felicità". Nel giorno cinque <maggio 1821>190 sclamò: "Io sono in pace col genere umano!" e spirò.





p. 1038
187 Originale: Pane; cfr. Rohrbacher XV, p. 222.



188 Originale: Emeriy; cfr. Rohrbacher XV, p. 233.



p. 1039
189 Originale: Segur; cfr. Rohrbacher XV, p. 270.



p. 1040
190 Per l'integrazione cfr. Rohrbacher XV, p. 302.



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