Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Le glorie del pontificato...
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LE GLORIE DEL PONTIFICATO DA ADAMO AL GIUBILEO SACERDOTALE DI SUA SANTITÀ IL PONTEFICE LEONE XIII

XXXVIII. Il pontefice è nemico d'Italia?

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XXXVIII.

Il pontefice è nemico d'Italia?

   Si leva su in atto di autorità la legge e dice: "Io comando, e in comandare mi sacrifico per il bene del popolo". Or chi oserebbe contraddire giammai?

  Napoleone, reduce da Inghilterra, si presenta alla Francia e le parla: "Son tuo figlio e tuo servo... Se in nulla io ti possa giovare, eccomi pronto fino al sangue". La Francia crede e lo elegge capo del governo costituzionale. Ma Napoleone più pietoso ancora soggiunge: "Oh, se io possa più libero aiutare il mio paese... Io morrò almen più contento...". La Francia allora sclama: "Ebbene sia tu solo imperator massimo!"

  Il francese Proudhon confortò i suoi dicendo: "Napoleone sarà il peggiore o, se meglio si vuole, il primo dei socialisti, l'ultimo degli uomini di governo [136]". Nel fatto e tosto i più - 1054 -elevati posti di università, di seminari, di palazzi, di governo alloggiarono la serpe di un ipocrita, ed ogni alto personaggio o civile od ecclesiastico s'aveva senz'avvedersene un traditore al fianco.

  Siccardi, piemontese, in abolire nel 1850 i privilegi del clero proponeva: "I preti bisogna o non provocarli o bisogna vincerli". Nel 1851 fu tolto in Piemonte il carattere religioso all'ordine di san Lazzaro228 e Maurizio. Gioberti predicava: "Dividete il clero in una classe di sapienti ed in altra di operanti... Predichino poi essi la civiltà... Aboliscano le pratiche che fanno perdere il tempo...". Gli ordini religiosi poi che riposano sul principio della mendicità si dichiararono nocivi e intanto si stesero decreti di soppressione.

  Battaglini osava professare che "solo la dottrina di Lutero può condurre al vero progresso, alla vera civiltà i ticinesi." E Brofferio scrive: "Nei congressi di Parigi del 1854 il sig<nor> Mamiani non ha veduto che sette grandi potenze, io ne ho vedute otto... l'ottava è la rivoluzione". La quale perché non fu sollecitata, Napoleone ebbe gli attentati di Felice Orsini. Dolevansi intanto con dire: "Siamo fratelli, noi non siamo insensibili alle grida di dolore che da tante parti d'Italia si leva<no> verso di noi". Nello stesso tempo Napoleone, essendo il 1858, rassicurava il pontefice che giammai la guerra gli avrebbe nocciuto. Il Mazzini scriveva pure a Cavour da Londra: "Il giorno in cui l'Europa avrà scoperto, come noi già da un [137] pezzo scoprimmo, il segreto della vostra politica, essa torcerà il guardo da voi". Dicevasi parimenti: "Il prete a dire la Messa... Ei non deve discorrere di politica... Canti il Tedeum per la prosperità delle armi italiane od altrimenti, ecco prova novella della Curia romana per la indipendenza d'Italia".

  Rispondeva Pio ix "sé debole affidarsi alla Provvidenza, che non lo avrebbe abbandonato". Dichiarò degni dell'onor degli altari 20 servi di Dio e a loro dinanzi supplicò: "Santi del cielo, pregate per noi!"

- 1055 -  Nel 1854 impose sul capo alla Vergine l'aureola della sua immacolata Concezione e pregò pure: "Regina sine labe originali concepta, ora pro nobis".

  Il clero supplicava come il pontefice sommo. De' sacerdoti che nel 1855 assistevano ai colerosi scrive la Soberania nacional: "Oggi il clero merita la riconoscenza di tutti gli uomini onesti... Nei tempi difficili solo il sacerdote esemplare ed ardentemente zelante può impedire la rovina e la dissoluzione dello Stato".

  Il cappellano Finmeisen nel Baden229 dal pergamo parla così: "Monsignor arcivescovo ordina che questa lettera che vi ho letta sia sparsa tra i fedeli. Or siccome appena sarò disceso da questa cattedra io sarò imprigionato e mi saranno tolti gli esemplari che mi sono rimasti, così prendeteli voi, o fedeli cattolici". In dire ne sparse centinaia in mezzo alla folla dei fedeli, essendo presenti gli ufficiali del governo. Il Roprano, par<r>oco c<i>eco, non lesse la circolare, ma se la mise in memoria e così recitolla al popolo.

  [138] A Torino era morto il Santarosa irretito230 nelle censure ecclesiastiche, e nondimeno se ne pretendevano i funerali sacri. Allora il Fransoni231 stringendo la destra a Pittavino, il par<r>oco di San Carlo, parlò: "Caro padre provinciale, ora eglino, Servi di Maria, ed io, arcivescovo di Torino, bisogna che ci prepariamo non solo ad essere cacciati, ma a soffrire quant'altro la rabbia del demonio saprà suggerire. Facciamo però il nostro dovere e abbandoniamoci nelle mani del Signore". Allo indomani i religiosi furono scacciati e l'arcivescovo condannato allo esiglio. I francesi cattolici gli porsero la croce pettorale di monsiglior Affre dicendo: "Riposi la croce di un martire sul petto di un confessore".

  Il vescovo di Cagliari232 fu pure incarcerato. Onde i vescovi sardi protestarono: "Perché si vuol fare fra di noi quello che i sofisti francesi imposero nel Novantuno, quando si accingevano - 1056 -ad atterrare il tempio, a proclamare il culto della dea ragione e che si preparavano al regicidio?"

  Ed il vescovo e senator Billiet lamentava nel VeroVeropub<b>lico Parlamento: "Quando si insulta nelle vie di Torino e sui giornali a' miei bianchi capelli ed al carattere episcopale, non mi lagno per me, ma per una città dove simili insulti sono tollerati; è per lei che io temo i castighi del cielo". Al che rispondevano di soppiatto i nemici della Chiesa: "Sempre così i preti... I vescovi sono i minori fratelli del papa, che è il nemico naturale della patria".

  [139] Oh, il sangue come sale alla fronte in vedere certi fatti... in ascoltare certi discorsi.





p. 1054
228 Originale: Lazaro; cfr. Balan I, p. 745.



p. 1055
229 Originale: Il cappellano Fummeisen in Baviera ; cfr. Balan I, p. 876.



230 Originale: irritato; cfr. Errata corrige.



231 Originale: Franzoni; cfr. Balan I, p. 723.



232 Originale: Sassari; cfr. Balan I, p. 732.



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