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LE GLORIE DEL PONTIFICATO DA ADAMO AL GIUBILEO SACERDOTALE DI SUA SANTITÀ IL PONTEFICE LEONE XIII XLI. Ove siamo?... Chi ci salva? |
XLI.
Ove siamo?... Chi ci salva?
L'evidenza dei fatti ci fa esclamare con alto segno di spavento: "Ove siamo?... Chi ci salva?...". E la stessa evidenza dei fatti e la voce della coscienza ci fanno chiaramente intendere: "Siamo sull'orlo del precipizio sociale... Solo il Signore e il Vicario del suo Cristo ci possono salvare".
Martin Lutero gridò all'Europa: "Abbiamo la nostra ragione e la Bibbia; che ci importa a noi di un papa-asino?...". [151] Ma il filosofo Leibnizio osservò: "E' veramente a temere che l'ultima delle eresie non sia l'ateismo, od almeno il naturalismo".
E la previsione del filosofo non fallò. Nel 1817 la stessa compagnia dei pastori calvinisti a Ginevra protestava: "Cristo non è Dio... Egli è, con Strauss, un adombramento di verità, una trasformazione di fatti naturali". "Dio -- dice Fichte -- è l'io universale, e l'io e il non-io sono nell'io254... Animale universale... Universo fenomenale". "Egli è -- continua Mazzini -- Dio e il popolo, ovvero Dio è il popolo". Ed il Moleschott- 1066 -: "Noi siamo regolati da un moto immagazzinato"255. E la loggia di Liegi nel 1865 sclama: "Solo gli imbecilli ricordano e sognano ancora un Dio... Celebriamo il culto della nostra madre comune, la terra".
Queste teorie, che sono eresie massime ed infedeltà pessime, trassero in qualche inganno un ceto di cattolici che si dissero poi sopran<n>aturalisti256, tradizionalisti, i quali guidati da Montaigne, dal Malebranche257, dal De Bonald e dall'infelice Lamennais pretesero <di> determinare che il criterio d'ogni verità è nel senso comune, inteso nel significato di consenso universale del genere umano.
Nel 1855 la Sacra Congregazione dell'Indice propose ai tradizionalisti di Francia di soscrivere il seguente formulario: "La ragione258 può dimostrare [152] con certezza l'esistenza di Dio, la spiritualità dell'anima, la libertà dell'uomo".
Nel Concilio Vaticano furono condannate le pessime dottrine del razionalismo e del materialismo.
L'ontologismo259 poi, che suppone avere la ragione una immediata e concreta intuizione260 di Dio senza logico discorso, fu condannato nel senso che "sia naturale all'uomo la cognizion di Dio diretta ed immediata", lo che si dà solo in paradiso.
Il Concilio Vaticano colpì pure di anatema la seguente proposizione: "I decreti della Sede apostolica e delle romane Congregazioni impediscono il libero progresso della scienza". La proposizione condannata è contro ai razionalisti, che col Laveleye261 pretendono "uno svolgimento interno delle dottrine che, con lento, continuo, spassionato, silenzioso lavoro di erudizione volgesi a rimaneggiare le tradizioni e le credenze ed a cacciare finalmente il sopran<n>aturale... La rivelazione è - 1067 -imperfetta e perciò è soggetta ad un continuo, indefinito progresso, corrispondente al progredire dell'umana ragione".
Superbi del secolo, umiliatevi! Chi vi condanna è la Chiesa, la Chiesa che secondo Bossuet "è la società dei figli di Dio, l'esercito del Dio vivente, il suo regno, la sua città, il suo tempio, il suo trono, il suo santuario, il suo tabernacolo. Diciamo qualche cosa di più profondo: la Chiesa è Gesù Cristo, ma Gesù Cristo diffuso e comunicato".
Infelici quelli che contraddicono alla Chiesa del Signore! Costantinopoli, la gran città, nel 381, regnando [153]Teodosio, ottenne il primato di onore dopo la Chiesa di Roma. Ma la meschinella menò troppo vanto. Le dolse perfino essere seconda a veruna; e quando la Chiesa di Roma <lottava> per arrestare eretici ariani e priscillianisti262 che bestemmiavano lo Spirito Santo procedere dal Padre e non dal Figlio, e il pontefice al Simbolo costantinopolitano263 aggiunse la voce Filioque, i greci, sempre cavillosi e infinti, tolsero pretesto a separarsi.
Il malo esempio da oriente passò poi in occidente nella persona di Marsilio, di Vicleffo264, di Giovanni Huss, di Marcantonio de Dominis, di Launojo265 che osarono insegnare avere il divin Salvatore dichiarati eguali in autorità gli apostoli e ne fecero del pontefice un semplice deputato o mandatario della Chiesa. Rénan266 perfino negò che Gesù Cristo giammai abbia istituita una gerarchia. Febronio bestemmiò: "Quale in Senato è il presidente, tale nel collegio apostolico era Pietro". Onde fu condannato il Febronio e con lui Tamburini nel suo libro La vera idea della Santa Sede, non che Antonio Bianchi Giovini nell'opera Storia dei papi.
I giansenisti osarono chiamare il pontefice "segno, bandiera dell'unità e capo ministeriale".
Luigi xiv re pretese farne del papa un suo cappellano imperiale,- 1068 - onde gli inglesi già spalancavano gli occhi per scorgere se Luigi si sarebbe dichiarato capo visibile della Chiesa gallicana. E già il re dei vescovi che il circondavano diceva: "Non sarebbe rimasto, per quei signori, che [154] io non avessi preso il turbante", tanto caddero in basso in soscrivere i quattro famosi articoli organici nella funesta assemblea del 1682.
Il mondo cattolico levossi incontro a quelle detestabili proposizioni, e Alessandro viii nel 1691 le condannò, ma il mal seme gettato crebbe nel pessimo albero della Costituzione civile del clero del 1790. Napoleone stesso nel 1802 osava imporre l'insegnamento dei quattro articoli protestando così: "Se non si abbassa l'autorità del pontefice, i vescovi che son eglino ancora?...". Ma gli rispondeva il Vicario di Gesù Cristo con san Gregorio Magno: "E' mio onore l'onore della Chiesa universale. E' mio onore la solida forza dei miei fratelli. Allora io sono veramente onorato quando a qualunque siasi di loro non vien negato il debito onore... Come il papato è di istituzione divina, così lo è pure l'episcopato. Anche esso ha i suoi diritti in virtù di questa istituzione, che il papa non ha né il diritto né il potere di cambiare".
In appoggio di che Pio vi condannò come falsa, temeraria, prossima all'eresia, la dottrina che statuisce "la riforma degli abusi circa la disciplina ecclesiastica dipendere e doversi stabilire insieme dai vescovi e dai parrocchi, ed ove sia tolta ai par<r>ochi e sacerdoti la libertà di decidere, essere indebita la sommissione ai suggerimenti ed ai comandi dei vescovi".
La ragion di ciò è che Gesù Cristo è unito colla sua Chiesa, noi siamo battezzati in un sol corpo e tra la Chiesa e Gesù Cristo è la connessione come [155] del capo colle membra nell'uomo. Onde protestava sant'Agostino: "Io non crederei al Vangelo, se non mi muovesse l'autorità della Chiesa cattolica".
E sant'Ilario con tutti i Padri santi insegna: "La fede di Pietro è il fondamento della Chiesa. Per questa fede sono impotenti contro di lei le porte dell'inferno". Il pontefice Innocenzo i nel 417 scriveva al Concilio di Milevi: "Avete approvato che ciò fosse riferito al nostro giudizio, sapendo che cosa si debba all'apostolica Sede".
- 1069 - Il Signore istituì Pietro infallibile in guidare le anime al cielo perché, secondo lo stesso san Paolo, noi non ci trovassimo come pargoli fluttuanti, né venissimo aggirati da ogni soffio di opinioni267. Consoliamoci noi figli della Chiesa. La Chiesa ci salva. "I venti soffieranno -- esclama l'illustre Bossuet -- le tempeste non cesseranno di sollevarsi, l'inferno ruggirà con ogni sorta di tentazioni, di persecuzioni, di empietà, di eresie, senza che essa possa andarne scossa né la sua visibile missione venirne interrotta un solo istante: ecco ciò che vedrassi ognora cogli occhi propri, né un fatto sì meraviglioso mancherà ai fedeli giammai...".
Lode al Signore che nel Concilio Vaticano inspirò il dogma della infallibilità pontificia! Noi siamo salvi e lo saranno tutti i credenti sino alla fine seguendo il pontefice infallibile!