Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Le glorie del pontificato...
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LE GLORIE DEL PONTIFICATO DA ADAMO AL GIUBILEO SACERDOTALE DI SUA SANTITÀ IL PONTEFICE LEONE XIII

L. Lumen de coelo

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[- 1096 -]

L.

Lumen de coelo

  [192] Quando ci sia dato scorgere figura veneranda di pontefice sommo che ginocchione, col pastorale abbassato, volge l'occhio fidente alla Vergine del rosario e per essa al cielo, e - 1097 -dall'alto il Padre e lo Spirito Santo che spandono fasci di luce quaggiù con il motto Lumen de coelo, allora ci rallegriamo massimamente perché siamo alla presenza di Leone decimoterzo. Ivi è la eletta dei maggiori fratelli, i personaggi provvidenziali, i patriarchi e direttori delle istituzioni cattoliche, che accompagnando i semplici fedeli e segnando coll'indice sclamano: "Lumen de coelo! ". Accorriamo tutti, ché il Signore in cielo parla a bocca del suo Vicario in terra! Affrettiamoci, ché in ispecie dal profeta san Malachia il sapientissimo pontefice che ci governa fu già da molti secoli predetto e salutato "Luce dal cielo, Lumen de coelo".

  Il canonico Cottolengo che godeva dirsi "Giuseppe conta niente, il guastamestiere delle opere della Provvidenza, il servo inutile de' suoi signori, i poverelli di Cristo", veniva ripensando: "Il Signore è, ed egli provvede alle creature dei figli che confidano in lui. Or se Dio m'aiuta che io lo possa pregare, possibile che ei non ascolti i gemiti del suo servo, benché immeritevole?" Disse e intanto profuse il suo cuore [193] innanzi al Santissimo Sacramento e con il corpo carico di cilizii ed estenuato dai digiuni venne al Lumen de coelo, il superiore, e supplicò: "Credete che io sia chiamato per essere amico e servo de' poverelli, i più abbandonati?... Oh, se mi fate intendere il voler divino, qual pro per me!...".

  Intese adunque che sì, e allora Giuseppe Cottolengo, il canonico alla collegiata del Corpus Domini in Torino, si circondò tutto intorno di una famiglia numerosissima di tremila poveri, ai quali porgendo quotidianamente il cibo suo al corpo ed all'anima, giubilavane dicendo: "Non dubitatene giammai, perché voi siete in questo luogo che si chiama Piccola Casa della divina Provvidenza. Oh come ben si vive e come ben si muore sotto le ali della provvidenza del Signore!...". Giuseppe Cottolengo in morendo confortava tutti dicendo: "Io sono stato non altrimenti di un soldato che ho montata la guardia; or che è per passare l'ora mia, altri sottentrano". In dire spirava soavemente nel bacio del Signore, essendo l'anno 1842.

  A montar la guardia per 38 anni nella Piccola Casa della divina Provvidenza, Dio chiamò il canonico Luigi Anglesio, - 1098 -che morendo fu salutato il piccolo santo di Torino. Ed ora il sacerdote Domenico306 Bosso monta la guardia alla sua volta, e così il Signore continua quaggiù quel miracolo di Provvidenza al quale mirando Pio ix sclamava con gaudio ineffabile: "Eccola la piccola città dei santi!" Questa tuttodì guarda a Roma ed al Vicario di Gesù Cristo, e sclama fidente: "Eccolo il Lumen de coelo e la salvezza nostra!"

  Nello stesso [194] tempo, e d'accanto alla Piccola Casa della divina Provvidenza in Torino, il sacerdote Giovanni Bosco è cresciuto alla sua volta padre di numerosa figliuolanza, dugentomila fanciulli del popolo curati nelle diverse parti del mondo, ed è divenuto patriarca di quella fiorente congregazione che si chiama dei salesiani. In questa i nomi carissimi di Cagliero, di Fagnano, di Costamagna, di Lasagna, passano in benedizione sulle labbra ancor degli americani di Buenos Ayres, non che degli abitatori selvaggi delle terre di Patagonia.

  O gran padre e patriarca illustre! Fortunati quei giovinetti quando nel 1854, infierendo il cholera in Torino, ascoltarono la vostra voce che diceva: "Proponete di non commetter peccato mortale e poi affrettatevi in cura dei colerosi, ché nessun di voi sarà preso da male!" Fortunati quei cuori, ai quali sus<s>urrando d<on> Bosco quelle voci: "Vuoi tu esser mio amico?", ascoltarono ed or che continuano perseveranti!

  Migliaia sopra migliaia di cuori in ogni nazione, i quali non possono lasciar la famiglia per seguire d<on> Bosco, si fanno suoi cooperatori nella impresa di salvare la gioventù pericolante. E le figlie del divoto sesso si affrettano ai piedi dell'uomo di Dio e mutano il nome al secolo in quello di suore di Maria ausiliatrice, e si moltiplicano in numero e raddoppiano in fervore tuttodì per girsene pellegrine ancor elleno fino alla Terra del Fuoco per rintracciare dove sono anime a salvare. E così, per mezzo di tanti banditori evangelici, il - 1099 -nome di don [195] Giovanni Bosco risuona in benedizione egualmente nel Nuovo Mondo che in questo Vecchio.

  Lodovico da Casoria, che testé da Napoli volò al paradiso con bella fama di santità, questi opeò il bene alla gioventù. Adoperò pure valendosi di novelle istituzioni, come don Bosco che ad ogni bisogno di novella luce ripeteva: "Andiamo al veggente: in Roma è Lumen de coelo, il Vicario di Gesù Cristo. Oh, ci diriga e sia benedetto il nome e la persona di Leone decimoterzo!"

  Il sacerdote Nicoò Olivieri da Genova e il successore a lui, il sacerdote Biagio Verri da Milano, diedero la vita fra immensi stenti in redimere delle morette schiave in Egitto. Benedetti apostoli del Signore, presero il volo al paradiso accompagnati dalle copiose centinaia di quelle anime dei negri battezzati e salvi.

  I personaggi apostolici accennati hanno tuttodì compagni assai dell'un sesso e dell'altro in molteplici condizioni della vita, i quali guardano al Lumen de coelo, e scorta che un'opera è dal superiore ben voluta, già si reputano sicuri e vi s'accingono con ferma fede a compierla. Così operano i comitati per le feste giubilari di sua Santità, il sapientissimo pontefice che ci governa.

  In essi ha il Comitato generale promotore che dirige altri comitati sottomessi, chiamati il Comitato per la stampa, per l'offerta dei doni, per i pellegrini, per gli album, per gli artisti, per gli indirizzi. I capi dirigenti di questi comitati, che sono eletti dei più cospicui personaggi del clero e del laicato, alla loro volta guardano all'alto e sclamano: "Lumen [196] de coelo! Cristiani, uno ad uno ovvero adunati nelle istituzioni cattoliche, tutti voi uomini e donne di fede, fanciulli e fanciulle d'ogni grado e condizione, accostatevi a venerare il pontefice nelle imminenti festività. Egli è il pontefice, l'erede legittimo del sommo pontificato e di tutte le divine promesse fatte al principe degli apostoli. Egli è giustizia e luce del mondo, pietra incrollabile della Chiesa, padre di tutti i credenti".

  A queste preghiere di appello i fedeli da tutto il mondo corrispondono con un dire unanime: "Eccoci figli devoti! Noi - 1100 -offeriamo al comune padre il tributo delle nostre sostanze nel meglio che da noi si possa in oggetti di culto sacro ovvero di arte e di industria cattolica. Offeriamo in individuo e collettivamente l'obolo del nostro danaro. Ma sovrat<t>utto noi inchiniamo al Vicario di Gesù Cristo il tributo doveroso dei nostri intelletti. Noi obbediremo in tutto ciò che egli ci comandi, obbediremo puranco in quello che ci consiglia. Al Vicario di Gesù Cristo, perché lo presenti a Dio, noi offeriamo il tributo dei nostri cuori. Ed or le preghiere nostre saranno incessanti. Ma specialmente nel giorno più solenne del primo gennaio 1888 e nelle ore più memorande dalle sette alle nove antimeridiane, quando il pontefice sommo offerirà per i bisogni di tutto il mondo l'ostia santa, allora noi ci uniremo più strettamente a lui con lo spirito o, se tanto ci fia possibile, collo spirito e col corpo insieme".

  Né contenti alle semplici parole, centomila dall'Italia già inviarono le proprie adesioni scritte, e [197] l'Austria e la Germania e la Spagna e il Belgio e la Francia e le altre nazioni cattoliche ne imitano i generosi esempi. Hanno tripudiato tanto i cattolici del mondo alle nozze d'oro di Pio ix nel 1869. Oh quanto ne esulteranno testé alle nozze d'oro di Leone xiii!

  Già da più anni la stampa cattolica ne promuove le solennità e da più anni cuori intrepidi battono per queste feste giubilari e mani operose faticano. Già le singole diocesi hanno fatto mostra giuliva dei doni offerti al pontefice, e tutte le diocesi, e per poco tutte le par<r>oc<c>hie e le istituzioni del mondo cattolico, hanno pure offerto pegno veritiero del loro affetto, e gli individui, anche più poveri, l'obolo del proprio cuore.

  Laboremus tutti et oremus! Fatichiamo e preghiamo ancora più perché Leone xiii è Lumen de coelo, lo splendore del cielo. Laboremus tutti et oremus e confidiamo che la fede santissima rifiorirà in Italia, dove sono le opere del Cottolengo, del Bosco e di più altri personaggi santi. Rifiorirà la religione in Italia dove al governo della Chiesa è Leone xiii, Lumen de coelo. Il santissimo nostro padre e pontefice Leone xiii viva sempre e comandi e regni su di noi!

 

 

ixt





p. 1098
306 Originale: Giovanni; Domenico Bosso (1824-1891) fin dal 1881 era alla guida della Piccola Casa della divina Provvidenza; cfr. Dizionario degli istituti di Perfezione; I Roma 1974, col. 1540.



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