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XIII.
Gottardo si incamminò verso al paradiso dal monastero di san Maurizio nell'anno 1038. I monaci che l'assistevano asciugavano lagrime di tenerezza e poi dicevano: "È morto un santo". I popoli vicini accorsero [27]in folla e con mestissimo accento aggiungevano: "È morto un santo". Le genti di
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Baviera e di Sassonia, quelli di Germania e quelle della stessa Italia sclamavano: "È morto un santo".
Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano, venne al duca della città e disse: "È morto un santo. Dedichiamogli in perpetuo nella basilica massima religiose funzioni". È morto un santo. Vescovi e principi muovono a gara per avere una memoria di Gottardo in reliquia venerata. È morto un santo.
Divoti innumerevoli muovono verso al suo sepolcro per impetrar grazia e le ottengono. Il Vicario di Gesù Cristo in terra, allora Eugenio iii, ferma il passo presso al sepolcro di Gottardo e conferma: "Vero, vero, è morto un santo". Allora viene in Francia per il concilio di Reims. Erano centinaia di vescovi con lui. Il pontefice sommo dispone sopra un altare addobbato la immagine di Gottardo, piega poi il ginocchio e prega: "Santo del paradiso, prega per noi"15. Il saluto si ripete a tutti gli angoli della terra. Due miliardi di cuori cristiani ripetono con gioia: "Santo del paradiso, pregate per noi".