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UN POVERELLO DI CRISTO MEMORIE PER LE FESTE MONDIALI DEL SETTIMO CENTENARIO DALLA NASCITA DI SAN FRANCESCO D'ASSISI XII. Vicino al paradiso terrestre |
XII.
[49]Il divin Salvatore stando in croce, si dice che addolorava vicino al capo di Adamo, sepolto colà sotto al Crocefisso. Gesù moriva per riparare i danni del primo peccato. In quel momento la terra e gli animali si commossero essi medesimi. Gli uccelli gemevano, i cavalli degli scribi e dei farisei mettevano i lor musi contro terra, le pietre spezzavansi, le acque e i mari muggivano per alto duolo. Gesù era per dire l'ultima parola di salute universale: "Consummatum est"30. Gesù Cristo, Adamo novello, riparava i mali dell'Adamo antico.
Francesco, fedele seguace del Salvatore, aveva ucciso in sé le ree inclinazioni dell'uomo vecchio. Il poverello di Cristo viveva confitto alla croce del [50]suo Salvatore. Tutta la terra ne godette e gli animali venivano a fargli festa od a compatirlo. Conversava con gli augelli dell'aria, che chiamava suoi fratellini. Questi garrivano intorno a lui quando camminava.
Dimoravano poi in giro e stavano silenziosi quando Francesco, piegate le ginocchia, ponevasi a recitare l'Ufficio divino.
Alle tortore diceva: "Sorelle mie, tortore semplici e caste, venite... Io voglio farvi dei nidi affinché cresciate e moltiplic<hi>ate". Così chiamatele al convento, le addimesticava come le galline. Amava le lodole perché avevano il color cinericcio dell'abito dato da lui ai terziarii. Ma quando vide che una lodoletta maggiore voleva tutto per sé e beccava le altre disse: "Insaziabile e dispietata che sei! Tu morirai di mala morte e nessun animale vorrà cibarsi della tua carne". La lodolaccia perì miseramente. La prima volta che venne all'Alvernia31, gli uccelli l'incontrarono e vennero a posarsi sul suo capo, sulle sue spalle, [51]sul suo seno e sulle sue mani, battendo le ali e movendosi con allegrezza. In questo luogo
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strinse amicizia con un falco che di notte lo svegliava perché sorgesse a cantare il mattutino.
Francesco quando si incontrava in un branco di pecore salutavale e queste correvano a lui per fargli festa. Nel 1222 essendo a Roma conduceva seco un agnello. In partire affidò la bestiolina ad una pia persona. La pecorina dormiva a<i> piè del letto e svegliava al mattino la padrona sua, e le dava delle capate se la scorgeva tarda a recarsi per sue divozioni alla chiesa. Ad una pecorella insegnò a genuflettere ed a lodar Dio come una maestrina di pietà e di divozione. Vedendo pecore che si conducevano al macello, vendeva parte delle sue vestimenta per redimerle. Piangeva poi dirottamente perché quelle gli ricordavano Gesù, agnello innocente che fu condotto al monte Calvario.
Francesco, quando con un pezzo di [52]pane sedeva ad una fonte in mezzo ad un prato, pareva svenire di contentezza in pensare alla bontà di Dio. Bramava avere dei fiori presso alla sua cella perché diceva che gli facevano da maestro in amar Dio e lodarlo.
Quanta delizia in Francesco! Che godimento della natura e degli animali ai piedi dell'uomo del Signore! Sono gioie che ci fanno credere di trovarci in vicinanza del paradiso terrestre.