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UN FIGLIO ILLUSTRE DEL POPOLO CRISTIANO CENNI BIOGRAFICI INTORNO A FR<A> EUSEBIO MARIA DA DONGO VESCOVO IN HU-NAN IV. "Eccoli reduci i poverelli di Cristo" |
IV.
"Eccoli reduci i poverelli di Cristo"
[17]I nostri padri ci parlavano con molti rispetto dei frati fra noi: "Vestivano un saio rozzo ed unico, che li copriva dal collo al calcagno. Per difendersi il capo dal sollione o dalle tempeste, tiravano su il cappuccio che penzola<va> dalle spalle.
Cammina<va>no sempre a piè scalzi. Infervora<va>no i popoli nel ministero delle sacre missioni, commuovevano26 al tribunale della misericordia, allo altare del Santissimo Sacramento rappresenta<va>no sì al vivo la semplicità dei pastori in
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Betlemme! Supplica<va>no a tutte le ore del dì. Nelle ore di mezzanotte sorgevano27 con pio raccoglimento a gemere per i più miseri, i peccatori del mondo. Noi, che siamo meschini e fragili tanto, porgevamo l'obolo della carità al fraticello che a capo scoperto e in nome di Dio ce la domandava. Dicevam<o>gli con fede: Pregate per noi che siamo peccatori [18]nel mondo. Allora erano contenti i nostri cuori, ora non più. Sciagurato Napoleone! Questi come un Nabucco eresse una statua e disse: Adoratemi! Sciagurato con altri anche Giuseppe ii! Questi alla sua volta come un Faraone d'Egitto gridò: Chi osa contrastarmi? Io sono d'Austria l'imperatore sagrestano... Questi meschinelli di frati, che sono i poveri di Cristo, i padri del popolo, gli amici delle plebi, furono sbandati ed ora siamo qui soli ed orfani...". Così ci parlavano i padri nostri.
Il convento di Dongo, già fondato pei Minori riformati nel 1614, fu dunque soppresso dal Napoleone. Ma il nobile donghese Luigi Polti28 Petazzi tanto si adoperò che finalmente richiamò la casa ed i religiosi per abitarla. Queste popolazioni li incontrarono con giubilo.
Ma ritornò un lutto grave quando nel 1868 furono ricacciati dalle confische demaniali. Nondimeno i generosi fratelli Manzi da Milano, che in Dongo conservano pure residenza, riscattarono l'intiero convento. Addì 6 settembre 1871 le popolazioni movevano festanti sclamando: "Eccoli reduci i poverelli di [19]Cristo! Per essi noi avremo molto bene da Dio". E li accompagnavano in trionfo a quella soglia di sacra solitudine.
Fra Eusebio Maria da Dongo scriveva dalla sua missione in China: "Dunque i miei fratelli sono partiti da Dongo?... Oh, come io sospiro di cuore con ciascuno di loro! In ispirito dimoro a<i> piedi dell'altare di quella chiesa e piango dinanzi a quella Vergine delle Lagrime". Dopo il 1871 la gioia tornava
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<a> brillare in volto all'affettuoso Semprini. Scriveva: "Sia lode a Dio. I miei fratelli sono ritornati. Nel mio cuore è un impeto di vivissima gioia".