Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Il Terz'ordine di S. Francesco…
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IL TERZ'ORDINE DI SAN FRANCESCO E L'ENCICLICA DEL PONTEFICE LEONE XIII

I. Lettere a tutto il mondo

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I.

Lettere a tutto il mondo

  [5]Il cuore di un'anima pia nell'affetto dei suoi desideri si estende a somiglianza degli affetti del cuor di Gesù Cristo. I buoni vorrebbero essere presenti a tutte le sciagure umane per compatirle e avere braccia di soccorrere a tutti.

  Considerate in questo proposito la persona e il cuore dell'umile servo di Dio Francesco d'Assisi. Infermo era Francesco e non poteva percorrere a tutti gli angoli della terra. Era l'anno 1213. Egli si sforzava con scrivere così: "A tutti i cristiani, chierici, religiosi, laici, uomini e donne, che sono nell'universo. Oh quanto felici e benedetti sono quelli che amano Dio e adempiono esattamente ciò che Gesù Cristo ordina nel

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Vangelo: Amerai il Signore Iddio tuo con tutto il [6]cuore, con tutta l'anima tua, e il tuo prossimo come te stesso1! Amiamo Dio e adoriamolo con gran purità di mente e di cuore, perocché questo è quello che esige2 sopra tutte le cose.

Egli ha detto che i veri adoratori adoreranno il Padre in ispirito e in verità, e che quelli i quali l'adorano, in ispirito ed in verità lo debbono adorare3. Vi saluto nel Signore".

  Queste parole del santo infiammarono i cuori. Pregato a scriverne altre esortazioni, estese altra lettera nella quale, esortando tutti alla carità, alla giustizia, alla preghiera, ai Sacramenti, conchiude poi colla descrizione d'un cristiano interessato che muore senza restituire. Egli cade in profondo e quelli che rimangono consumano la roba in divertimenti, e quando è finita imprecano al morto che non abbia adunato tesori più copiosi. Due anni di poi, cioè nel 1215, Francesco, ricevuto in dono dal conte Orlando da Chiusi il monte Alvernia, scriveva ai suoi frati e diceva: "Ecco provvidenza del Signore! Pensiamo a Dio sempre, che Dio penserà a noi. E viviamo sempre poveri, perché scorgendoci tali in realtà, i buoni in nome di Dio ci soccorreranno".

  [7]Nell'anno 1219 scriveva a tutti i superiori dell'Ordine in questo senso: "A tutti i custodi de' frati Minori che vedranno queste lettere, fra Francesco, il minimo dei servi di Dio, li saluta e loro desidera la santa pace nel Signore. Sappiate che dinanzi a Dio vi sono cose alte e sublimi, che dagli uomini sono stimate talvolta come vili e abbiette; per lo contrario vi sono delle cose che gli uomini stimano grandemente, ma sono del tutto spregevoli agli occhi di Dio. Pregovi quanto posso dinanzi al nostro Signore Iddio di presentare ai vescovi ed agli altri ecclesiastici le lettere che trattano del santissimo Corpo e del santissimo Sangue di Gesù Cristo, e di ben ritenere ciò che noi vi abbiamo raccomandato intorno a questo misterio. Procurate ancora di far copiare e distribuire quanto - 113 -prima le altre lettere, che vi indirizzo per li governatori, consoli e presidenti, nelle quali sono avvertiti d'invigilare acciocché le lodi di Dio sieno celebrate pubblicamente. Vi saluto nel Signore".

  Le lettere che accenna ai magistrati dell'universo son di questo tenore: "A tutti i potentati, governatori, consoli, giudici, [8]magistrati che sono nell'universo e a tutti gli altri che riceveran queste lettere, fra Francesco, vostro umilissimo e miserabile servo nel Signore, vi saluta tutti e vi desidera la pace.

Considerate attentamente che s'avvicina il della morte; pertanto vi prego con tutto il rispetto possibile di non dimenticarvi di Dio nell'imbarazzo in cui siete degli affari del mondo, e di non trasgredire i suoi Comandamenti, perocché tutti coloro che si allontanano dal Signore sono da lui maledetti e saranno da lui posti in oblivione. Nel della morte sarà loro tolto tutto ciò che sembrava eglino possedessero, e quanto più saggi e potenti saranno stati in questo mondo, tanto più nell'inferno tormentati saranno. Vi consiglio dunque, signori miei, di fare una vera penitenza preferendola ad ogni altra cosa, di ricevere umilmente e con amore il santissimo Corpo e Sangue di nostro signor Gesù Cristo in memoria della sua passione, di riferire a Dio l'onore che vi ha fatto di affidare a voi il governo del suo popolo, di fare che tutte le sere diasi qualche segno acciocché dal popolo sia onorato l'onnipotente Signore e gli sieno rendute le grazie dei benefici ricevuti. Se [9]in ciò mancherete, sappiate che gliene renderete conto nel del giudizio. Quelli che conserveranno presso di sé ed osserveranno questo scritto, saranno benedetti da Dio". Ciò Francesco scriveva con la semplicità di un discepolo e con lo zelo di un apostolo del divin Salvatore.

  Il sommo pontefice Leone xiii, con il cuore di padre di tutti i fedeli e con il fervore del pontefice sommo, indirizza soventi sue lettere a tutti i fedeli della Chiesa e a tutti gli uomini del mondo. In data di Roma il 17 settembre 1882 scriveva una lettera enciclica sul settimo centenario di san Francesco d'Assisi e sulla propagazione del Terz'ordine francescano. Il pontefice sommo scrive a tutti i patriarchi, primati, arcivescovi e vescovi del mondo cattolico aventi grazia e

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comunione colla Sede apostolica. Come Francesco, l'uomo della provvidenza, si fa a correggere i costumi scaduti di un secolo corrotto, così papa Leone, l'insignito dell'aureola di Vicario del Signore, scrive per affrancare la fede vacillante ed i costumi pericolosi di un secolo [10]minaccioso, e spera col divino aiuto di riescirvi. Noi ci inchiniamo all'arrivo degli inviati che ci parlano di tutto cuore e con tanta maestà. Riceviamo con ossequio e con gratitudine il tenore di scritti venerandi, destinati a portare al mondo tutto la salute.





p. 112
1 Lc 10, 27.



2 Originale: scorge; cfr. C. Chalippe, Vita di s. Francesco, p. 109.



3 Gv 4, 23s.



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