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IL TERZ'ORDINE DI SAN FRANCESCO E L'ENCICLICA DEL PONTEFICE LEONE XIII IX. Salvatore di anime con Cristo |
IX.
[59]Vedere un'anima che si incammina a perdizione eterna è compassione estrema. È sì gran pietà che a ripararvi mosse il Figlio dello Eterno a vestirsi di umana carne e comparire fra noi dottore delle genti e salvatore delle anime. Un'anima che
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si incammina a perdizione è sì alta pietà che per ciò se ne struggono tutti i cristiani di cuore.
Francesco d'Assisi dolevasene vivissimamente. Il cielo si ebbe pietà e gli inspirò che percorresse pure la terra in predicazione a salvare le anime dei peccatori. Quel poverello si affrettò ed alla gente diceva: "Il Signore vi dia la pace... Pace e bene, pace e bene a tutti". Ma molti beffeggiavano Francesco ed i suoi compagni. Fra Egidio dolevasi che non ricevessero tutti la pace del Signore, ma Francesco soggiungeva: "Perdonate loro, perché non sanno quello51 che si facciano52. V'assicuro [60]in verità che in progresso di tempo vi saranno molti nobili e principi i quali rispetteranno e voi ed i nostri fratelli, quando loro direte queste stesse parole". I novelli missionari con grande esempio di povertà e di umiltà percorrevano la terra e giubilavano quando erano maltrattati. Quando poi incontravano lodi temevano di sé con dire: "Dacché gli uomini ci onorano, noi abbiamo perduta la nostra gloria".
Un giorno Francesco si rivolse a' suoi e disse: "Consideriamo, fratelli miei cari, qual sia la nostra vocazione53. Il misericordioso Signore non ci ha chiamati solamente per la nostra salute, ma per la salute ancora di molti altri. Ci ha chiamati affinché noi andiamo ad esortare il mondo tutto più con l'esempio che con le parole, a far penitenza e ad osservare i divini precetti. Noi agli occhi del mondo sembriamo spregevoli ed insensati, è vero, ma non vogliate per questo temere, fatevi coraggio e confidate pure che il Signore, il quale ha vinto il mondo, parlerà in voi d'un'efficace maniera". Di questa guisa esortavali allo zelo, alla santa povertà, alla pazienza. Conchiudeva con rivolgere loro quel buon avviso del re Davide: "Lasciate [61]pure al Signore la cura de' vostri bisogni ed egli vi manterrà"54. Distribuì poi i loro viaggi in forma di croce verso le quattro parti del mondo, e ben sapendo che ei doveva servir loro di modello a' suoi frati, prese
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subito per sé una parte con un compagno ed inviò altri sei a due a due inverso le altre parti.
Predicavano con semplicità ma con frutto meraviglioso. Fra Bernardo Quintavalle era venuto a Bologna; postosi a predicare alla piazza, tutti lo spregiavano, ma egli di buon animo sosteneva e continuava l'ufficio suo, finché un giureconsulto venne a richiederlo ed egli presentogli copia della Regola.
Disse allora l'avvocato agli astanti: "Vi protesto di non aver mai veduta cosa sì perfetta e sì sublime come questo tenor di vita. Coloro che maltrattano quest'uomo sono rei di un gran delitto. Si dovrebbe per lo contrario ricolmarlo di onori, come grande amico di Dio". E tosto gli offerì casa, fu colmato di plauso e tutti si affrettavano per ascoltare e vedere. Il Quintavalle scriveva poi a Francesco: "Padre, in Bologna il tutto <è> ben disposto. Ma mandatevi altri religiosi fuori di me ad abitare, perocché non ardisco di fare quivi [62]alcun frutto, ed è ancor da temere che io non mi perda a motivo dei grandi onori che in quella città mi si fanno". Francesco profittonne per diffondere le predicazioni nelle Romagne, ed egli in persona in quell'anno 1212 predicava la Quaresima in Assisi con frutto mirabile. I peccatori cadevano pentiti a' suoi piedi, le paci si davano fra le parti discordi.
In ritornare dalla predicazione, rientrava in Santa Maria degli Angeli per discutere seriamente la propria coscienza e ammaestrare i seguaci novelli che si affidavano alla sua direzione. Nell'anno 1217 fu invitato <a> predicare dinanzi al pontefice, ma a condizione che si disponesse con un discorso studiato. Si preparò Francesco, ma salito in pergamo non ricordò un solo dei pensieri descritti. Se ne scusò dunque e posesi55 <a> predicare come sentissi inspirato. Il discorso piacque sommamente. Il pontefice volle poi sempre un de' suoi seguaci a predicare la Quaresima alla sua presenza. Questo costume si è poi osservato in avvenire fino ad oggidì per lo spazio di settecento anni.
Intanto Francesco s'umiliava con dire: "Non conviene che
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il popolo mi stimi per un uomo di vita austera. V'assicuro che io non merito di essere trattato come un [63]uomo spirituale, poiché sono un uomo carnale e sensuale e goloso, onde voi tutti dovete sprezzarmi". I demoni spesso lo tormentavano; sovrat<t>utto quando Francesco esercitavasi in digiuno ed in orazioni ferventi, gli spiriti maligni affliggevanlo a guisa di un Giobbe tribolato. Ma Francesco rivolto ai demoni così loro diceva: "Spiriti maligni e ingannatori, fate pur contro di me quanto potete, giacché alla fine non potete far più <di> quello che il Signore vi permette; eccomi pronto a soffrire allegramente tutte quelle pene ch'egli vorrà che io soffra". Così Francesco con la parola e con l'esempio convertiva le genti.
Con la parola e con la fede vinceva gli stessi spiriti infernali.
Tale è un salvatore di anime con Cristo.
Noi a guisa di Francesco possiamo parimenti e con la parola e con56 l'esempio giovare alle anime del nostro prossimo. A questo alto scopo il sommo pontefice promuove <con> così tanto zelo il santo Ordine del terziariato di penitenza. Nella sua lettera <la> 17 settembre 1882, che è diretta ai vescovi di tutto il mondo cattolico, disse: "Perciò ci siamo risoluti, venerabili fratelli, di indirizzarvi con questa lettera [64]la nostra parola, non solo a fin di rendere testimonianza pubblica della nostra devozione a Francesco d'Assisi, ma per eccitare altresì il vostro zelo a promuovere insieme con noi la salute dell'umano consorzio, mercé il rimedio che abbiamo indicato".