Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Il Terz'ordine di S. Francesco…
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IL TERZ'ORDINE DI SAN FRANCESCO E L'ENCICLICA DEL PONTEFICE LEONE XIII

XVIII. Un cuor contento

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XVIII.

Un cuor contento

  [118]Gran benedizione su questa terra è un cuor contento. Contento poi è quel cuore che, nutrendosi di carità santa, ottiene di vivere accanto a Dio che è fonte di tutta consolazione129. Dice il pontefice Leone nella sua enciclica allo episcopato cattolico: "Finalmente signora e regina di tutte le virtù è la carità verso Dio e verso il prossimo, la quale in sua possanza disacerba le molestie inseparabili dall'adempimento del dovere, e per quanto gravi sieno gli affanni della vita, ella sa renderli non pur sopportabili, ma soavi".

  Voleva san Francesco far intendere ai suoi in che consista la vera allegrezza di spirito. Propose a questo scopo tale similitudine: "Suppongo che noi arriviamo al convento di santa Maria degli Angeli ben bagnati, tutti130 infangati, gelati di freddo, [119]morti di fame, e che il portinaio invece di introdurci in convento ci lasci fuori della porta in questo miserabile stato, dicendo tutto sdegnato: Voi altri siete due oziosi e vagabondi, che andate pel mondo e rubate la limosina a coloro che veramente son poveri. Se noi in tal caso soffriamo con pazienza... scrivete131 pure che ivi sta la perfetta allegrezza.

Suppongo di più che noi continuiamo a battere alla porta e che il portinaio, riguardandoci come uomini importuni, venga a darci di buoni schiaffi dicendo: Partitevi di qua, mascalzoni, andate all'ospitale, qui non c'è niente da mangiare per voi...

Supponghiam finalmente che, ridotti a tale estremo, il freddo, la fame e la notte ci costringano a far istanze con lagrime e con grida per entrar nel convento, e che il portinaio tutto adirato esca fuori con un nodoso bastone, ci prenda pel cappuccio, ci getti nella neve e ci dia tante legnate che ci copra

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di piaghe. Se noi sostenghiamo tutti questi mali con giubilo, considerando che participar dobbiamo dei patimenti del nostro benedetto signor Gesù Cristo, scrivete pure e notate con diligenza che per un frate minore questo è il motivo d'una vera allegrezza. [120]Da tutto ciò sentite la conclusione. Fra tutti i doni dello Spirito Santo132 che Gesù Cristo ha conceduti e concederà a' suoi servi, il più considerabile si è di vincere133 se stesso e di sofferir volentieri per amor di Dio obbrobri e dolori, a fine di corrispondere all'amore che egli ha per noi...

Nelle tribolazioni noi possiamo gloriarci ad esempio dello stesso Apostolo che diceva: Guardimi Dio di gloriarmi d'altro fuorché della croce di Gesù Cristo134. Lo stesso san Paolo aggiungeva ai filippesi: A voi è stata data per onore di Cristo la grazia non solamente di credere in lui, ma eziandio di patire per lui135. Degli apostoli poi è scritto che uscirono dal concilio pieni di allegrezza, per essere stati fatti degni di ricevere oltraggi pel nome di Gesù"136.

  Diceva Francesco: "Fate, o Signore, che la dolce violenza del vostro ardente amore [121]mi separi da tutto ciò che sta sotto il cielo e m'assorbisca interamente". In guardare a Gesù infante commovevasi a sensi di ineffabile tenerezza. In guardare a Gesù crocefisso asciugava lagrime di compunzione. E quando stava dinanzi ai santi altari dimorava come un serafino, esclamava: "Miseri gli uomini che non vi amano! Chi non vi crede nel137 Santissimo Sacramento è condannato come chi non vi credé quando dottore delle genti appariste nei campi di Giudea". Vivissima consolazione provava altresì Francesco in fare al prossimo tutto quel miglior bene che gli era possibile. Confortava spesso i suoi con dire: "Far bene alle anime è l'allegrezza più viva al cuore". Ed egli fortunato

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poté farne assai. Per questo allo annunzio che in breve sarebbe morto, non solo non si conturbò, ma rallegrossi altamente chiamando la morte ottima sorella. Dispose dunque il suo testamento nel quale raccomandò a' suoi frati le sante regole che avevano abbracciato. Raccomandò il rispetto al sacerdote secolare, del quale disse: "Il Signore mi diede tanta fede ne' sacerdoti, i quali vivono secondo la forma della santa romana Chiesa, per cagion del loro carattere, che [122]se venissero a perseguitarmi, a loro stessi vorrei ricorrere. E quand'anche io avessi tanta sapienza quanta si ebbe Salomone, se trovassi de' poveri sacerdoti del secolo, non vorrei contro la loro volontà predicar nelle chiese ov'essi dimorano. Essi e tutti gli altri voglio temere, amare ed onorare come miei signori. Non voglio in essi considerare alcun peccato, perché veggo in loro il Figliuol di Dio e sono miei signori. Il motivo per cui così fo, egli è perché in questo mondo altro non veggo di sensibile del medesimo altissimo Figliuol di Dio che il santissimo di lui Corpo e Sangue, che essi consacrano e ricevono ed essi soli ministrano agli altri. Raccomando altresì i santissimi nomi del Signore, e di raccoglier da terra le pagine che ne contenessero il significato".

  Mostrava poi sempre un volto allegro e diceva: "Per verità i miei peccati alcune volte mi rattristano molto, e Satanasso vorrebbe pur egli mettermi della malinconia per rendermi pigro e svogliato, ma quando ciò mi succede, guardo il mio compagno, l'allegrezza spirituale che veggo in lui accresce la mia e così la tentazione svanisce del tutto. L'allegrezza mia è un tormento per li demoni, perocché [123]hanno invidia dei benefici che ricevo da Dio. So e veggo che, quando non riesce loro di nuocermi138 con la malinconia, procurano di farlo col togliere la santa allegrezza a' miei compagni, e se non possono guadagnar nulla né sopra di essi né sopra di me, si ritirano tutto confusi e svergognati". Le forze indebolivano vieppiù; Francesco volle essere steso sulla nuda terra e di guardare con lieto animo al paradiso. Volle che i suoi intuonassero un

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cantico di ringraziamento. Incrociò le braccia e poi disse: "Addio, figliuoli miei, vi saluto tutti, vi lascio nel santo timor di Dio, conservatevi sempre con esso. Il tempo della prova e della tribolazione s'avvicina: felici quelli che persevereranno nel bene incominciato. Per me, io vado al Signore con gran premura e tutti alla sua grazia vi raccomando". Poco dopo Francesco con cuor contento riposò nel Signore. Era il sabato sera del giorno 4 ottobre 1226, quarantesimo quinto anno della sua età, ventesimo dalla sua conversione, decimottavo dalla istituzione dell'Ordine e il terzo incominciato dopo l'impressione delle sacre stim<m>ate. Il cuore di Francesco è l'immagine di un cuor contento. Chi ama Dio è felice.





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129 Cfr. 2 Cor 1, 3.



130 Originale: tutto; anche per la nota 131 cfr.  C. Chalippe, Vita di s. Francesco, p. 442.



131 Originale: servite.



p. 173
132 Originale: Fra tutti alcuni dello Spirito Santo; cfr. Errata corrige.



133 Originale: unirci; cfr. C. Chalippe, Vita di s. Francesco, p. 443.



134 Gal 6, 14.


135 Fil 1, 29.



136 At 5, 41. Nell'originale il brano Lo stesso san Paolo [...] nome di Gesù è stampato di seguito per due volte.



137 Originale: sul; cfr. ed. 1924, p. 164.



p. 174
138 Originale: movermi; cfr. C. Chalippe, Vita di s. Francesco, p. 499.



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