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IL TERZ'ORDINE DI SAN FRANCESCO E L'ENCICLICA DEL PONTEFICE LEONE XIII XX. "Che pretendi, voluttuoso?" |
XX.
"Che pretendi, voluttuoso?"
[131]Il pontefice Leone xiii nella sua lettera enciclica all'episcopato del mondo cattolico aggiunge: "E quel che vi raccomandiamo149 soprat<t>utto si è che chi piglia i sacri segni della Penitenza debba tener la mente all'imagine del santo fondatore e sforzarsi di modellar su quella se stesso, senza di che non sarebbe quinci sperabile punto di bene. Perciò studiatevi di far conoscere e pregiare come merita il Terz'ordine, abbiate cura che i pastori di anime ne svelino accuratamente lo spirito, la pratica facilità, i molti favori spirituali ond'è ricco, i vantaggi che se ne attendono per gli individui e per la società in generale".
Guardiamo dunque a Francesco. Questi diceva ad ogni ripresa a se stesso: "Che pretendi, voluttuoso?". E castigava severamente tutto sé nel corpo e nella mente e nel cuore. Il corpo chiamavalo il suo fratel asino. [132]Tolto un mantello
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stracciato150 di un contadino, vi descrisse con calce una croce e portollo. Indi assunse un duro saio e camminò sempre a piedi scalzi, a capo scoperto. In caso di infermità soggiungeva "Che pretendi, voluttuoso?...". Ed a stento s'accontentava di riparar il freddo con una pelle151. Volle morire sulla nuda terra. Ai demoni che venivano per tentarlo rispondeva: "Io vi dinunzio da parte di Dio onnipotente, o demoni, che voi avete da esercitare su di me tutto il potere che il Signor mio Gesù Cristo vi ha dato e a maltrattare il mio corpo. Son pronto a patire, e certamente voi mi obbligherete di molto, perocché questo corpo è per me un peso gravoso, egli è il maggior nemico che abbia, il più perverso e il più ribaldo; voi ne farete per me la vendetta".
Del p<adre> san Francesco diceva frà Egidio: "Non gli mancava che una cosa, cioè la forza del corpo. Se il suo corpo si fosse trovato robusto come il mio, niun uomo avrebbe potuto imitarlo nelle macerazioni". Diceva a' suoi Francesco: "Nostro Signore lodò san Giovanni Battista perché portava un ruvido vestimento; secondo le sue parole, coloro che vanno mollemente vestiti dimorano nelle case de' principi152, ma non [133]deve esser così nelle capanne dei poveri. So per esperienza che i demoni fuggono quelli i quali menano una vita austera, e san Paolo insegna che quegli i quali sono di Gesù Cristo han crocifissa la loro carne co' vizii e con le concupiscenze"153. Voleva poi che tutti custodissero diligentemente gli occhi, che si occupassero di continuo, che si riguardassero dal parlare inutile, regolandosi con la massima del Savio che dice: "La morte e la vita sono in potere della lingua"154.
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Francesco sentendo tentazioni moleste ripeteva: "Che pretendi, o voluttuoso?". E si avvolgeva col corpo quando fra le nevi e quando fra le spine, fino ad uscirne o mezzo intirizzito od affatto insanguinato.
Era infermo Francesco ed era divenuto quasi cieco per il lungo piangere che faceva de' suoi peccati. Nella vivezza del suo dolore chiamò il primo suo confratello frà Bernardo Quintavalle. Questi, che era assorto in orazione, tardava alquanto e Francesco parve inquietarsene, ma tosto che se n'avvide buttossi a' piedi di frà Bernardo e disse: "Vi comando di calpestarmi tre volte e di mettermi il piede sulla bocca". A certuni che attendevano per rilasciare [134]in alcuni punti la Regola, rispondeva Francesco: "Fratelli, fratelli, Iddio mi ha chiamato per la strada della semplicità e della umiltà, acciocché io segua la follia della croce, a gloria sua e mia confusione, e per assicurare le nostre coscienze vi voglio manifestare ciò che egli mi ha rivelato. Francesco, così mi ha detto, voglio che tu sii nel mondo un nuovo poverello insensato, che colle tue azioni e co' tuoi discorsi predichi la follia della croce, che tu e i tuoi seguaci non riguardiate né seguiate altro che me, senza cercare altro tenore di vita. Non mi state dunque a parlare di altra Regola, poiché io non seguirò né prescriverò se non quella che piacque al Signore di darmi per sua misericordia. Coloro che cercano <di> allontanarsene e da essa ritirano i loro fratelli, temo che non abbiano a provare la divina vendetta e a trovarsi carichi di confusione, quando si vedranno finalmente obbligati a rientrare in questa via".
Questo sì vivo esempio di Francesco traeva ad imitarlo. I principi, i capitani d'esercito vollero avere un'insegna dell'abito di penitenza di Francesco. Udivano il santo imitare colla parola e coll'esempio e dire al corpo155: "Che pretendi, voluttuoso?". [135]Scorgevanlo lui cingersi del cingolo che ricorda i patimenti del divin Salvatore. Vollero molti imitar Francesco. Il pontefice Sisto v nel 1586 con bolla propria erigeva
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un'arciconfraternita156 nella unione che si era formata dei principi e dei nobili che cingevansi con il cordone di Francesco e che ne intrecciavano le insegne della propria dignità. Cominciarono pei primi Francesco duca di Bretagna157, indi Luigi xii re di Francia e poi altri ed altri in più parti d'Europa. Sicché noi abbiamo innanzi esempi ben preclari. Francesco umile e tribolato seguiva <a> dire a sé: "Che pretendi, voluttuoso?". Principi e patrizii in guardare a Francesco sentivansi pesare come un macigno intorno i bissi e le porpore. Però si copersero intieramente di cenere e di cilizio. Ripeterono poi alla loro volta al senso riottoso così: "Che pretendi, o voluttuoso?". E noi, chi siamo noi da non ripetere con molta istanza lo stesso discorso? Diciamolo ben di cuore: "Che pretendi, o voluttuoso?". E mortifichiamo le voglie del senso.