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IL TERZ'ORDINE DI SAN FRANCESCO E L'ENCICLICA DEL PONTEFICE LEONE XIII XXVI. Albo dei terziarii di san Francesco |
XXVI.
Albo dei terziarii di san Francesco
[167]I grandi del mondo godono in mostrare l'albo degli illustri che hanno decorata la propria famiglia. La Chiesa esulta in presentare l'albo dei prodi suoi figli. Fra i generosi campioni sono i fratelli del Terz'ordine di san Francesco. Riferisce il sommo pontefice Leone decimoterzo nella sua enciclica <del> 17 settembre 1882: "Gregorio ix nostro predecessore, encomiandone pubblicamente la fede e il coraggio, non si peritò di far loro scudo della propria autorità e di chiamarli, a grande onore, milizia di Cristo, nuovi Maccabei".
Abbiamo scorto altrove come i sommi pontefici, i cardinali, i vescovi, i sacerdoti si gloriassero di vestire l'abito di san Francesco, che non dubitarono a chiamare onorevolissimo come una porpora regia. [168]Abbiamo veduto come imperatori e re, principi e patrizii, nobili, soldati e plebei movessero a gara per ricevere l'abito di penitenza del Terz'ordine.
Diremo qui come i terziarii si adunano al coperto di un albo illustre nel santuario della virtù e della carità di Cristo. Francesco, dopo avere col primo e col secondo Ordine atteso per condurre a santità i cristiani che bramavano seguire i consigli di perfezione del divin Salvatore, per mezzo del Terz'ordine pose opera per santificare i cristiani che nel secolo bramavano - 201 -assicurare la propria eterna salute, mercé l'osservanza dei santi comandamenti dello stesso salvatore Gesù Cristo.
"Vuole san Francesco che tutti quelli che si presentano per entrar nell'Ordine sieno esaminati diligentemente intorno alla fede cattolica e all'ubbidienza196 dovuta alla Chiesa; che non si ricevano in esso se non dopo aver fatta una professione sincera di tutte le verità ortodosse... Si prenda avvertenza se non sono notati d'infamia o se sono di buoni costumi, e che sieno avvertiti di far la restituzione di ciò che potessero mai ritenere degli altrui beni, e proibisce che si ammettano197 donne senza il consentimento dei loro mariti. La [169]professione dei terziarii è una promessa di osservare i Comandamenti di Dio e di soddisfare colle penitenze che saranno ingiunte dal visitatore ai mancamenti commessi contro il prescritto198 dalla Regola. Si prescrivono digiuni ed astinenze, ma con prudente199 riguardo agli ammalati, ai viandanti, agli operai, e nella medesima Regola si dichiara che tutte le osservanze non obbligano sotto pena di peccato e che in caso di trasgressione esigono solamente che se ne riceva la penitenza, purché non sieno comandate altrove o dalla legge di Dio o della Chiesa. Del rimanente il padre san Francesco raccomanda forte ai fratelli ed alle sorelle di evitar tutte le parole di giuramento, gli spettacoli, i balli, le conversazioni profane, di fuggir le liti, di conservar l'unione fraterna, d'aver cura particolare degli infermi dell'Ordine, di seppellire i morti e di pregare per essi. Aggiugne200 un articolo che merita una singolare attenzione, ed è che tutti quelli che entrano nell'Ordine e sono in istato di far testamento, lo facciano dentro lo spazio di tre mesi dopo la lor professione, sul timore che
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muoiano senza averlo fatto... I testamenti che si fanno all'ultima malattia [170]sono i più esposti agli inganni e alle frodi, né si fanno mai così bene che allorquando si gode salute e si ha tutto il discernimento".
Con queste regole Francesco traeva facilmente ognuno alla perfezione. Pier delle Vigne vent'anni di poi faceva osservare al persecutore Federico ii che appena si trovava un cristiano che non si fosse ancor arruolato al Terz'ordine. Autori illustri, fra i quali Dionigi Cartusiano201, ne spiegarono la Regola in libri diffusi.
Il divin Salvatore, apparendo a Francesco, confortollo dicendo: "Io avrò cura de' tuoi figli, perché perseverando fedeli durino sino alla fin del mondo. Non voglio poi a lungo lasciare impuniti i sacrilegi che si faranno a perseguitare ostinatamente i buoni tuoi seguaci202. A questi poi darò ogni bene e la vita eterna, come pure a tutti quelli che loro mostreranno benevolenza e favore". Francesco era divenuto viva immagine di Gesù crocifisso, epperò il Signore discorreva con lui come con amico diletto. Francesco disponevasi con particolar fervore per ricevere Gesù nelle principali solennità di un anno. In quelle ricorrenze lietissime il divin Salvatore [171]parlava ancor sensibilmente con Francesco e questi con il suo Dio e Signore. Nel succedersi delle sante feste natalizie Francesco traeva alla solitudine, entrava in una stalla che gli ricordava il presepio dell'Infante divino. In questo luogo commuovevasi come un serafino. La gente traeva a vederlo ed egli loro predicava; in dire, a stento soffocava i singhiozzi, sicché piangeva lui e lagrimavano di tenerezza gli uditori suoi. Oh, come non deve durare eterna su questa terra la memoria e l'esempio di un poverello illustre di Cristo? Un cherubino in carne mortale merita che gli applaudano e gli angeli e gli uomini per sempre.
Scrive l'autor nostro203: "La Santa Sede ricolmò di favori
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spirituali i fratelli e le sorelle del Terz'ordine, concedé loro molti privilegi ed indulgenze e li rendette partecipi di tutto il bene che si fa negli altri due Ordini. Quello che v'ha di più particolare si è che, poco dopo l'istituzione, si formarono alcune congregazioni di terziarii che vivevano in comunità, facendo i tre voti di povertà, di castità e di obbedienza ed esercitando le opere di misericordia, laonde i sommi pontefici li eressero in corpi di religione. In tal guisa, [172]oltre il Terz'ordine secolare, vi fu l'Ordine regolare dell'uno e dell'altro sesso, che da Leone x fu confermato ed esteso204 con una bolla del dì 28 di gennaio dell'anno 1521205, nella quale compendiò la Regola e la rendé206 conforme all'osservanza dello stato religioso. Santa Elisabetta di Ungheria, essendo rimasta vedova, aggiunse alla profession del Terz'ordine di san Francesco i tre voti di religione tre anni dopo la morte del santo patriarca. Pertanto ella è giustamente riconosciuta qual madre de' religiosi e delle religiose del Terz'ordine, giacché ella è stata la prima terziaria che abbia fatto voti solenni".
Ecco l'albo illustre che io intesi presentarvi. Ve l'ho descritto con colori mestissimi, perché a poco valgo. Io mi inchino con profondo rispetto a questa milizia di questi nuovi Maccabei che combattono le battaglie del Signore. Inchiniamoci tutti, perché i buoni terziarii sono i prodi soldati del supremo duce, Gesù salvatore.