Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Il Terz'ordine di S. Francesco…
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IL TERZ'ORDINE DI SAN FRANCESCO E L'ENCICLICA DEL PONTEFICE LEONE XIII

XXVII. Il soprannaturale

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XXVII.

Il soprannaturale

  [173]Il sommo pontefice Leone xiii nella sua enciclica <del> 17 settembre 1882 mette a riscontro le condizioni dei tempi di Francesco d'Assisi con le condizioni dei tempi nostri; fra l'altre <cose> osserva: "La carità, come in allora, si è raffreddata non poco nell'animo di molti e molto scaduta l'osservanza dei doveri cristiani, perché o mal compresi o negletti.

Prevalendo ora costumi e tendenze non guari dissimili, molti consumano la vita andando avidamente in cerca di comodità terrene, di sensuali piaceri; stemperandosi in lusso, profondendo il proprio, agognano l'altrui e levando a<l> cielo la fratellanza universale, pur se ne fanno campioni più a parole che a fatti, poiché è l'egoismo che soverchia e la schietta carità verso i deboli e gli indigenti si fa ogni giorno più rara". Continua <ad> accennare i pericoli del moderno naturalismo, come ai tempi di Francesco infierivano [174]le minaccie delle eresie degli albigesi; di poi prosegue: "Al rifiorire delle francescane istituzioni, rifiorirebbe agevolmente la fede, la pietà e ogni virtù cristiana, sarebbe rintuzzata la smisurata brama dei beni di quaggiù e non si avrebbe più in uggia l'infrenamento delle basse voglie mercé la mortificazione evangelica, che molti considerano come il più enorme ed increscioso dei pesi. Stretti da fraterna concordia, si amerebbero gli uomini scambievolmente e nei poveri e negli afflitti rispetterebbero, com'è dovere, l'immagine di Gesù Cristo". Il soprannaturale è quello che eleva il cuore dell'uomo da terra e che lo trasporta verso alle regioni del paradiso ed a Dio. Avessero molti la fede di Francesco!

  Scrive l'apostolo che la fede ha virtù perfino di trasportare i monti207; dinanzi a Francesco obbedivano riverenti le creature, le malattie, la morte. Il chiarissimo autore, il recolletto

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Chalippe208 che abbiamo seguito, scrive: "I doni soprannaturali e miracolosi, che san Francesco aveva ricevuto da Dio, davano certamente un gran peso alla sua predicazione. Un uomo che scaccia i demonii, che risuscita i morti, che guarisce gli infermi, che fa delle predizioni [175]verificate, che ha il discernimento degli spiriti, che comanda agli animali e da loro si fa ubbidire, un uomo che opera questi e molti altri prodigi, quando parla è ascoltato da tutti come un angelo. Si è già osservato nella vita del santo con quale autorità egli scacciava i demonii dai corpi da loro posseduti. Si son veduti dei morti risuscitati con ammirabili circostanze e un gran numero d'infermi guariti... La leggenda composta per ordine di Gregorio nono immediatamente dopo la morte di san Francesco nota che nelle pubbliche piazze se gli mettevano dinanzi le persone inferme acciocché loro rendesse la sanità... Il dottore san Bonaventura scrive che risplendeva a meraviglia nel serafico padre il dono di profezia, che non solo prediceva le cose future, ma che gli erano eziandio come presenti agli occhi quelle che succedevano in sua assenza, che penetrava infino nell'intimo dei cuori e vedeva i più segreti consigli delle coscienze, che ognuno avrebbe detto che ei contemplava lo specchio dell'eterna luce e che gli ammirabili di lei209 splendori gli discoprivano ciò che vi era di più occulto".

  Tra i doni particolari che il padre san Francesco ricevette da Dio, uno fu l'imperio [176]che aveva sopra gli animali. Comandava loro e gli ubbidivano, facendo tutto ciò che egli voleva. Di più, pareva che gli dimostrassero dell'affezione, oltre <che> gli facessero applausi alla lor maniera. Sopra di che avverte san Bonaventura che Dio voleva in Francesco rappresentare lo stato d'innocenza, e come Dio a gloria propria ed a ben del prossimo si serve di tutte le creature benché insensate.

  "Una santitàpubblica e sì sublime, accompagnata da

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una gran quantità di evidenti miracoli, trasse degli onori straordinarii al servo di Dio. Si è già veduto in quale considerazione ei fosse appresso i sommi pontefici, i cardinali, i vescovi, i re, i principi, le nobiltà, i magistrati. Il soldano d'Egitto, nel medesim tempo che gli facevano guerra i cristiani, trattò Francesco con una distinzione piena di stima e di rispetto. Nella leggenda composta per ordine di Gregorio ix si trova che, al suo arrivo nelle città e nei borghi, il clero e il popolo, i grandi e i piccoli, gli uomini e le donne gli andavano incontro portando dei rami verdi, cantando inni di lode e d'allegrezza. Ve n'erano alcuni che ne baciavano le pedate, altri che sforzavansi di toccargli la tonaca, [177]molti gliene tagliavano dei pezzetti, e bisognava sovente vestirlo di nuovo.

Quei che potevano toccare lui stesso e baciargli i piedi si stimavano felici e fortunati. Gli stessi eretici gli rendevano210 omaggio colla confusione che lor cagionava la di lui presenza, e ben lungi dall'opporsi arditamente alla di lui missione, si nascondevano e non osavano comparire dov'egli si ritrovava.

Trasportati da gioia, i fedeli accorrevano da tutte le parti per vederlo ed udirlo".

  Come l'insigne santità e i doni universali di san Francesco eccitavano nelle altrui menti l'ammirazione, così le sue qualità personali gli guadagnavano gli altrui cuori. Ecco il ritratto che ne fanno gli autori della sopracitata leggenda. Giova riprodurlo per la seconda volta in questo libretto211: "Il nostro santo padre piaceva a tutti. Gli si vedeva sempre nel volto la gioia, la bontà, la serenità, la modestia. Era naturalmente affabile, civile e cortese, compassionevole, benefico, liberale, prudente, discreto, di buon consiglio, esatto nel mantener la parola, coraggioso e disinvolto; accomodavasi ad ogni sorta di persone col farsi tutto a tutti, santo tra [178]i santi, e tra i peccatori come se fosse stato uno di essi; in conversazione discorreva con grazia e di una insinuante maniera, fino e sciolto ne' suoi ragionamenti, operoso e trattabile negli affari; del

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rimanente poi era semplice sì nelle azioni come nelle parole".

Il cristiano di fede risplende come fiammella di cara luce nel mondo caliginoso212 e addita a tutti il sovran<n>aturale che è nel paradiso celeste. Oh se gli uomini levassero gli occhi per iscorgere questa luce di verità! Ci aiuti Iddio onnipotente! Ci protegga il patrocinio del glorioso san Francesco.





p. 204
207 Cfr. Mt 17, 20.



p. 205
208 Originale: Chalippi; l'A. nomina espressamente e cita C. Chalippe, Vita di s. Francesco, p. 531.



209 Originale: lui; cfr. C. Chalippe, Vita di s. Francesco, p. 531.



p. 206
210 Originale: stendevano; cfr. C. Chalippe, Vita di s. Francesco, p. 546.



211 Cfr. p. [1][11]-[12][1].



p. 207
212 Cfr. 2 Pt 1, 19.



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