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[17]Diceva Francesca alle compagne sue: "Non vi attristate, nel periodo di un secolo di tempo noi nasciamo e in questo periodo di tempo noi moriamo. Che cosa è un secolo
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di tempo in confronto alla eternità? E noi di questo secolo ne abbiamo già trascorso una gran parte. Come l'abbiamo passato? Procuriamo di passare nel Signore il tempo nostro e non ci affliggiamo per le misere cose di questa terra".
Era il 16 gennaio 1771. Nella modesta casa di Costanzo Morello e di Antonina Blengino era una gioia insolita ed un accorrere di persone vicine per congratularsene. Quella che provavano i coniugi Costanzo ed Antonina fu una soddisfazione [18]d'animo provata altra volta, ma non mai viva come in presente. Era entrata in famiglia una neonata, alla quale pensarono di dare nel Battesimo di quel dì il nome di Francesca.
Il genitore Costanzo è uomo pieno di fede e di religione, la madre ancor ella di molta pietà. Mentre il marito accompagnava il corteo alla chiesa parrocchiale, la moglie seguiva in ispirito. Ambedue si accostarono alla fonte battesimale come al Giordano di penitenza e di salute. Oh, come si commoveva il loro animo! Riflettevano che come le carni di Naaman siro si mondarono da lebbra al tocco di quelle acque, così l'anima della loro neonata. Pregarono poi con il sacerdote del Signore: "Ti conforti per sempre il crisma della grazia del comun salvatore Gesù Cristo. Sia la tua anima sempre candida come questa veste che ti si sovrimpone. E lo splendor del buon esempio riluca [19]di continuo come la fiammella di candela che illumina intorno. Sia tu sempre in pace". In ritornare dal tempio del Signore parvero più leggieri nella persona, più lieti nel cuore. La madre stampò un bacio sulla fronte della battezzata e poi disse: "Il Signore, che è l'onnipotente e provvidentissimo, ti doni copioso un pane spirituale per l'anima, come son certa che non ti lascierà mancare un pane materiale allo stomaco finché a te tocchi dimorare quaggiù".
Francesca crebbe e ricordò poi sempre con giubilo il giorno del suo Battesimo. In quel dì anniversario prostravasi6 innanzi ai santi altari di Dio vivente. Espiava la sua coscienza
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nel tribunale di Confessione e poi col volto angelico si accostava alla Mensa degli angeli. Di subito sfogava il suo cuore con dire: "Sempre vostra, o Signore! Non farò mai più peccati... Aiutatemi, o [20]mio Dio... Vorrei morire per venire a stare in cielo con voi... Quando vi vedrò, o Signore?". In questi accenti pietosi passava tutta la giornata di quel solenne dì e se ne ricordava poi sempre con vivo affetto.
Addì 9 agosto 1819 Francesca aveva già percorso il cammino suo nel giro di questa terra e già era entrata nel mondo della eternità. I fratelli suoi scorsero il felice passaggio di Francesca e in questo giorno che fu domenicale tutto un popolo mosse per onorare il trionfo di una eroina cristiana.
Pochi furono di numero i quali o non poterono o trascurarono di intervenire ai funerali di Francesca. Chi mancò s'ebbe poi od il rimprovero ovvero il rimorso che loro diceva: "Non avete accompagnato alla sua dimora ultima il corpo di una santa". Erano trascorsi dalla nascita alla morte di Francesca anni 48. Appena [21]poté giungere Francesca vicino alla metà di un secolo di vita. Vero, vero. In un secolo tutt'al più si compie il giro della vita di un uomo.
Un secolo di poi dalla nascita di Francesca, alcuni parenti a lei più prossimi comparivano in persona di pellegrini stanchi e sfiniti omai. Addì 11 luglio 1877 si adunavano alcune persone per depositare intorno alle buone virtù di Francesca Morello. Erano Catterina ed Anna, figlie del secondo matrimonio di Costanzo e sorellastre di Francesca. Contavano l'una 74 anni e l'altra 76 di età. Catterina, donna di alta statura, di temperamento magro, spigliata nei modi, franca nella fede, aveva al fianco la figlia Maria. Il figlio di quest'ultima, ora sacerdote, assisteva7. Erano altresì presenti il vecchio venerando
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Zucco Andrea fu Giuseppe d'anni 78 e Catterina Rosa fu Matteo. [22]Tutti questi con unanimità di discorso, con costanza di proposito, con forma somigliante di parole testificarono quanto siamo per raccontare di Francesca. Dicevano con gioia che ella fu buona sorella della beata Paola <Gambara> da Bene <Vagienna>, che la avventurata domandò patimenti a Gesù Cristo per meritare e che ne ottenne in copia. I sacerdoti Ferrua e Curti e molti del laicato confermarono il buon criterio delle tradizioni che si hanno intorno alle virtù della buona serva del Signore Francesca Morello.
In questo modo e nel periodo di un secolo un giglio spuntò da terra, crebbe e diede buon odore di virtù. Quel giglio fu coltivato con cura speciale dalla mano di Dio e non verrà fiamma di sole ad avvizzirlo, non gelo di cruda vernata per farlo morire.