Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Cenni intorno alla vita di F. Morello da T.
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CENNI INTORNO ALLA VITA DI FRANCESCA MORELLO DA TRINITÀ

VII. Missionaria del popolo

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VII.

Missionaria del popolo

  [41]Il divin Salvatore disse agli apostoli: "La terra è mia ed io la consegno a voi. Andate e predicate il mio Evangelo a tutta la terra"14. Gli inviati partironsi. Per istrada, agli ebrei

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ed ai gentili dicevano: "Noi vogliamo additarvi il vero Dio del cielo e della terra. Vi poniamo in braccio del Signore che vi fa salvi per tutta la eternità". Con questo discorso si facevano a parlare in seno alle famiglie, con questo nelle piazze o dinanzi alle cattedre dei sapienti. Iddio pietoso benediceva il loro discorso e le anime si convertivano. I seguaci del divin Salvatore e degli apostoli adoperarono poi sempre così in far bene alle anime.

  Ex abundantia cordis os loquitur15. Quando il cuore è pieno di amor santo bisogna [42]che emetta dalla bocca discorsi fervidi. I vescovi Francesco <di Sales>16 e Massillon parlavano con tanta tenerezza che tutti traevano a loro per sentirli. Sclamavano poi: "Il vescovo nostro in udirlo è una gioia perenne per noi". E seguivano <a> dire: "Se a star con i santi è sì gioconda cosa, che non sarà trovarsi faccia a faccia con Dio autore della santità?". Con questo ragionamento si inducevano a praticar con più vivo affetto la religione santissima.

  Francesca Morello era di soddisfazione a tutti quei che la avvicinassero. Quel volto sempre sorridente, ancor quando si sapeva che il cuore era in afflizione, confortava ognuno. I tribolati venivano a lei per sollievo ed ella riceveva nel proprio cuore i patimenti di ognuno. Diceva con amorevole discorso: "Questo che si soffre è croce che Dio manda perché ci salviamo... Abbiamo [43]commessi peccati e ne possiamo commettere tuttavia assai... Iddio buono ci darà pazienza. Non abbiamo ancora sofferto sino al sangue17... I santi martiri del Signore ci otterranno pazienza". Ai genitori diceva: "Quei vostri figli sonovi dati da Dio perché li consegniate salvi in paradiso. La vita vostra e dei figli abbiatela in mano sempre per offrirla a Dio". Alle fanciulle del paese od ai giovinetti diceva: "Avete nel vostro cuore una virtù che vi fa grandi al cospetto di Dio. Obbedite, pregate, guardatevi dai compagni

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cattivi". Dopo ciò traeva da tasca una crocetta e diceva: "Questa da appendere al collo". Alle fanciulle regalava anche uno spillo e diceva: "Questo per raccogliere per vostro agio migliore il fazzoletto intorno al collo". Diceva alla gioventù: "Siate buoni perché siete giovani. Una croce nel cuore, [44]una spina alla testa vi sono opportuni per conservare una virtù che vi fa somiglianti agli angeli".

  Francesca era ricercata anche nelle adunanze di molta gente. I francesi avevano portato fra noi l'uso delle veglie serali. I contadini vegliavano nelle stalle, le donne intente ai lavori di ago e di fuso, gli uomini in qualche occupazione di utensile da campagna. Queste veglie sono di frequente pericolose. Perdere il tempo in chiacchiere vane, lasciar le orazioni sono il danno minore. Spesso vi s'aggiungono mormorazioni e parlari poco onesti. L'adunanza è spesso diretta da un solo, uomo o donna. Come parla e la pensa il maestro della conversazione, così la pensano e ne parlano gli altri. Francesca era donna spigliata, faceta nei modi, eloquente nella parola. Aveva poi un tesoretto di cognizioni pratiche, un serbo di proverbii utili. Leggeva molto e riteneva con facilità [45]le parabole, i tratti, ovvero il seguito di un avvenimento grande. Venuta la sera, Francesca raccomandavasi a Dio ed entrava in queste conversazioni. Vi andava quando non era impedita da più utile esercizio nella scuola con i suoi fanciulli. Talora stimava opportuno sospendere la scuola per recarsi ad una serata nella quale sapeva di essere attesa. Più volte le veglie in più stalle di adunanza facevano a gara per aversi Francesca in loro compagnia. La nostra donna entrava e tutti le facevano posto. Ella sedeva con chic<c>hessia e subito facevasi a dire un motto, indi proferiva un proverbio e dietro a quello cominciava una lezioncina morale e conchiudeva con un esempio. Dava luogo a ciascuno per far le sue osservazioni, per raccontar alla sua volta una notizia. Bramava che tutti stessero pure allegramente. Dopo un conversare così lieto diceva poi: "Abbiamo mormorato per divertirci [46]un poco, ora facciamone la penitenza". Sorgevano tutti e Francesca incominciava divotamente la recita della terza parte del rosario. Francesca teneva disposto a dire ancora un esempio sacro, ovvero una massima

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pia, e con questo si accommiatava. Gli altri seguivanla ciascuno fino alla casa propria. Provavano in cuore un senso di soddisfazione insolito. Piaceva loro stare con Francesca e dicevano: "Esser buono è utile per il corpo e per l'anima".

Francesca in ritornare ne provava gioia ancor più viva. Sentiva in sé il giubilo d'aver fatto il bene. Senza avvedersene la povera figlia del contado ritornava giuliva d'esser stata missionaria nel mezzo del suo popolo.





p. 263
14 Cfr. Mt 28, 18s.



p. 264
15 Mt 12, 34.



16 Per l'integrazione cfr. ed. 1933, p. 43.


17 Cfr. Eb 12, 4.



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