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VIII.
[47]Proponiamo qui un confronto. Napoleone Bonaparte sedeva sopra un soglio, il più fastoso forse ed il più temuto di tutti. Da Parigi Napoleone guardava all'Europa e questa abbassava umilata e paurosa le ciglia, ma certo più paurosa che riverente. Napoleone intendevalo e un dì sfogò l'amarezza del suo cuore con dire: "Io sono padrone del corpo di cento millioni di uomini, ma non son padrone dei loro cuori".
Napoleone, in discendere le prime volte e disporsi alla battaglia di Montenotte, aveva trascinato con sé il fiore della gioventù trinitese; avanti partire quei buoni giovani si raccomandavano alle preghiere dei genitori e poi venivano a Francesca. Questa mostravasi con franchezza e diceva: [48]"Andate: Dio vi chiama. Il Signore invocatelo nel segreto dei vostri cuori ed egli vi salverà". Porgeva poi loro un ricordo pio, una medaglia della Vergine od una immagine del Crocefisso e diceva: "Ecco la vostra difesa più valida nei pericoli". Fra gli altri fu<rono> un Giovanni Vigio, figlioccio e parente di lei, e Miglio Giovanni, due coscritti i quali avanti partire fecero scorgere di confidare assai sulle buone preghiere di Francesca. Dicevano: "È cristiana pia, è una fedel serva del Signore. Iddio pietoso ascolterà gli affetti del cuore della
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cristiana fervente". I giovani nostri ebbero da affrontare pericoli di ogni sorta. Furono costretti <a> far parte alla spedizione disastrosa di Russia. Meschinelli! Molte volte mancava loro un pane da assaporare, un sorso d'acqua a dissetarsi; i paesi e le città russe si elevavano in fiamme al loro arrivo, i turbini agitandosi nelle nevi minacciavano <di> [49]affogarli, i ghiacci parevano intirizzirli18. Ma nel colmo di tanti patimenti essi pensavano che Francesca pregava per loro e questo ricordo rianimava il loro coraggio. Più volte per le buone suppliche di lei riputarono d'esser scampati da certa morte. Furono i due amici separati di reggimento. Si incontrarono anni di poi casualmente. E fissandosi in volto mal si riconoscevano, a motivo di tante pene sofferte. Cominciò l'uno: "Tu, Miglio, salvo?...". Rispose: "Salvo uno fra mille. E tu Vigio19, salvo parimenti". "Salvo fra diecimila". E rallegrandosene poi ambedue, ringraziavano il cielo d'essere scampati per il buon officio di quell'angelo di Francesca.
Nella borgata di Trinità era comune il consenso che molto potesse appo Dio una preghiera di Francesca. Con destrezza le si raccomandavano le madri pei loro figli e per sé, di cuore le giovani od i fanciulli stessi della [50]sua scuola. Francesca dolevasi in ricevere qualche attestazion di lode. Schernivasene dolcemente e proseguiva <a> supplicare per tutti. In questo modo Francesca guadagnava a sé i cuori di ognuno e li rappresentava a Dio. Quale trionfo! Migliore il trionfo dell'umile, il quale vince i cuori altrui colla dolcezza, che il trionfo del conquistatore che sommette a sé il corpo degli uomini con il terrore.