Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Nove fervorini...
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NOVE FERVORINI IN PREPARAZIONE ALLE FESTE DEL TERZO CENTENARIO DI SAN CARLO BORROMEO

VIII. Il saluto estremo di un padre amante

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VIII.

Il saluto estremo di un padre amante

  <1.> [84]Il sole quando è presso al suo tramonto par che si faccia piangente, e intanto salutando spira. Il sole per ordine di Dio ha riscaldato tutto il sulla terra come padre della natura.

Sul Calvario in croce, la luce vera che venne in questo mondo74, Gesù Cristo creatore e padre universale, avendo amato i suoi, li amò sovramodo in ultimo75. Morendo salutò agli uomini dicendo: "Vi ho liberato da morte, or io entro nella sera d'agonia e nella notte di morte. Io vi benedico".

  Carlo Borromeo, arcivescovo cardinale in Milano, aveva 45 anni di età. Iscorse che il corso della sua vita volgeva al suo

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tramonto. Allora ad esempio del Salvatore, avendo amato i suoi, tolse ad amarli vieppiù nelle ore estreme.

  2. [85]Carlo Borromeo non era più che pelle e ossa. Con il viso sparuto e con la persona accasciata sotto il peso di immenso affetto e di dolore indescrivibile, egli se ne veniva curvo, quasi per dire ad ogni piè sospinto: "Terra, tu che per virtù di Dio mi hai generato, aprimi il seno tuo e ricevimi come madre benevola". I popoli in udire piangevano come un figlio sulle ginocchia del padre che dice: "Addio per sempre!". Per incuorarli rispondeva Carlo: "Guardiamo all'alto. Uno è il Signore e Padre nostro!". Era la festa della natività di Maria santissima nel 1584. Carlo arcivescovo stando nella chiesa maggiore elevò la destra e mal frenando le lagrime predicò con voce poderosa: "L'aiuto nostro è nel nome del Signore76. Vi benedica l'onnipotente Iddio, il Padre, il Figliuolo e lo Spirito Santo".

  3. Di poi, come un genitore che si raccoglie a presentare le estreme protezioni e incamminarsi al gran passaggio, così Carlo partì da Milano e si affrettò al vescovo moribondo di Novara77 con animo di pregarlo <che> supplicasse [86]dal cielo per sé e per il popolo suo. Continuò poscia fino a Torino, dove si prostrò dinanzi alla reliquia preziosissima della sacra Sindone. Si avvolse in ispirito entro quella tela adorata e disse: "Mi copra il sangue divino del mio Salvatore... Le piaghe di Gesù Cristo cancellino le colpe mie... Che io mi nasconda e viva entro al cuore adorabile del Redentore". Pregò così per lo spazio di alcuni e poi si accinse al ritorno.

  Ma ripassando per Varallo, un pensiero gli suggerì: "Ripassa il Calvario ed il sepolcro del Salvatore, ché l'angelo dall'orto del Getsemani ormai è disposto a seguirti fino al Calvario all'ora nona. L'angelo benedetto del Signore ti sarà luce e compagno nel sepolcro". Carlo accolse questa buona voce e per otto giorni veniva quasi una imagine viva di amore e di dolore pellegrino su pel monte, piangente i patimenti del

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Salvatore e supplicante per sé e per il popol suo. Indi s'affrettò. In Arona attendevanlo i parenti, ma egli fece loro intendere il senso di queste parole: "Poco mi rimane... ci rivedremo in cielo". In [87]dirlo s'affrettò per compiere in Ascona78 un'opera di bene, l'erezione di un collegio-seminario che la santità del pontefice sommo disponevasi <a> benedire. Finalmente il colse una brama ardente di riabbracciarsi a' suoi in Milano. Soffriva parossismi frequenti di febbre. Carlo dissimulava, ma il conte Renato suo cugino non l'abbandonò più.

  4. In Milano i fedeli rinnovarono il trionfo d'una festa giuliva. Carlo guardava i suoi e li benediceva, ma indarno sforzavasi a nascondere i singhiozzi. Il cuore balzavagli nel petto, gli pareva volesse uscirne per mostrarsi a' suoi e dire: "Vi ho amato fin qui, vi amo sovrat<t>utto in questo momento ultimo". Di poi continuò: "Or io vi prego, stendete un cilizio e spargete di cenere intorno. Porgetemi in viatico il mio Gesù in Sacramento e questo mio corpo conservate per la finale risurrezione". Fu esaudito. Carlo ringraziò e benedisse agli astanti dicendo: "Iddio sia con voi sempre, io mi riposo".

Nol credevano quei della famiglia, erano lungi da pensarlo quei del popolo, quando il cardinale [88]arcivescovo ad un'ora di notte della vigilia dei Santi79 nell'anno 1584 spirò nel bacio del Signore.

  Corse rapida la mestissima novella. Le campane della città suonarono con lenti rintocchi, il popolo s'affrettò gridando: "È morto il santo nostro. Miseri che or siamo senza padre ed isolati80 per il pastore defunto". Riverenti e confusi s'accostano alla casa vescovile e gridano: "Vogliamo vedere il nostro pastore! Oh dateci a vedere il volto del padre nostro!". Intanto si volgono intorno supplicando altresì che a ciascuno di loro venga concesso in dono un arredo, una reliquia delle sue vesti, perché ogni memoria del cardinale è come tesoro e oro

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prezioso. Vescovi e principi si vestirono in gramaglia e non ponevano confine a ripetere: "Carlo, secondo Ambrogio nella Chiesa di Milano, non è più". Il pontefice, allora Gregorio xiii, dolendosi con i suoi sclamava: "Extincta81 est lucerna in Israel". Carlo arcivescovo e cardinale avanti morire aveva detto: "Lascio che si celebrino in suffragio dell'anima mia 1000 sante Messe e l'anniversario in perpetuo. [89]Se la morte mia venisse addì 3 novembre, l'anniversario compirassi il quarto. Desidero essere sepolto nella chiesa maggiore, presso ai gradini dello ingresso al presbiterio. L'epitaffio mio è questo che vi presento: Carolus, archiepiscopus Mediolani, frequentioribus cleri populique ac devoti foeminei sexus precibus se commendatum cupiens, hoc loco sibi monumentum vivens elegit".

  5. Il sacerdote Giussano, che fu testimonio oculare, scrive che il santo corpo del cardinale fu accompagnato alla sepoltura con l'ordine seguente: "Precedevano a tutti le confraternite e le scuole numerosissime di gente, a cui succedevano tutti gli Ordini dei regolari e del clero secolare della città, strascinando per terra i canonici ordinari del duomo le code delle lunghe cappe funebri con mesta vista, essendo in ultimo appresso al corpo tre vescovi e il cardinale Sfondrato di Cremona parati pontificalmente. Dietro al corpo veniva il conte Federico Borromeo, ora cardinale e arcivescovo nostro, in mezzo [90]al conte Renato suo fratello ed al conte Annibale d'Altaemps, con li vicarii e tutta la famiglia archiepiscopale appresso, a due a due, vestiti di corruccio con gramaglie lunghe fino a terra, con un largo velo che scendeva da tutti quelli della famiglia dal capo fino al petto, il che rendeva una mestissima e lagrimevole vista82. Dopo questi venivano il governatore dello Stato, il Senato e magistrati, i collegi di dottori, i signori e cavalieri della città con popolo quasi infinito, concorso eziandio dalle città e terre di questo Stato, tenendosi in quel lagrimevole giorno, benché fosse di lavoro, chiusi i

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tribunali e serrate le botteghe per ogni parte della città, avendo il dolente popolo lasciato ogni arte e negozio per onorare spontaneamente l'esequie del santo arcivescovo. Perciò si vedeano piene tutte le piazze, le strade, le porte, le finestre, e carichi i tetti di moltitudine innumerabile di gente, per tutta la strada della funebre processione, che fu per il circuito di mezzo miglio incirca, non potendosi camminare innanzi se non [91]con grandissima difficoltà per la troppa folta calca delle persone".

  E continua il Giussano <a> narrare del popolo che sclamava: "Misericordia! Misericordia!". E del cardinale Sfondrato di Cremona83 che asciugandosi le lagrime bagnava in copia fazzoletti, e dei vescovi e dei patrizii che sciolti pure in lagrime accompagnavano il mestissimo corteo. I cantori venuti innanzi alla salma benedetta intuonarono con flebile armonia questo mottetto: "Defecit gaudium cordis mei, versus est in luctum chorus noster, cecidit corona capitis nostri; veh nobis quia peccavimus, propterea maestum est in dolore cor nostrum, ideo contenebrati sunt oculi nostri"84. Pervenuti alla chiesa maggiore, il popolo irrompeva e seguitava <a> sclamare con più amaro accento: "Lasciateci vedere il pastore e padre nostro". Fu forza accontentarlo85 per tutto il fino a notte avanzata.

  Il cuore, quale potenza! Il cuore del cristiano santo è fatto per l'infinito e brama infinite cose. Il cuore di un padre santo è somigliante al cuore di Gesù, [92]padre universale. Che dite, o fratelli? Pensate al saluto di un padre che dice: "Addio per sempre!", e poi frenate le lagrime, se potete.

Riflessi

  1. Il saluto estremo di un padre amante.

  2. Gli affetti di un padre in fin di vita sono i più vivi.

 

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  3. Ultimi sforzi del cuor di Carlo arcivescovo e cardinale.

  4. Il transito.

  5. I funerali di un padre amato.





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74 Cfr. Gv 1, 9.



75 Gv 13, 1.



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76 Sal 124(123), 8.



77 Originale: Vercelli; cfr. G. P. Giussano, Vita di san Carlo, ii, p. 179.



p. 347
78 Originale: Arona; cfr. G. P. Giussano, Vita di san Carlo, i, p. 191.



79 Diversamente in G. P. Giussano, Vita di san Carlo, ii, p. 202: “Successe questa morte [di Carlo] li 3 di novembre 1584 in giorno di sabato alle tre ore di notte”.



80 Lezione probabile: desolati.



p. 348
81 Originale: Estinta; cfr. 2 Sam 21, 17.



82 Originale: visita; cfr. G. P. Giussano, Vita di san Carlo, ii, p. 208.



p. 349
83 Originale: Verona; cfr. G. P. Giussano, Vita di san Carlo, ii, p. 207.



84 Lam 5, 15-17.



85 Originale: accontentarsi; cfr. ed. 1930, p. 251.



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