Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Primo centenario della traslazione...
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PRIMO CENTENARIO DELLA TRASLAZIONE DEL CORPO DI SANT'AGRIPPINO VESCOVO DA LENNO A DELEBIO NEL 1785

Nella vigilia della novena sacra a sant'Agrippino <Lezione> Sant'Agrippino monaco e vescovo

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Nella vigilia della novena

sacra a sant'Agrippino

<Lezione>

Sant'Agrippino monaco e vescovo

  [5]Quando voi scorgiate tal personaggio che, rinunziando al fasto di famiglia, si fa umile monaco e poi che per soddisfare alle comuni brame assume il bastone e la mitra, allora rammentatevi di Agrippino. Egli è quel desso il quale si fa tutto a tutti1 per apportare un po' di felicità terrena a' suoi fratelli quaggiù, un vero colmo di contento nel paradiso beato un . In questo è tutta la filosofia dell'uomo e del cristiano. [6]Sono congiunti e fratelli il corpo con l'anima, benché questa sia la padrona e quello il servo. Chi sorregge l'una e l'altro è l'Altissimo, il quale comanda alla terra: "Tu sarai sgabello ai piè dell'uomo e ti disporrai <ad> essergli mensa e abitazione". Ed or noi siamo qui e dimoriamo guardando all'alto.

  E qui scorgete il monaco Agrippino. Colla sua mente egli si abbraccia al cielo ed alla terra e col suo gran cuore comprende tutti gli uomini del globo e sclama: "Me felice quando ai fratelli diletti possa arrecare un grado di felicità che maggiormente li prosperi e li accontenti!". Intanto come disse san Paolo che in Dio è la felicità nostra e che il Signore da noi si può meglio intendere cominciando dalle cose sensibili che egli ha creato2, così Agrippino monaco a questo si applica. Ed or eccolo: in questo luogo egli è un agricoltore diligente che squarcia il [7]seno alla terra, che discopre nelle meraviglie della natura, che fa comprendere al contadino fratello le ragioni del clima e delle stagioni, i modi di produrre e di moltiplicare del suolo e delle piante. Finché in dire rimane come

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assorto in una contemplazione, da cui risvegliandosi poscia sclama: "Quanto grande è il Signore! Oh come è potente e buono!". E dall'orto dei frutti ripassa al giardino dei fiori e da questo alla stessa farmacia delle medicine od al negozio delle industrie vegetali e continua <a> sclamare: "Quanta sapienza in Dio e quanta bontà! Noi non l'avremmo immaginato giammai, ma egli nel seno delle montagne riponeva i depositi delle miniere e nello abisso dei mari nascondeva i tesori delle perle dicendo: Questo per allora che in seguito a due, a quattro mila anni le generazioni abbisogneranno".

  Agrippino monaco, dopo aver discorso [8]per le vie della natura, entra nelle spaziose della ragione e della legge umana che dice: "Fate il bene e declinate dal male sempre"3. Nello stesso tempo fa passaggio alle vie immense della grazia, ed è poi da queste che il monacello da pastor di greggie si tramuta come Mosè in conduttor di popolo ed in legislatore. Egli parte dall'aver conversato con Dio, ed or come un Mosè novello ritorna dal roveto per conquidere un popolo ed un re pagano; scende dal Sinai come Mosè col codice della divina legge ricevuta or ora per vincere il cuore tuttavia freddo di un popolo cristiano. Quale spettacolo! Oh come si eleva il cristiano che posando in terra si innalza al cielo ed a Dio con i pensieri della mente, con i gridi del cuore! Vero, vero: egli come aquila s'eleva a fissar l'occhio entro al sole e poi ridiscende per purgare la terra dalle carogne dei peccati e dire a tutti: "Non commettete una schifezza di sorta, [9]ché l'occhio di Dio è sol di giustizia il quale tutto scorge per benedire ad ogni creatura".

  E intanto, vescovo egli stesso Agrippino, o sia gran sacerdote, viene come nunzio celeste e si presenta, come egli è, mediatore fra Dio e gli uomini, ed egli con l'una mano stringendosi a Gesù Cristo e con l'altra abbandonandosi ai cristiani quaggiù, si fa raggiante in viso, leggiero nella persona e assumendo le specie più d'angelo che d'uomo sclama: "Al paradiso! Al paradiso, che Dio ne accompagna. Addio, terra,

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rimanti abitazione e mensa ai nipoti che verranno. Addio, terreni godimenti, noi ascendiamo ai celesti. Addio tutti, vivete in pace. Per istare in pace acquietate il tumulto delle passioni, non attaccate il cuore giammai alla roba, che è fonte di discordie, né promovete le gare e le ambizioni, ché sarebbero vanità colpevole e pericolo minaccioso. [10]La felicità si acquista con moderare le voglie, con limitare le pretese del senso".

  Con questa condotta Agrippino si eleva alla grandezza dei filosofi umani e si innalza sublime alla sapienza dei gran filosofi cristiani, i personaggi apostolici, i quali spandono a larghe mani spruzzi di quella luce di paradiso che è Gesù, sapienza dell'Eterno, e piovono sulla terra rugiade copiosissime di quella grazia che è al di sopra d'ogni ben creato, perché è tutto dono di Spirito Santo. Or chi non si inchinerà al passaggio del monaco e del vescovo Agrippino? E noi forse passammo freddi ed indifferenti alla sua presenza più volte!...

Orazione

  Ve ne chiediamo perdono umilmente, o buon maestro e padre, glorioso santo Agrippino. Non tanto per malizia di cuore, quanto per ignoranza di mente, [11]pur troppo noi non apprezzammo quanto pur meritava la persona e l'opera vostra di monaco e di vescovo. Ma non più, e vogliamo che l'intendano tutti i nostri, e vi additeremo a tutta la terra e diremo che la religione pratica conduce sicuramente e quasi per istinto naturale al progresso pratico4. Pregate per noi Iddio, o beato Agrippino. Pregatelo a più riprese, che abbiamo troppo grave bisogno che voi ne appoggiate a Dio sempre. Siamo a vigilia di un novenario di ammaestramenti che intendiamo ricevere da voi, di preghiere che vogliamo indirizzarvi per tanti nostri bisogni. Fatevi conoscere, o padre e maestro nostro, ché di

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subito apprenderemo per amarvi di cuore. Amandovi daremo gloria al Signore che vi ha fatto grande. Noi intanto preghiamo.

  Veni, Creator ecc.





p. 382
1 Cfr. 1 Cor 9, 22.



2 Cfr. Rm 1, 19s.



p. 383
3 Cfr. Sal 37(36), 27.



p. 384
4 Nell'ed. 1932, p. 38: “la religione praticata conduce sicuramente e quasi per istinto naturale al progresso vero”.



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