Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Primo centenario della traslazione...
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PRIMO CENTENARIO DELLA TRASLAZIONE DEL CORPO DI SANT'AGRIPPINO VESCOVO DA LENNO A DELEBIO NEL 1785

Settimo giorno <Lezione> La vita di un santo

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Settimo giorno

<Lezione>

La vita di un santo

  [73]Avviene nella vita morale come nella corporale. Genitori robusti divengono padri di figli gagliardi. Condottieri intrepidi, come i Buglioni ed i Tancredi, e maestri sommi, come i Tomasi ed i Bonaventura, danno vita a soldati imperterriti, i crociati, a scolari insigni, gli scolastici. E nella vita spirituale, con più valido argomento, un apostolo santo educa un popolo di fedeli con costume apostolico. Agrippino, nostro padre santissimo e nostro apostolo fervido, egli ebbe vita spirituale abbondante per sé e ne diffuse in copia a' suoi popoli ed a' suoi o concittadini o convalligiani. Proviamoci a scorgere questo fatto che invero è consolante.

  [74]Agrippino il vedemmo contemporaneo a san Benedetto e seguace appassionato degli esempi e dello spirito del gran ristoratore della cristiana civiltà in occidente. Sant'Agrippino vescovo lo scorgemmo congiungere alle virtù care del monacello la forza intrepida e l'autorità soavissima del successore degli apostoli, del fratello dei Felici e degli Abondi. Ed egli Agrippino con immensa effusione sparse la vita del proprio cuore nel clero, che relativamente ai tempi nella diocesi ed in Valtellina fu sempre copioso e fervido. Egli effuse lo spirito di fede e di pietà nel popolo, il quale come un gruppo di

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pulcini che si aduna intorno al pellicano gridano incessantemente fino ad oggidì: "Vogliamo cuori sacerdotali". Un drappello di famiglie cristiane gettate sull'altezza di un monte o sprofondate fra i burroni di una valle sospirano: "Dateci un sacerdote pio o noi ci sentiamo mancare omai!". [75]contento della vita che ben sa inspirare un drappello di clero secolare, Agrippino il vedemmo popolare la diocesi, e in ispecie la Valtellina nostra, di copiosi monasteri dei religiosi e delle religiose di san Benedetto. E questi buoni facean risuonare continue le lodi del Signore nella chiesa e nella casa, nel cammino ed al campo. E il popolo valtellinese, educato a questa scuola, non ha smesso tuttavia il pio costume di guardare all'alto a molte riprese del . Egli è contento, il popolo valtellinese, quando levatosi di buon mat<t>ino ha potuto affrettarsi alla chiesa e ricevere la benedizion di Dio per quel nella santa Messa. Dopo la grande azione ei continua le sue orazioni al cammino, al lavoro, in casa e fuori. Il popolo valtellinese distingue tuttavia la voce della campana e si prostra tre volte nel a salutare il mistero dell'incarnazione. In altre ricorrenze accompagna la voce della campana come un figlio [76]dabbene il discorso della savia genitrice.

  Agrippino lo scorgemmo modesto in sé, più modesto nella sua casa, parcissimo in pascere il proprio corpo. Questo costume di vita apostolica egli lo apprese dal gran Benedetto, ed ei chiamò i religiosi benedettini per ispargere fra di noi il buon costume di vita semplice. Ed or sia benedetto il cielo che tal tenore di vita persevera in molta parte del popolo nostro. Il quale quando ha un abituro per riposare dalle intemperie e dalla stanchezza, una vestimenta per ricoprirsi, un pane da sfamarsene, ei si professa soddisfatto omai e nel resto, quando il sopraggiunge l'afflizion di speciale calamità, il popolo valtellinese abitualmente volge la fronte all'alto per dire: "Quel che Dio vuole", e intanto piega il dorso alla fatica e il cuore educa alla pazienza cristiana. Buon popolo, come io t'ammiro e ti invidio!   Venne testé un amico importuno,[77] il progresso liberalesco, che sus<s>urrò all'orecchio del nostro popolo: "Stolto, perché non ti adagi a maggior comodità di vitto, di vestito, d'abitazione, di godimento?". E il popolo in buon numero

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risponde: "Ma che mi doni tu, ond'io possa allietarmi tanto? E non sei tu che batti continuo alla porta mia e mi gridi: Dammi il sudor di tua fronte o ti strappo il sangue dalle vene tue? Crudo, lasciami, lasciami almeno quel tanto che possiedo. O se pretendi che ti favorisca, perché di poi mi insulti? Sia tu progresso non liberale ma cattolico, e ti saluterò fratello diletto. E allora chi non sa che il cielo pietoso non benedica a questa terra, che omai è ritornata ingrata alle nostre fatiche come noi divenimmo tutti ingrati alla bontà di Dio signor nostro".

  Eccolo il linguaggio ed il costume del popolo nostro. Buon popolo, il cielo ti esaudisca e ti prosperi! Tu vivi tuttavia della vita dei santi. [78]Sarai salvo omai. Ma non è a tacersi che tu non senta certa qual fame spirituale. Né è ad ammettersi che tu provi certo qual languore di spirito. Infelice! Ha fra te dei membri infermicci ed altri che minacciano malattia a morte.

Popolo, popolo, ti rinnovi la vita dei santi, che è la vita di Dio stesso. I santi rifiorirono in pascersi alla vita del Cuore di Gesù Cristo; vien tu stesso e il ciel ti riempia il seno de' suoi beni, o popolo caro.

Orazione

  Signore Iddio nostro, il nostro cuore è irrequieto finché non riposi in voi. Abbiamo bisogno della vita vostra. Mandateci padri santi, sacerdoti apostolici e fratelli senza paura, i quali ci accompagnino a quella fonte che è la sola ed è purissima, la fonte di santità che è sorgente di contento pieno. [79]Buon padre ed apostolo nostro Agrippino! Proviamo vivissimo il bisogno dell'aiuto vostro. Oh, rinnovate fra noi copioso quello spirito di fede e di carità che tuttavia ci ricordano con viva gioia i nostri vecchi venerandi. Ci pare che sarebbe coperto quel gran vuoto che sentiamo in fondo ai cuori nostri.

Noi vivremmo più rassegnati quaggiù. Non altro ci può confortare che la vita di un santo. Santo Agrippino, pregate per noi e benediteci!

  Tre Pater, Ave, Gloria.

 

 


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