Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Quarto centenario dalla traslazione...
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QUARTO CENTENARIO DALLA TRASLAZIONE DEL CORPO DI SAN ROCCO NOVENA DI LEZIONI E DI PREGHIERE

Primo giorno Lezione San Rocco ed un programma cattolico di combattimento

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Primo giorno

Lezione

San Rocco ed un programma cattolico

di combattimento

  [21]Nell'attuale combattimento nel quale omai ognuno e tutti i cristiani devono una delle due: militare cioè da intrepidi ovvero morire da vili, in questo combattimento nostro io mi faccio a presentare san Rocco ed un programma cattolico.

Vedremo due cose, che cioè i tempi di san Rocco in molte parti sono come i tempi nostri e che il programma di combattimento adottato da san Rocco è pur quello al quale convien <che> ci affidiamo noi stessi. I tre capitani di guerra nemica, la superbia, l'avarizia, la concupiscenza, che movendo dal trono

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infocato di [22]Satanasso si dirigono con armi contro l'anima nostra, sono gli stessi che si fanno contro alla Chiesa di Gesù Cristo, che è come lo spirito nel mondo cristiano. Crediamolo al Signore che interroga: "Vuoi tu sapere che cosa sarà allo indomani? Osserva quello fu ieri e confronta"8. La Chiesa di Gesù Cristo è un'aia nella quale convien che il vento si faccia sentir di continuo, affinché il buon frumento venga separato dalla pula. La Chiesa deve combattere per poter trionfare tuttodì.

  Confrontiamo i tempi di san Rocco con i tempi nostri. A quei tempi, o sia nel secolo che percorse dal 1300 al 1400, si ripetevano con eco le dottrine di Giovan Marsiglio9, di Abelardo, dell'Arnaldo da Brescia, che poi raccolte in libro dal Macchiavelli divennero il codice di legislazione e la norma di governo in tutti gli Stati d'Europa. Sicché come oggidì, così già da quel tempo predicavasi ai quattro venti [23]e praticavasi dovunque omai la massima pretenziosa, ed alla Chiesa di pericolo e di ingiuria massima, che cioè il papa debba comandar alle anime mentre il re comanda ai corpi, che i preti non devono punto immischiarsi nelle cose temporali e tanto meno nel regime di Stato. La Chiesa ed i suoi ministri si conformino alla povertà degli apostoli, alle persecuzioni ed agli esili degli apostoli, perché dessi ne sono i successori. Dicevasi: "Il prete a legger la sua Messa e tutto il resto a noi. Il re è legge suprema, guai a chi tocca la legge civile!" E intanto facevasi schiava la Chiesa o la si inceppava nella sua libertà. Intanto il malo esempio dal trono scendeva alle sedie dei principi e perfino alla piazza gremita del popolo, onde troppo spesso la Chiesa era iniquamente perseguitata. In Roma stessa la persona e la casa e la chiesa del pontefice sommo erano ripetutamente messe a soqquadro da un drappello di facinorosi con [24]violenza così cruda, che a stento il Vicario di Gesù Cristo poteva aver salva la vita, onde per settant'anni il pontefice,

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venuto in Francia, dimorò ad Avignone. E Roma e l'Italia, che costrinse all'esiglio il pontefice, videsi venir incontro lo squallor di miseria nella sospensione di com<m>ercio, delle industrie, delle arti belle. Roma in ispecie poco mancò non diventasse ignobile e abbandonata e infedele come Gerusalemme presa da Nabucco e caduta omai. Cadevano le chiese, scomparivano le opere pie, i monasteri illanguidivano, nelle vie un più popolose cresceva il fieno e i pastori delle regioni circostanti venivano colle loro greggi a pascere ivi le loro pecore.

  Oggidì e da una serie, ahi quanto lunga, di anni è pur tornato prigioniero il pontefice. È avvinto in Roma, perché i nemici hanno avuto paura di mandarlo esule in un'Avignone, ed or chi ha due occhi in fronte può iscorgere le cose del nostro Stato e [25]chi ha cuore10 in petto ben ne sente la compassione viva.

  A quei tempi un drappello iniquo di potenti si imponeva alla Chiesa ed al mondo cristiano. Fu un tempo nel quale il Cristianesimo in occidente parve estinguersi omai in uno scisma deplorevolissimo. Il popolo di Roma gridava: "Romani siamo e vogliamo un papa romano". E gli altri italiani soggiungevano: "Il pontefice vogliamo che sia eletto da qualsiasi regione della penisola". Ed alla loro volta i francesi avrebbero voluto un dei loro, e perfino il piccolo popolo di Limoges s'intestava di voler papa non altri che un limosino. Però non è a dire quanto la Chiesa soffrisse di danno. Era un buio nel Cristianesimo, un vuoto nel cuore di tutti, un'incertezza per lo spazio di mezzo secolo. Fu tempo nel quale perfino erano tre papi, né si sapeva a qual dei tre meglio obbedire. <Ma i fedeli in prestare il loro ossequio riverivano quegli che Dio sapeva essere il vero pontefice11>.

  [26]Oggidì la Chiesa in occidente si è chiarita una ed è profondamente congiunta al pontefice. Conforto vivissimo si ebbe addì 18 luglio del 1870, quando settecento fra patriarchi e primati, arcivescovi e vescovi e prelati, piegando il ginocchio

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dinanzi a Pio ix sclamarono: "Tu es Petrus12... Un sol Dio è ed un sol pontefice... Il pontefice è infallibile nell'atto che indirizza i fedeli nella via del cielo". Ma abbiamo tuttavia le discordie nostre e le separazioni di cuore, benché non sieno sempre manifeste di parola e di fatto. E fra non pochi del popolo non è cresciuta già la presunzione a sì alto segno da dover scorgere tuttodì l'operaio a discorrer di fede come un teologo e il professionista a volgere consigli e ammonizioni al pontefice? Cielo! Quanta temerità e quanta ignoranza insieme! Non dico della corruttela, che come oggidì così nel secolo del 1300 al 1400 era pure universale, per poco come le acque del diluvio. [27]E gli sfacciati, mentre incoraggiavano ai godimenti colpevoli dall'alto ceto dei grandi al basso stato delle plebi, avevano pure come oggidì l'ipocrisia farisaica di scorgere se una festuca trovavasi nell'occhio13 o del sacerdote o del fedele giusto e rinfacciarglielo e additarlo a tutti con dispregio. Oh quanto conviene sovrat<t>utto al sacerdozio essere immune nel periodo di tempo più iniquo da qualsiasi neo di colpa!

  Urbano vi fu già pontefice di purissimi costumi, amante della giustizia; odiava la simonia ed il lusso, menava vita austera, digiunava quasi continuo e portava il cilizio. Ma perché era severo assai e accalorato in riprendere, per questo solo era segnato a dito come personaggio crudo e ambizioso. Però una santa pregollo a guardarsene assai da quei falli benché leggeri.

Viveva a que' santa Catterina da Siena e questa, struggendosi a vista di tanti mali, scriveva ella stessa al pontefice così: "O mio amantissimo [28]padre, mitigate un poco per amore14 di Cristo crocefisso quei movimenti subiti che la natura vi porge, e con la virtù santa date il botto alla natura". A far cessare i mali dello scisma si proponeva l'un dei tre modi: o la cession del pontificato ovvero un compromesso o, ciò che <è> meglio, un concilio ecumenico per la riforma generale della

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Chiesa nel capo e nelle membra. Vi s'opposero a lungo i francesi e per colpa loro lo scisma invase.

  Quando i popoli d'Europa, stanchi che una guerra mortale15 di mezzo secolo disertasse i corpi e le anime del Cristianesimo, trassero in numero di novantamila alla città di Costanza per assistere e incoraggiare il concilio universale16 indetto da Giovanni xxiii17 nel 1414, le turbe concorse furono divise in quattro classi secondo le quattro nazioni principali d'Europa. Queste discutevano in conferenze private le materie che poi venivano sottoposte al giudizio del concilio. In questo [29]immenso lavoro si perdette molto di tempo nelle declamazioni oratorie e, non ricordando quello che in casi consimili era già stato deciso nei concilii e nelle conferenze dei tempi precedenti, dimoravano intorno a giudizii non sempre legali.

Quando in seguito a più che quaranta sessioni discusse e conchiuse furono eletti 53 personaggi illustri ai quali venne affidata la elezion del pontefice, a voti unanimi fu poi eletto il cardinal diacono, che assunse il nome di Martino v. Durando il concilio, in Costanza venne la pestilenza e questa cessò non appena da quei del clero e del popolo si fece divoto ricorso alla intercessione di Rocco, morto di fresco in gran odore di santità. Avvenuta poi la conclusione felice del concilio nella città di Costanza, si incominciò un tripudio che di subito si estese alla Chiesa universale.

  La Chiesa ai nostri sostiene lotte accanite di nemici fra i potenti dall'alto[30], di avversari fra le classi dei semplici operai. Ma non mancano alla Chiesa gloriosi trionfi. Ed a noi piacciono le vittorie? Siamo noi forti nel sostenere il conflitto: eccolo il programma cattolico. Ce lo addita san Rocco e noi il riceviamo dalle sue mani. Il programma è dunque compreso in queste due parole: combatti e guarda all'alto. Convien

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combattere i nemici delle passioni nostre, gli avversari esterni della fede e convien patire nella mente, perché il guardo è sempre da fissarsi alla croce ed al Vangelo del Crocefisso. E convien patire nel cuore, perché in tali frangenti si trovano chiusi i cuori degli uomini e spalancato il costato a Cristo per tante trafitture che i tristi gli scagli<a>no. E convien patire nel corpo e rassegnare la cura delle terrene cose, e guardare più all'alto del cielo che al basso di quaggiù. Fa uopo guardare all'alto e poi chinar lo sguardo riverente. [31]Temerario è chi si pretende a giudicar della Chiesa. Noi del piccolo gregge18 ascoltiamo. Il popolo poi non è ob<b>ligato a saper di alta scienza nel diritto dei canoni o dei dogmi o della disciplina; a lui basta la sommession di chi dice: "Dio è uno solo e un solo è il pontefice. Io obbedisco a quell'unico che è il vero capo della Chiesa". Con questo buon criterio di fede e di umiltà, il dono di Dio, la grazia di Spirito Santo, si diffonde nei cuori. Questi sentono profondamente il bisogno della verità e della virtù e Dio buono in modo spesso ineffabile piove sopra i capi di un popolo e la verità e la virtù, e così19 un popolo si dispone in mano a Dio per essere strumento della salvezza nella Chiesa.

Orazione

  Buon Dio, come siete ammirabile nella bontà e nella sapienza! Voi da un terribile male, la scission dei [32]cuori, la division delle menti, sapete trarre un bene grande, una contrizion di cuore, un'umiltà di animo che poi attira sul genere cristiano, colpevole, in copia la grazia di santificazione. Folli noi, che, nella confusione delle dottrine liberalesche in voga oggidì stesso, ci perdiamo in declamazioni inutili, in dissidii perniciosi, in animosità che feriscono l'amor vicendevole. Operiamo il bene. Patire d'assai e pregare con più ardente affetto,

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eccolo il dover nostro. Buono il Signore che in questo ci ha posto un esemplare egregio nella persona di Rocco. Santo cittadino che dal cielo ci sorridi benevolo, porgine il tuo poderoso soccorso. Prega per noi peccatori e Dio buono ci perdonerà.

  Tre Pater, Ave, Gloria.





p. 437
8 Cfr. Qo 1, 9.



9 Probabilmente: Giovanni di Gand e Marsilio da Padova; cfr. R. F. Rohrbacher, Storia universale, x, p. 732.



p. 438
10 Originale: chi a cuore; cfr. ed. 1930, p. 95.



11 Per l'integrazione cfr. Nota alla fine del testo.



p. 439
12 Mt 16, 18.



13 Cfr. Mt 7, 3.



14 Originale: ancor; cfr. R. F. Rohrbacher, Storia universale, xi, p. 70.



p. 440
15 Originale: morale; cfr. ed. 1930, p. 98.



16 “I tratti del concilio di Costanza riferiti a pag. 28 e seguenti si leggono secondo lo spirito dello storico Rohrbacher da cui furono desunti”; Nota alla fine del testo.



17 Originale: Giovanni xxii; cfr. R. F. Rohrbacher, Storia universale, xi, p. 174.



p. 441
18 Cfr. Lc 12, 32.



19 Originale: con; cfr. ed. 1930, p. 101.



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