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CENTO LODI IN OSSEQUIO AL IV CENTENARIO DAL TRANSITO DEL BEATO ANDREA DA PESCHIERA APOSTOLO DELLA VALTELLINA II. Una pagina di storia patria |
[11]Il padre, quando vuol sfogar tenerezza di genitore, aduna i figli intorno a sé e loro racconta una pagina di storia patria. Le parole del padre diletto rappresentano al vivo le
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persone degli avi, le vicende dei tempi, ed i giovinetti non lasciano fuggir sillaba e moltiplicano poi l'affetto al genitore ed alla patria.
Andrea sentissi da Dio chiamato per essere padre ed apostolo ai valtellinesi ed egli sen venne e, invitatili intorno a sé, così fecesi a parlare: "Siamo noi intrepidi nella fede come gli antichi nostri il furono nell'amor patrio. Si ha che gli antichi valtellinesi, desiosi di estendere la gloria del proprio nome, scendevano per conquistar Como, ma sopraffatti da Marco Claudio <Marcello10> dovettero in parte rimanere a servizio di quei cittadini. [12]Druso inviò poi armate per soggiogare l'intiera provincia, ma trovò che i reti erano".. petti ostinati / che liberi morire avean per voto" Druso fu dunque costretto a ritornarsene. Tacito dice gli antichi nostri addestrati egregiamente alle armi, giusta le regole della romana milizia. Quando in altre riprese l'imperator di Roma inviò ai danni nostri eserciti armati e che riuscì a strappare dal patrio suolo quarantamila dei prodi valligiani, allora i rimasti riparavano ai monti e rivendicavano la propria indipendenza per lo spazio di molti secoli, da Marco Aurelio nel 165 dell'era cristiana11, fin oltre ai tempi di Costantino il Grande nel 380 dopo Gesù Cristo. Quando Alarico ed Attila movendo dal nord con terribile esercito, dal passaggio di Bormio e di Chiavenna penetrarono più volte nell'Italia, la sottoposero12 al saccheggio [13]ed agli incendi finché, fugati dal pontefice san Leone, gli antichi nostri ebbero tuttavia a soffrire da parte di certo Agilulfo duca di Torino che, attruppati molti soldati longobardi, venne a noi e distrusse Volturnia, antica città. Si dice che, nello avvicendarsi di avvenimenti politici, Gundeberga ed Adelaide, di stirpe reale, venissero ingiustamente imprigionate nella fortezza di Mello. Ma soprammodo costanti divennero i nostri quando, venuta loro innanzi quella figura maestosa di Carlomagno,
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l'incontrarono mentre con la destra stringeva la spada e con la sinistra che sventolava il vessillo della croce. Carlomagno il videro mansueto e prode come un David novello, epperò muovevano a gara per offerirgli attestati di divozione. Si ha poi che Carlomagno nell'803 donò la Valtellina all'ab<b>azia di san Dionigi, e Val Chiavenna che la presentò ai canonici di Como. I chiavennaschi [14]in ispecie raddoppiarono di affetto per la patria e per la Chiesa. Sapendo il pontefice minacciato in Sicilia dalle truppe dei saraceni, scesero nell'829 in buon numero, si congiunsero allo esercito pontificio e aiutarono per iscacciare i perpetui nemici del nome cristiano. Carlomagno gloriavasi d'esser chiamato il difensore della Santa Sede e veniva spesso pellegrino a Roma per essere benedetto dal Vicario di Gesù Cristo. Ma sceso lui nella tomba, i figli del grande imperatore mostraronsi da meno assai, finché Ottone di Germania parve prendere il posto d'onore di proteggitor della Chiesa e d'Europa. Ma non fu della fede di Carlo, ed i discendenti di lui, fra i quali Enrico iv, si eresse<ro> in tiranno crudo, in Faraone superbo. Di qui le persecuzioni, per cui alla Chiesa recarono peggior danno i re cristiani che non gli stessi imperatori pagani".
Qui Andrea chinò lo sguardo, emise un sospiro e sclamò: "Preghiamo per [15]la Chiesa, supplichiamo per le anime nostre! La vita dell'uomo quaggiù è una milizia continua13. Oh quanto pugnarono i pontefici sommi! Gregorio vii scosse tutta l'Europa dei tristi. Alessandro iii, applaudendo alla patria ed alla fede, ottenne la lega di Pontida nella quale venne giurata la liberazione della14 patria e l'assicurazione della fede".
Andrea parlava e i popoli di Valtellina in ascoltarlo sclamavano: "Oh come ci ama noi e il paese nostro, Andrea! In verità che a tanto amico noi possiamo affidare il meglio che possediamo, i cuori nostri intieramente". Defunctus adhuc loquitur15. Andrea oggidì, se ben udite, continua <a> ripetere:
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"Siate forti nella fede come gli antenati il furono e nello affetto di fede e di patria".
Nel 1486 i valtellinesi altra volta impugnarono le armi in favore del pontefice sommo per difendere Innocenzo viii dalle armi di Lodovico il Moro16. Chiavenna è saccheggiata [16]ed arsa dai Grigioni, e dessa medesima come la Valtellina si prepara per addivenire un teatro di combattimento alle potenze d'Europa, che di questa provincia si valgono come di chiave a difendersi in casa propria o per vendicarsene in casa altrui.
San Carlo Borromeo aveva carissima la Valtellina "per gli ingegni di quei popoli, non pure all'erudizione adatti, ma alla probità altresì propri". Lo storico Crollalanza chiama il popolo di Chiavenna "di sua natura vivace, allegro, manieroso, ob<b>ligante e coi forastieri oltre ogni dire cortese ed ospitale; di una fede illimitata che mai smentisce, ei può gareggiare con non poche città di provincia". Fin verso il 173417 Chiavenna armava 485 uomini ed erigeva archi o portoni al console che per un periodo di tempo amministrava il paese con la buona sollecitudine di padre. Ma poi si addormentarono chiavennaschi e valtellinesi come per incanto al suono di tre voci beate: libertà, [17]progres<s>o, incivilimento, e senz'avvedersene l'intiera provincia si trovò avvolta nel turbinio delle rivoluzioni che da un secolo agitano l'Europa.
La pagina di storia patria continua tuttodì a svolgersi sotto gli occhi nostri. In qual senso di bene o di male si conchiuderà il progresso della storia patria? Andrea, l'apostolo della Valtellina nostra, risponde con dire che la storia di ieri è la storia dell'oggi e dell'indomani. Chi combatte intrepido per la fede e per la patria, questi ritornerà al certo colmo di gloria e di trionfo.