Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Cento lodi in ossequio...
Lettura del testo

CENTO LODI IN OSSEQUIO AL IV CENTENARIO DAL TRANSITO DEL BEATO ANDREA DA PESCHIERA APOSTOLO DELLA VALTELLINA

III. Le lotte ed i trionfi nostri

«»

- 488 -

III.

Le lotte ed i trionfi nostri

  [18]"Quale cecità! -- sclamava Andrea rivolto a noi -- Quale cecità nei nostri maggiori, i quali ponendosi dinanzi alle divinità pagane di Giove, della dea Arduena o delle foreste, della dea delle madri, della dea dei lari, pregavano: Voi siete gli iddii nostri, aiutateci!".

  Indi ripigliava: "Ma sia benedetta la misericordia di Gesù Cristo, ché egli mandò a noi suoi apostoli di verità, san Barnaba che predicò nella vicina Milano, sant'Ermagora che faticò nel mezzo nostro. San Siro, vescovo di Pavia, giunse fino alla nostra terra e san Gaudenzio, vescovo di Novara, parimenti.

San Gaudenzio fuggendo le persecuzioni degli ariani fu a Chiavenna, e da Vicosoprano spiccò poi il volo al paradiso per supplicare con più vivo affetto a pro nostro. San [19]Fedele, della legion tebea, venne martirizzato a Samolaco addì 28 ottobre 298, dove ora si dice alla Torretta. E dove tuttavia è l'antica cappella di San Fedelino al pozzo Modrone, ivi nel 964 fu scoperto il corpo del santo martire in modo prodigioso da certa Domenica, donna di singolare virtù. Nel 39518 i martiri Gervasio e Protasio, Nazzario19 e Celso, da Milano salirono al paradiso con gloriose palme e le additarono a noi.

E noi mano a mano ci staccammo dalle stupide divinità e adorammo il vero Dio del cielo. E facevamo ciò dapprima di nascosto in una camera od in una caverna, e poi allo scoperto non appena il grande Costantino si dichiarò protettore dei cristiani. Quale conforto! Di subito si rizzò pubblicamente il vessillo benedetto della croce del Salvatore. Nel 487 sant'Ennodio scrivendo a sant'Antonio lerinese20, che abitava fra noi,

 - 489 -

chiamavalo col titolo di beato, forse [20]perché già colui era vescovo della provincia nostra21. Nel secolo xi tal Guglielmo principe d'Orange, lasciato il servizio di Enrico iv22, superbo imperatore e persecutor della fede, dimorò fra noi, riparò entro una grotta presso il villaggio di San Giacomo e attese ivi a farsi santo".

  E qui Andrea da Peschiera traeva un sospiro dal cuore e diceva: "Facciamoci santi noi stessi". Andrea divenne santo e stando nel soggiorno coi beati impetrò che la Vergine benedetta apparisse visibilmente a Gallivaggio alle pie giovinette Buzzetti e Gianotti, ed a Tirano al beato <Mario23> Omodeo. I santuarii che si eressero a Gallivaggio ed a Tirano furono poi sempre baluardi di difesa contro le irruzioni di eresia e di bestemmia. Qual prò avere in cielo un concittadino santo che prega continuamente per noi!





p. 488
18 Originale: 295; anche per la nota 19 cfr.  F. S. Quadrio, Dissertazioni critico-storiche, ii, p. 23.



19 Originale: Nazaro.



20 Originale: lirinese; cfr. F. S. Quadrio, Dissertazioni critico-storiche, ii, p. 30.



p. 489
21 Diversamente in F. S. Quadrio, Dissertazioni critico-storiche,  ii, pp. 30-31, dove si legge che sant'Ennodio, scrivendo la Vita di sant'Antonio lerinese, fa menzione del beato Mario, cui vengono attribuite funzioni episcopali in Valtellina; cfr. anche ivi, iii, pp. 102-103.



22 In F. S. Quadrio, Dissertazioni critico-storiche, iii, p. 97: «Enrico VI», poiché l’episodio è riferito nel paragrafo su Guglielmo III re di Sicilia..



23 Per l'integrazione cfr. F. S. Quadrio, Dissertazioni critico-storiche, iii, p. 103.



«»

IntraText® (VA2) Copyright 2015-2025 EuloTech SRL
Copyright 2015 Nuove Frontiere Editrice - Vicolo Clementi 41 - 00148 Roma