Luigi Guanella: Opere edite e inedite
Luigi Guanella
Cento lodi in ossequio...
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CENTO LODI IN OSSEQUIO AL IV CENTENARIO DAL TRANSITO DEL BEATO ANDREA DA PESCHIERA APOSTOLO DELLA VALTELLINA

IV. Lotte e trionfi dei nostri fratelli

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IV.

Lotte e trionfi dei nostri fratelli

  [21]Il padre ed apostolo nostro Andrea da Peschiera, venuto infra noi nel 1440, ci incoraggiò alle lotte per uscirne incoronati di trionfo. Noi combattemmo con lui fino al 1485.

E quand'egli benedicendoci si partì alla volta del paradiso, noi supplicammo: "Sant'Andrea, prega per noi", e fummo esauditi.

 

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  Era il 29 gennaio 1615 quando il vescovo nostro Archinti, venuto a consacrare il santuario della Vergine in Gallivaggio, scriveva informandone il pontefice Paolo v di una lotta accanita che si impegnava nella Valtellina ed a Chiavenna fra fedeli cattolici e fra eretici riformati, piovuti questi come scolo immondo dal settentrione od ascesi come banditi perturbatori dalle pianure di Lombardia e d'Italia. Dolevasi il vescovo che [22]Chiavenna, per ampiezza di sito e per numero di abitanti città da compararsi a moltissime d'Italia, era divenuta calvinista di un terzo e mezzo. Gli eretici rispondevano con insulti e con castighi di multa ai cattolici che professavano di pregare per i loro avversari. Predicavano con furore contro al purgatorio, contro la santa Messa, contro i legati pii, e dicevano superstizione grossolana raccomandarsi alla intercessione della Vergine e dei santi ovvero prestar culto qualsiasi alle reliquie dei martiri. Segnavano a dito come nemici del governo tutti quelli che difendevano il pontefice o le indulgenze ed i sacri giubilei. Bestemmiavasi la santa Confessione e dicevano: "Per salvarsi basta credere che Dio è e che Gesù Cristo è morto per noi... I peccati non ingiuriano a Dio".

  Gli eretici, che nella valle ottennero omai il comando, proibivano agli ecclesiastici di intervenire ai sinodi [23]del vescovo, a qualsiasi religioso forastiero di metter piede nel suolo valtellinese. Comandava il governo delle Tre Leghe, diviso in due partiti. Rodolfo Planta teneva per i cattolici, e questi aspirava <ad> allearsi agli spagnuoli; Ercole Salis patteggiava coi francesi evangelici, e questi ebbe poi il soprav<v>ento, onde gli spagnuoli a vendicarsene e impedire che ai tedeschi giungesse soccorso di vettovaglia eressero il castello di Montecchio, detto di Fuentes. I protestanti alla lor volta istituirono a Thusis un tribunale disperato, detto Straffghericht, che per tante sue crudeltà ed ingiustizie colmò poi la Svizzera di terrore, l'Europa di lamenti. Nel 1620 i Grigioni avevano inoltre determinato di distruggere nella Valtellina in numero di 300 le famiglie più influenti nella provincia e di uccidere tutti gli ecclesiastici.

Ma i sacerdoti ed i fedeli nostri [24]speravano sovrat<t>utto in Dio e nella Vergine. Volgevano pietoso il guardo ad Andrea e poi s'immischiavano nella lotta. Crollalanza, arciprete di

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Chiavenna, tanto adoperossi che ne furono scacciati nel 1543 i falsi predicanti Girolamo Zanchi, Agostino Mainardi, Giulio da Milano, Camillo Siciliano, Francesco Niger, Camillo Renato da Caspano. Il sacerdote Guglielmo Cerletti con libro a stampa difese l'apparizione della b<eata> Vergine in Gallivaggio contro le declamazioni di tal Domenico Rosio ministro a Scamf24. Nel 1597 gli arcipreti di Chiavenna e di Sondrio sfidano i riformati a pub<b>liche dispute in Piuro. Il vescovo Giovan Antonio Volpi, che fu giudice al sacrosanto Concilio di Trento, aduna sinodi per animare i sacerdoti suoi al combattimento.

  Michele Domenico Ghislieri25, religioso di san Domenico in Morbegno e poscia pontefice sommo san Pio v, dirigeva [25]la lotta con forza e con sapienza ammirabile. Poco stante Gregorio xiii assegna ai valtellinesi alcuni posti gratuiti nel collegio di san Carlo in Milano. Egli medesimo, il Borromeo, nel 1580 era venuto per tre giorni a pregare per noi ai piedi di Maria nel suo santuario in Tirano; manda suoi sacerdoti a predicare nel territorio di Chiavenna e ottiene che dai sette cantoni svizzeri sia giurata la Lega d'oro, mercé la quale si ha che nel centro di quei cantoni riformati sia fissato un nunzio apostolico.

  Intanto a custodire la fede molti offerivansi ai patimenti. I par<r>oci di Chiavenna e di Morbegno, di Lanzada, di Tirano, di Brusio, accusati di ispanismo, furono crudelmente tormentati insieme con i nobili personaggi Castelli, Schenardi, Venosta, Robustelli, Piatti e con più altri. L'arciprete Nicolò Rusca in Sondrio fu strappato di notte e strascinato al tribunale di Thusis per l'accusa [26]d'aver avversato i predicanti evangelici, e si tormentò fino a farlo spirare sotto alle agonie della tortura. Quando un Robustelli da Grossotto26, parente

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dei Planta, ed un Guicciardi da Ponte ed un Paravicini da Ardenno, non sapendo come meglio liberarsene da persecutoriaccaniti, insinuarono segretamente un atto di difesa, che fu poi detto del Sacro macello, nel quale sollevandosi tutta la valle i riformati furono in qualche numero uccisi, per questo ne venne minaccia di una guerra europea e il pontefice se ne dolse per tanto zelo malinteso.

  I valtellinesi nostri vollero altresì essere presenti in più trattati di pace che le potenze provavansi a stendere e non s'acquetarono finché il Leganes, incaricato dal governo di Spagna, ebbe nel 1638 firmati 40 articoli mercé i quali il governo delle Tre Leghe giurava d'essere quinc'innanzi non più tiranno ma padre ai popoli della Valtellina. Durando queste trattative, la Val [27]San Giacomo fu incendiata dal general Carosio perché, fedele al governo grigio<ne>, avvisò dello avanzarsi di soldatesche spagnuole. In questo disastro furono arse 397 case con il danno di 140 mila scudi. I Grigioni poi ad impedire invasioni più minacciose innalzarono il forte dove ora si dice alla Stuetta.

  I valtellinesi furono poi incoronati da felice successo. La religion dei padri nostri fu difesa contro qualsiasi attacco di scandalo, di bestemmia, di irreligione. Felici i tempi nostri se scorgessero la legge adoperarsi a protezione della fede santa! Ma noi siamo ai primordii d'una lotta che come la suddescritta si svolge sotto ai nostri occhi. La lotta nostra è la continuazione e lo sforzo ultimo del protestantesimo, camuffatosi testé nella veste del massonismo. Or vogliamo noi stessi uscirne incoronati? Combattiamo intrepidi, ché il beato nostro Andrea dal cielo ci guarda e ci protegge.

 

 





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24 Originale: Scampf; cfr. G. B. Crollalanza, Storia del contado di Chiavenna, p. 203.



25 Nella cronotassi papale: Antonio (Michele) Ghislie­ri; cfr. Enciclopedia Cattolica, ix, 1952, col. 764.



26 Originale: Crossotto; cfr.  G. B. Crollalanza, Storia del contado di Chiavenna, p. 277.



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