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CENTO LODI IN OSSEQUIO AL IV CENTENARIO DAL TRANSITO DEL BEATO ANDREA DA PESCHIERA APOSTOLO DELLA VALTELLINA XXIII. Andrea al giudizio della tribolazione |
Andrea al giudizio della tribolazione
Una vivissima brama coceva il cuore di Andrea. Ei voleva ripassare dal secolo alla religione, quando il giudice venne e interrogò: "Credi tu che ne sia poi meritevole? Orsù, veniamo alle prove". E tosto l'assale un cumulo di male che tutto il struggeva nel corpo, che pareva infiammarlo nel cuore. Venne una malattia fisica che tutto l'invase, e vi s'aggiunsero le pene di spirito che l'infrangevano [72]più spietatamente. Come un Giobbe novello84, era infuocato da ardori febbrili dentro e fuori. Aveva libere le labbra per far intendere quello che sarebbe stato in prova di virtù ovvero in demerito di fiacchezza.
Ma la prova ottenne vittoriosamente. Andrea parve morto omai agli occhi dei domestici, che già piangendolo defunto il copersero con il lenzuolo funereo. Ma Andrea stando là sotto udiva tuttavia, ed ei parlava collo spirito a Dio così: "Sia
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benedetta la destra che mi ha atterrato. Suvvia, s'apra una fossa dinanzi a me, ch'io salutandola dirò: Sia fatto il voler vostro, o Signore. O se volete che io viva ed esca dal sepolcro, io vivrò per voi, o mio Dio". Ed il Signore fe' intendere la sua voce: "Suvvia, bravo e fedel servo, entra pure nel santuario della divozione. Io ti invito perché nella solitudine del monastero tu mi parli cuore a cuore come amico diletto. Vieni, che io ti costituirò amministratore [73]dei celesti tesori che sono nella casa della mia Chiesa"85.