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CENTO LODI IN OSSEQUIO AL IV CENTENARIO DAL TRANSITO DEL BEATO ANDREA DA PESCHIERA APOSTOLO DELLA VALTELLINA XXIV. "La mia vocazione sovrat<t>utto" |
XXIV.
"La mia vocazione sovrat<t>utto"
Ben intendevalo il giovine Andrea de' Greghi che servire a Dio è regnare, che obbedirgli è dovere ed onore altissimo.
Però sclamava con enfasi: "Io vo' seguire la mia vocazione.
Sentomi consumare il cuore nel petto e la terra ardermi sotto ai piè per sì viva brama che mi trae al monastero. Mi sono consigliato ed ho atteso tuttavia a pregare. Poi mi sono esercitato alla solitudine e ne provai in cuore contento vivissimo.
Or non dubito punto che Dio non mi chiami alla religione ed io me ne parto omai. La mia vocazione mi preme soprat<t>utto". Quando al limitare della porta si attraversa la madre gridando: "Così mi lasci, o ingrato?", e gli tengono dietro minacciosi i fratelli per impaurirlo [74]trattandolo come pazzo ed insensato, Andrea ritorna ma non si dà vinto giammai. Ei ripara nella sua cameruccia, e qui sfogandosi in pianto amarissimo si lagna dolcemente con Dio perché il venga così perseguitando; si duole sovrat<t>utto di sé perché reputa che le sue infedeltà sieno esse l'ostacolo all'unione coi
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più fedeli servi del Signore. Però, dato di piglio a certo strumento di penitenza, con esso tolse a battersi senza misura, supplicando intanto: "Pietà di me, o Signore; la vocazione mia mi preme sovrat<t>utto!".