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CENTO LODI IN OSSEQUIO AL IV CENTENARIO DAL TRANSITO DEL BEATO ANDREA DA PESCHIERA APOSTOLO DELLA VALTELLINA XLIII. Il b<eato> Andrea ed i valtellinesi |
Il b<eato> Andrea ed i valtellinesi
[108]Il b<eato> Andrea non appena ebbe messo piede nella Valtellina nostra e misuratala per lungo e per largo, tosto fu compreso da due sensi contrari di affetto. Esultò quasi un padre che vedesi circondato omai da un popolo di figli. Ma nello stesso tempo in iscorgere le immense sciagure e spirituali e corporali che affliggevano da ogni parte, il povero Andrea sentissi schiantare il cuore, ma volto lo sguardo a Dio confidò pienamente. I nostri valtellinesi poi provavano i medesimi sensi di consolazione e di dolore. Rallegravansi vivamente nella persona dello apostolo Andrea, che già chiamavano santo. Ambivano di vederlo di presenza, di sentirne le sue predicazioni, di confessare a lui le proprie colpe, di ricevere dalle sue mani il Corpo santissimo del Salvatore[109]. Fortunata107 poi reputavasi quella famiglia che in qualunque seno di valle o giogo di monte scorgendo venirsi trafelante Andrea, poteva offerirgli in dono il meglio che l'apostolo bramava, latte e castagne dei nostri monti. La casa che veniva onorata dalla visita di Andrea reputavasi benedetta omai, e di tanto contento se ne ricordava bene spesso la memoria.
Ma il popolo valtellinese nello stesso tempo addolaravasi vivamente in iscorgere gli immensi stenti del santo pastore, il dimagrar continuo e l'accasciarsi della persona sotto al peso
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degli anni e delle fatiche. Andrea quando venivasi curvo e distendeva le braccia a ricevere gli affetti di un popolo, piangeva di tenerezza e faceva piangere.
Buon popolo di Valtellina, il cielo ti benedica e ti prosperi, ed ei ti conservi gli stessi sensi di benevolenza ai sacri ministri, ed ei ti invii in copia dei sacerdoti e dei buoni sacerdoti [110]che appieno accontentino le brame tue! Così sia.