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CENTO LODI IN OSSEQUIO AL IV CENTENARIO DAL TRANSITO DEL BEATO ANDREA DA PESCHIERA APOSTOLO DELLA VALTELLINA XLIV. Fiamma celeste |
XLIV.
Quando il cuore è circondato da una fiamma di carità celestiale, allora opera prodigi d'opere sante. Era nel convento di Morbegno un fratello infermo da lunga pezza, il quale già tutto sfasciavasi in putridume di piaghe ed emetteva esalazioni intollerabili. E come nel corpo, il meschinello era infranto nell'anima da pensieri terribili di tentazione che dicevangli: "Tu sei dannato omai, ed il segnale son queste putridissime piaghe che t'avvolgono in punizione anticipata delle tue colpe". Intanto non è a dire come il povero malato incutesse terrore per gli alti lai che traeva dal petto. Ma Andrea gli stava davanti a tutte le ore di giorno e di notte e diceva [111]intanto a se stesso: "Le indigenze di questo meschinello oltrepassano ogni credere, io non posso lasciarlo per qualsiasi altro ministero". Intanto pregava, assisteva, incoraggiava, e l'infermo diletto facevalo poggiare presso al cuor suo. Stando così Andrea diceva a Dio con sospiro vivissimo: "Questa creatura vi appartiene perché è figliuol vostro; deh, salvatela, o Signore!". Continuò per alcuni giorni la stessa preghiera, finché l'ammalato entrò in un sopore nel quale svegliandosi poscia sclamò: "Andrea, voi siete l'angelo mio salvatore. Io sono guarito appieno nel cuore. Parmi essere venuto omai a vista del paradiso. Io non desidero che di morire per essere con Dio". Poco stante il cristiano del miracolo chinò
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il capo e spirò nel bacio del Signore. I presenti che ne intesero sclamarono: "Qual morte e quanto preziosa! Oh come è giocondo morire fra le braccia di un santo!".