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CENTO LODI IN OSSEQUIO AL IV CENTENARIO DAL TRANSITO DEL BEATO ANDREA DA PESCHIERA APOSTOLO DELLA VALTELLINA LVII. Le consolazioni della fede |
LVII.
Le consolazioni della fede
Di Andrea si hanno queste carissime memorie. Ovunque egli movesse, il nostro apostolo diletto di subito avevasi intorno un'eletta di poveri, un popolo di contadini, un gruppo di patrizii bene spesso, che facevano a gara per salutarlo, per ascoltare una sua parola, per riceverne un sorriso di quelle labbra soavissime. Intrattenersi con Andrea o solo vederlo di presenza era una consolazione viva al cuore dei nostri valligiani. I quali in ritornarsene ripetevano: "Abbiamo veduto un santo, ci siamo intrattenuti con il santo nostro". Andrea sentendosi chiamare con titoli di lode si faceva rosso in viso, [132]ardente in cuore. Egli sarebbesene allontanato le mille miglia lungi da noi, perché non si reputava punto religioso santo, ma povero peccatore. Ma avveniva questo, che quanto più egli sottraevasi, tanto più davvicino cercavanlo gli altri.
Napoleone guardava all'Europa e facevala tremare, ma abbassando poscia lo sguardo diceva: "Io comando ai corpi e non alle anime... I preti si tengono i cuori ed a me gettano i cadaveri". Il lamento del Bonaparte è tuttodì il lagno dei liberali e dei massonici nostri, ma se l'abbiano in pace. Io mi accosto al buon prete e ne ho al cuore un colmo di consolazione per ogni beneficio di parola o di sacramento che mi conferisce. Se sia costretto <a> presentarmi al liberale di qualsiasi colore, io ne parto il più spesso illuso ed esacerbato. Il meschinello è privo per sé del bene che fa felici altrui, il dono della fede, il buon consiglio della cristiana pietà.