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CENTO LODI IN OSSEQUIO AL IV CENTENARIO DAL TRANSITO DEL BEATO ANDREA DA PESCHIERA APOSTOLO DELLA VALTELLINA LXXXV. Una data in Morbegno |
La data in Morbegno del 9 giugno 1641 ricorda un giorno di trionfo e di giubilo spirituale. Il vescovo Laz<z>aro Carafini alle ore undici del mattino di quel dì venne con rispetto al feretro del b<eato> Andrea e lo discoperse, e levatene le reliquie sante le ripose in altra urna di metallo coperta internamente di seta e la munì poi de' suoi sigilli episcopali. Erano accorsi dal terziere inferiore di Valtellina, con le loro popolazioni, i sacerdoti del clero secolare e regolare. Un popolo ingente di cristiani esultava come figli divoti intorno al padre diletto nel dì della sua festa.
Lo storico che ne fu testimonio di veduta descrive la festa così: [187]"Lo stesso giorno a ora di vespro levossi il sacro deposito processionalmente dal suo luogo, cantando l'inno Iste Confessor... e collocossi sopra l'altare ornato di candellieri d'argento, di baldacchino bianco in mezzo alla chiesa esposto alla pubblica venerazione; di poi si cantarono solennemente i vesperi. Giunta la mattina del dì seguente, giusta l'ordine del vescovo, tutte le campane del paese principiarono a suonare proseguendo per un'ora continua. Indi ad ora determinata il vescovo celebrò pontificalmente, col panegirico del beato inter Missarum solemnia fatto dal celebre p<adre> Reina gesuita, a quest'effetto chiamato. E finita la Messa, si levò processionalmente il sacro corpo con gran divozione e pompa, e sotto il baldacchino con gran numero di lumi portossi sulle spalle del vescovo pontificalmente vestito per tutto il paese, a cui cadean per tenerezza le lagrime dagli occhi, aiutato da altri personaggi distinti [188]che vicendevolmente davansi la muta. Il precedeva lo stendardo del santo colla sua immagine da ambedue le parti ed altri stendardi del clero, dei regolari e confraternitadi predette, suonando solennemente tutte le campane del luogo, seguendo tutta la nobiltà e popolo di Morbegno con tutti gli altri popoli circonvicini, che con somma divozione v'intervennero da ogni parte, i quali tutti fecero unitamente
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alle sacre reliquie, con voci divote e lagrime di tenerezza, il dovuto applauso... Tutte le contrade donde la processione passò erano coperte e superbamente addobbate coi damaschi, arazzi ed altre tappezzerie, quadri, frondi, fiori ed ogni altra magnificenza che in simile solennità si costuma di fare. Fra le altre, furono eretti molti archi trionfali, specialmente un più superbo degli altri nella piazza maggiore. Ma più grandioso ancora di questo fu quello eretto avanti la porta della [189]chiesa, e varie piramidi intorno la piazza della medesima colle insegne del beato e del luogo, con varie iscrizioni. Da una parte di questo arco vi erano questi versi: Considet138 Andreas (Benaci) cur proximus undis? / Magnus piscator quid, nisi flumen, amat? E dall'altro lato: Andreae trans ossa ferens cur iubila promis? / Me verbo in vitam laetus et ipse tulit".
La processione venne in giro per tutto Morbegno. Molti infermi in passando le reliquie del santo ottennero la guarigione. Il corpo del b<eato> Andrea fu poi lasciato esposto per un periodo di giorni. Accanto al suo corpo era il breviario manoscritto dello stesso beato apostolo, custodito entro reliquiario d'argento. Molti infermi guarivano pur tuttodì con usare dell'olio delle lampade che ardevano dinanzi al corpo del santo nostro. Quanti misteri di potenza e di pietà in un popolo di fede! O Morbegno[190], sia tu emulo sempre di una fede e di una pietà cosiffatta!