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O PADRE! O MADRE! SECONDO CORSO DI FERVORINI NELLE FESTE DEL SIGNORE E DELLA BEATA VERGINE (1884) <FESTE DEL SIGNORE> Nella festa di santo Stefano Pietà di un cuore che perdona |
1. [12]Un cuore che perdona commuove il cielo e la terra. Ne abbiamo prova nello esempio di Stefano protomartire. Egli fu già giovane di anni, ma maturo di senno e pieno la mente e abbondante il cuore dei doni dello Spirito Santo. Gli invidiosi, che non hanno mai termine in consumarsi per quel di bene che vedono farsi da altri, rodevansi anche per Stefano. Però un dì, trattolo in disparte, gli imposero che si inginocchiasse pure, perché per lui era segnata l'ultima ora. Era fra gli altri un cotale, giovine di età e ardente negli affetti, Saulo di nome, il quale prese un angolo là per custodire gli abiti del giovine Stefano, che doveva essere in quel momento coperto vivo sotto alla pietra. E già incominciò una pioggia di sassate e Stefano curvo sotto al tormento di quei colpi già stava per morirsene, quando spiando scorse Saulo. Ne ebbe compassione il martire e pregò il Signore ad avergli pietà. Meraviglia![13] Stefano levò poi il guardo in alto. Scorse che il cielo aveva ascoltato la sua domanda. I cieli medesimi spalancaronsi e parvero scendere per ricevere il cuore di chi perdonò. Stefano vide ed entrò nel paradiso. Saulo poi fu di subito convertito in Paolo, il quale alla sua volta e più fiate fece restare attonita la terra.
Che pietà gradita è perdonare le offese! Chi non perdona è un superbo che nulla sa. Ascoltatene ciò che ne riferisce lo stesso apostolo Paolo: "Se alcuno insegna altrimenti e non si acquieta ai savi discorsi del signor nostro Gesù Cristo ed a quella dottrina che è secondo pietà, è un superbo che nulla sa, ma che vien meno intorno a questioni ed a contrasti di parole"4.
2. Il meschinello Renzo di cui racconta l'autore dei Promessi sposi era venuto al lazzaretto degli appestati in Milano.
- 67 -Si era abbracciato al suo protettore, il frate Cristoforo. Questi venne a dirgli: "Renzo mio, se tu scorgessi ora il tuo formidabile avversario don Rodrigo, dimmi, che faresti tu?". E Renzo: "Ah, se lo vedessi", e serrava il pugno in segno di alto furore. Ma il religioso si fece severo in viso e con discorso deciso dissegli: "Partiti, partiti! [14]Io ho orrore a stare con un cristiano che non perdona. Dunque Gesù Cristo ha parlato inutilmente per te od è morto inutilmente per te? Partiti, partiti; gli infedeli insegnano che bisogna vendicarsi, però essi non conoscono Gesù Cristo. Tu e lo conosci e dici di volergli bene e poi disobbedisci? Partiti, partiti! Quando tu per amor di Dio domandasti che io ti appoggiassi, io non ho rifiutato di darti volentieri la mano. Adesso che tu ti scosti cattivo dal Signore, allontanati pur da me". In dirlo fra Cristoforo moveva in soccorso de' suoi ammalati. Il Renzo si fa rosso in volto, il sangue gli sale alla fronte, lo prende vergogna di sé e orrore per la malignità del suo cuore. Corre dietro al religioso, gli si pone ginocchione e domanda di don Rodrigo per sapergli dire che gli perdona. Allora fra Cristoforo introduce là sotto una capanna Renzo, discopre una copertina e dice: "Vedi! Eccolo don Rodrigo. Son tre giorni che non dà sentore. Ecco per lui il momento della giustizia o della misericordia del Signore. Inginocchiamoci". Allora Cristoforo e Renzo giungevano le mani a supplicare pietà per l'inimico.
Che ne dite, o fratelli? Son forse pochi [15]oggidì i cristiani che insegnano doversi mostrare che è onorevole il vendicarsi? Ah cristiani, cristiani, come disonorano il nome del Crocefisso che adorano! Con questo parlare si abbassano tanto che già per esso medesimo mostrano di esserne di poco inferiori agli stessi pagani.
3. Ma un cuore che perdona è cuore pietosissimo. Accade talvolta che il cuore di un giovinetto focoso si metta sossopra in furore di ira, che ecciti la discordia con i fratelli, che si ribelli contro al buon genitore. Uh che orrore un figlio tale! Però un raggio di luce scende nella sua mente e nel suo cuore una scintilla di un fuoco di divina carità. Il giovine è mutato affatto. Nel suo animo è entrata la pace. Con i fratelli si è fatto ministro di pace. Verso al padre si è convertito in angelo
- 68 -di pietà per compatirlo in ogni sua pena. Che vi pare? Non è sapientissima la legge del Signore che dice: "Perdonate, perdonate"?
4. Che fanno dunque quegl'infermi i quali giudicano contrariamente agli insegnamenti di Gesù Cristo? Appunto, sono infermi meritevoli di cura diligente. Chi è infermo nel corpo non gusta il sapore delle vivande. [16]Questi che sono ammalati nello intelletto non distinguono il sapore delle dottrine sante. Quale sciagura! E quanta superbia! Hanno dinanzi Gesù Cristo che stando in croce prega: "Padre, perdonate a questi che mi tormentano". Hanno di fronte l'esempio dei seguaci del divin Salvatore, pontefici e vescovi, dottori e sapienti saggi, i quali e con l'esempio e con la parola insegnano doversi perdonare. Che non hanno <dinanzi> i meschinelli! Million di martiri sono là quasi fumanti nel circolo del proprio sangue. Stefano pel primo è là boccheggiante e grida: "Ho perdonato, epperciò sono salvo!". Però quest'ammirabile spettacolo, che farebbe ravvedere migliaia di erranti, a stento converte un vendicativo. Va, che sei un gran superbo! Chi si vendica è un superbo che nulla sa.
5. E si rende poi languido e, vo' aggiungere, sciocco come un fanciullaccio. Scorgeteli i fanciulloni per quanto poco attaccano brighe! Per una noce. Vedete per quanto poco vengono ai pugni e poi anche al sangue! Per una parola di insulto. E così sono tutti questi illustri i quali corrono alle vendette. Vi precipitano per una contesa di robba benché tenue. [17]Vi si affrettano per un onore benché vano di riputazione. Per sì poco mantengono gli odii, per sì poco alimentano le discordie. Per questo solo vivono con tanta infelicità di sé e con tanta ingiuria del Creatore. Pietà per un cuor superbo che si vendica! Ammirazione per un cuore umile il quale sa perdonare!
E voi qual di questi due cuori vi preme di alimentare in petto? Ascoltate ancora e risolvete. Quale esempio potrei riportarvi qui più opportuno che quello di Saulo convertito in Paolo dal protomartire Stefano? Scorgetelo adesso Paolo apostolo. Egli si protesta che finché morrà non vuol sentir parlare d'altro che di Gesù e non amare altri che il crocefisso Salvatore5- 69 -. Intanto si affretta dietro a lui. Agli ebrei che lo perseguitano come traditore risponde con bontà. Ai gentili che lo deridono come pazzo mostra lo Evangelio di Gesù Cristo. Quando è coperto di battiture egli ne dà lode a Dio e prega per i suoi tormentatori. La gente maligna lo traduce nelle insidie ed egli procura di salvarli. E quando per caso un popolo di gente quasi furiosa vengono per assaltarlo, egli [18]pone innanzi l'immagine del Crocefisso, stende le mani per abbracciarli come fratelli e li riduce obbedienti alla croce del Salvatore. In una occasione Paolo volle e seppe difendere l'onor suo. E fu quando un tribunale ingiusto attentò per condannarlo irremissibilmente. Allora l'apostolo si levò su a dire: "Sono cittadino romano ed io mi appello a Cesare". Venne dunque, e si difese e fu giudicato innocente.
I bramosi di vendetta dicono troppo spesso: "Vo' lavarmi nel sangue del mio avversario". Iniquissimo discorso! Dite piuttosto: "Se io sono assalito, saprò difendermi. Se io sono con troppo danno ingiuriato, vo' farmi dar ragione". Fin qui vi è lecito. E questo salva più che a bastanza l'onor vostro. Francesco di Sales in caso eguale avrebbe soggiunto: "Sallo Iddio il grado di riputazione che mi è necessario ad esercitare con miglior frutto il mio ministero". E noi sappiamo regolarci con eguale mitezza d'animo! Nol vedete Stefano protomartire? Perdonò e rallegrossi. Vide i cieli aperti. Beato l'uomo al quale sono così spalancate le porte del paradiso!
1. [19]Pietosissimo è un cuore che perdona. Scorgiamolo in Stefano.
2. Bisogna obbedire al comando di Gesù Cristo o rinunciare di essergli più seguaci.
3. Chi perdona si mette in pace con Dio, con il prossimo e con sé.
- 70 -4. E chi non perdona è un superbo che nulla sa.
5. È uno sciocco che si perde in contese di parole. Quanto meglio è perdonare a guisa di Stefano protomartire e di Saulo ravveduto!